crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 31 marzo 2012

Hypnosis

[pillole di paura
ipnosi di sonno
che sopravviene]

metà…
soldatino
di piombo
alla guerra
senza gambe

metà…
guerriero
di terracotta
e l’anima
in fil di ferro

dormo?
raccolgo
cocci di me
sparsi
sul cuscino

-là-

venerdì 30 marzo 2012

Su e giù per le scale

Vieni,
appoggiati
al mio braccio
i gradini
sono trappole
sui nostri
saliscendi,
il tempo
nasconde
tra le pieghe
il veleno
dei sogni,
il fiato
è rimasto
appeso
a ieri.

[non mordi più
i suoi fianchi
lupo affamato,
l’amore ormai
è un flashback
rubato agli anni]

Vieni,
appoggiati
al mio
sorriso.

giovedì 29 marzo 2012

Unbreakable


Non temere.

Ho polsi fragili e mani piccole
dita aduse a voli immaginari
nell’aria, come frullo d’ali
di falene al volger dell’occaso.

Non si spezzeranno gli anelli
della catena nonostante
la ruggine degli anni piovosi,
le aritmie di un cuore spaurito.

È incatenato all’anima
questo amore, è indistruttibile.

Per me

Per me che ho atteso la vita
all’angolo di vie sconosciute
sigaretta spenta e calzoni
cuciti a pelle senza tasche.

Che ho azzannato la strada
con i denti dell’incoscienza
bevendo il fumo pungente
della speranza che moriva.

Che ho cantato lune asprigne
nelle notti orfane d’amore
mentre aspettavi sognando
mari promessi oltre la nebbia.

Per me sono questi versi
scritti su un diario mai aperto.

Li affido a te.


mercoledì 28 marzo 2012

Come una lucertola

Il bambino guardava stupito gli effetti  del piccolo delitto che aveva commesso. Rincorrendo una lucertola  e prendendola per la coda, era rimasto con un pezzetto della stessa tra le mani. Sconcertato dal continuo agitarsi del moncherino si chiedeva come potesse muoversi ancora, vivere di vita autonoma, nonostante fosse ormai staccato dal corpo. “Strano, pensò, eppure quando stacco un petalo da un fiore o un’ala ad una farfalla quelli poi mica si muovono”. Con la certezza di avere fatto una importante scoperta, si infilò il pezzetto di coda nella tasca dei pantaloncini e rivolse la sua attenzione altrove. Gli scatti nervosi del “reperto” ogni tanto gli ricordavano il  piccolo misfatto, ma poi fu rapito dal procedere goffo ed impacciato di uno scarabeo verde rimasto incastrato tra le foglie. Così il pezzetto, ormai privo di vita ed inerte, rimase confinato nella tasca per tutto il pomeriggio finché alla sera, rovistando nelle tasche, venne alla luce, testimone ormai inerte dell’ innocente ed inconsapevole misfatto. Erano i giorni in cui i pomeriggi d’estate passati nei campi che circondavano la periferia della città alla caccia di lucertole o rincorrendo farfalle, contribuivano  a far crescere la sete di conoscenza e la richiesta di risposte ad una domanda via via più pressante: perche? “Bella domanda…” pensò l’ormai adulto bambino. Certo, tutte le risposte avute a suo tempo da genitori ed insegnanti erano state esaustive….ma i perché nella vita erano continuati ed ogni volta, come una lucertola, un pezzetto di vita si era staccato e, dopo un breve agitarsi, era definitivamente morto. Si guardò svogliatamente allo specchio e contò una per una le cicatrici che segnavano il suo corpo, ricordi indelebili di tante piccole “code”. Perché? Si domandò. Fu allora che cominciò ad agitarsi con  piccoli scatti convulsi, freneticamente. Come una lucertola.

martedì 27 marzo 2012

Verso sera










Verso sera,
quando la voce si vela
della ragnatela degli anni
e il tono si fa sussurro
e il respiro emozione,
vorrei leggerti una poesia.

Verso sera,
quando le ragnatele paiono
ceselli dorati e i riflessi
illudono le voci del mondo,
in attesa dell’urlo della notte
sorridono mantidi beghine.

Verso sera il sussurro è per te.



lunedì 26 marzo 2012

Sotto la parola, niente












Oggi
nevicano inquietudini
se alzo lo sguardo al cielo,
lassù un punto e virgola,
una parentesi fugge via.

L’incipit
di una poesia d’amore
che non ho mai scritto,
migra in un’apatia sospesa
tra nembi minacciosi.

La parola
che decide il cammino
è la morale della favola,
è la sintesi di giorni di volo,
di ali spezzate al tramonto.

Senza orpelli, nuda alla fine
recita la poesia senza voce.  

Pensieri, verdi tentacoli

silenziosamente
si abbarbicano
all’anima
come braccia
di pianta carnivora

si avviluppano
stringono il cuore
mentre l’apnea
scoppia i polmoni

lacci emostatici
che nessuno
è mai riuscito
a sconfiggere

sfinito da lotte
impari crolli
e ti arrendi
all’invasione

-con l’anima
ingabbiata
e il cuore
che affanna
stringi tra le dita
l’ultima chance-

l’amore

(diserbante
da usare
con attenzione)

sabato 24 marzo 2012

Il compagno di viaggio

La cartella piena di sogni
sorrisi, giochi e ghiribizzi rubati
a notti di fantastiche lune
pittati, raccolti e confezionati
con la cura di un abile artigiano,
dondola al ritmo del pendolino
e sobbalza al fischio improvviso.

aveva la mia età
o forse barava
tra le rughe
due spilli
bucavano
l’anima
e il sorriso
che si apriva
intermittente
con le luci
della galleria
non bastava
a celare l’ironia
dello sguardo

Avrei venduto volentieri i miei sogni
allo sconosciuto compagno di viaggio,
ma alla fine del tunnel trovai solo
un biglietto di ritorno e uno specchio.

Ho riempito di nuovo la cartella.

venerdì 23 marzo 2012

Così, in equilibrio

un passo dopo l’altro, un piede davanti all’altro
a braccia larghe, aperte come Cristo in croce
in bilico procedo così lo sguardo fisso avanti
lungo il crinale della vita di mattoni e sassi
affilato come un rasoio ma friabile come biscotto
dietro di me il muro crolla passo dopo passo
creando una monotraccia di polvere e calcinacci
mucchietti di anni che seguono lo stesso percorso
in fila uno dopo l’altro, uno davanti all’altro
…..

in equilibrio precario, con l’abitudine degli anni
aprendo porte dopo porte, inseguendo chimere
cautamente continuo il mio instabile cammino
i pugni serrati stringono parole accartocciate
frasi, sentenze, amori tutti in fila uno dopo l’altro
ma ormai nel disordine totale confusi tra le mani
a volte incautamente mi volto e dietro me il nulla
solo i mucchietti polverosi stancamente mi seguono
non posso fermarmi, il tempo frana sotto i miei piedi
…..

la porta attende di essere aperta devo, mio malgrado
l’anima in tumulto, il cuore assente non posso esitare
il crinale della vita continua, cosa ti aspettavi, cosa speravi?
un passo dopo l’altro, un piede davanti all’altro
i pugni serrati si schiudono finalmente, liberando parole
che stanche e avvizzite si accasciano tra gli anni passati
il tempo ormai volge al termine, la meta è prossima
eppure nonostante le nebbie nascondano l’arrivo
continuo il mio procedere traballante in precario equilibrio
…..

un passo dopo l’altro, un piede davanti all’altro

mercoledì 21 marzo 2012

Vademecum del buon cinico











1)      salite su un balcone di nuvole
e da posizione privilegiata guardate
con distacco il formicaio impazzito
che si agita senza costrutto apparente

2)     carta e penna o un megafono
un buon dizionario di velenose parole
più una dose massiccia di arroganza
e disprezzo malcelato dell’ umanità

Non vi manca nulla, verrete osannati
come indiscussi vati del realismo 2.0,
sarete i guru del nuovo umanesimo
incensati e amati dal Grande Fratello.

Presenze

martedì 20 marzo 2012

...e andavo come una Locomotiva*

“Non so che viso avesse, 
neppure come si chiamava,
Con che voce parlasse, 
con quale voce poi cantava…”

Sul tavolo, dalla tovaglia di plastica antica
a quadri rossi e bianchi, un cartoccio di fave
pecorino e salame ad accompagnar il vino.
La chitarra sulla panca attendeva voci roche
dal troppo bere rosso di madre sconosciuta.
Negli occhi acquosi e persi del compagno,
seduto davanti a me, là nella cooperativa,
il racconto aveva il sibilo del mantice stanco
per tutte le speranze accese e andate in fumo
e il canto strideva come acciaio sulle rotaie.

“Ma nella fantasia ho l'immagine sua:
Gli eroi son tutti giovani e belli…”

Due tocchi del campanile della chiesa accanto
erano il mio metronomo che scandiva il tempo
ancora due accordi, un goccio di rosso veleno
e il commiato fu un bofonchiar “ciao compagno”
Ma l’Alfa era dura a morire quella sera e l’invito
non giunse inaspettato per l’ultimo grappino.
Non so come arrivai ai piedi del nostro letto
e, mentre la luce della luna filtrando tra gli scuri
disegnava sul tuo corpo un desiderio mai sopito,
abbandonai chitarra e sonno e il canto fu perfetto.

“Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
E sibila il vapore e sembra quasi cosa viva…”

*(grazie Guccini, ora come allora)

lunedì 19 marzo 2012

19 Marzo (a mio padre)












-sono sempre in ritardo, lo so-

Mi avresti svegliato alle quattro del mattino
“le canne sono pronte, andiamo è già tardi”
Dopo la prima sigaretta, amara più del caffè,
di corsa sull’autobus gli occhi pieni di sonno.

In quel piccolo bar di Pavia sempre aperto
l’ultimo caffè “corretto perché fuori è freddo”
Trascinando gli stivali oltre il Ponte Nuovo
il verderame dello stagno ci avrebbe salutato.

Oggi il ricordo punge, è un amo conficcato
e l’acqua che mi circonda non lava il dolore.

Le canne sono pronte, aspettami.

domenica 18 marzo 2012

Tsunami di cicale














[una marea di cicale nella testa
-il loro canto ottunde la mente-
come tsunami travolge i giorni]

Quale sole è sorto improvviso
quale estate riarsa ha liberato
nella testa il sibilo incessante
di milioni d’insetti canterini?

Ho dipinto oceani sulle pareti
da giorni il frinire delle cicale
è l’urlo che dimora nello spazio
di un palmo tra follia e ragione.

Nell’angoscia di notti stralunate
il fruscio delle onde pare essere
sola alternativa a chimiche oasi
e il respiro è sincronia del mare.

sabato 17 marzo 2012

Tracce di cinica albagia

-mondo-

ammantato da falso
velario di
realismo
fagociti ogni verità

l’acido delle parole
rode l’amore
come ossa
reiette da sciacalli

[invano parlano
gl’occhi di fame,
ma vomita parole
la cinica albagia]

cogli con una smorfia
nel disgusto
pesti la vita
come merda di cane

-tracce rimangono-

mercoledì 14 marzo 2012

Specchi deformanti











nei riflessi delle vetrine
gli occhi s’interrogano
sagome lontane
d’ironico disappunto
tra schegge di luce
bestemmiano commenti

il rosario sgrana i ricordi
-tacche sulle costole dell’anima-
cucite con refe
di seta bugiarda
urlano ferite mai sanate
nel gioco di specchi del tempo

siamo noi?


martedì 13 marzo 2012

Zo de cale


Non è uno zefiro gentile
quello che preme le spalle stasera
e affretta i passi sotto i portici.
Racconta l’antica storia del mare
sui volti terracotta dei pescatori,
sibila tra nasse stese ad asciugare.

[non mettermi fretta, ho capito
torno a casa, ecco, giro l’angolo]

No, non è uno zefiro gentile.
Mentre la calle muore nel canale
folate irose bucano come spine.
Il vento ha accartocciato la notte
dai lembi briciole di stelle fuggono
e il cielo pare avere il morbillo.

[gocce di luce giocano a gibigiana
sulla carta argentata della laguna]

Zo de cale, il vento è magia.

*(giù per la calle)



venerdì 9 marzo 2012

Senza

Potrei tentare di misurare il vuoto
in cui sprofonda il mio respiro
o provare a contare le farfalle
che frusciano nello stomaco
o ancora lasciare che l’apatia
rincalzi le mie coperte alla sera,
mentre la mano orfana cerca
inutilmente l’appiglio consueto.

Potrei?

Il solo pensiero blocca il respiro,
annebbia la vista e ottunde la ragione.
È un esercizio crudele, masochistico.
Perché immaginare un simile calvario
vorrebbe dire esistere, non vivere.
E non ha senso vivere nel vuoto di te.

Potrei senza di te?

mercoledì 7 marzo 2012

Ottomarzo tra le voci



Scrivere oggi di mimose e auguri
-poche rime in cerca di consensi-
è ipocrita ricerca di benevolenza
per celare nel sorriso la vergogna.

Scrivere di fiori, simboli irranciditi
non serve a medicare le sofferenze
se non t’accorgi che metà del cielo
lacrima sangue e non son tramonti.

-Basta!-

Le voci siano allora questa parola
urlata contro il muro dell’ignavia
di chi è indifferente alla violenza,
nell’ultima spiaggia della ragione.

Ottomarzo, la mia voce. Anche.

domenica 4 marzo 2012

Fiammiferi e frammenti

[accantono ricordi
per il viaggio]

Nel veliero di fiammiferi
che ho costruito per te,
accanto ai barili stipati
di neve e ragnatele di rime,
stiverò quei frammenti
d’inutili e mute malinconie.

-schegge di sogni infranti-

Ne farò tessere di mosaico,
splendida tarsia di ricordi
incorniciata di piccoli legni
che accenderanno il cuore.

[salperemo prima
che il sole se ne avveda]

Nell'immediatezza che coglie

Non fu subitaneo sentore
di parole come primizie,
ma reiterati tentativi
di un cielo affatto diverso.

Non fu l’immediato calore
che sorprende gli occhi,
le vene e il cuore.

Furono versi appena colsi
l’inizio della parola fine.

Immediatamente.

giovedì 1 marzo 2012

Bianco arcobaleno -Trilogia del bianco-

















ti pare nulla…
un colore assoluto,
una finestra
sull’anima
dove intingere i colori,
immagina

-colori-

un diario aperto…
per pensieri colorati,
spazio infinito
senza cornice
iridi spoglie da vestire,
in libertà

-e mani sapienti-

*opere di Tiziana Pucci e Anna Conte

Onirico bianco -Trilogia del bianco-



















del bianco parlai
a tre sepolcri imbiancati
rinchiusi tra mura
di sorrisi compiacenti

del bianco portai
perché ogni mattone
rivelasse l’ipocrisia
della loro connivenza

di bianco tinsero le mura
di Gerico due farisei
orbi entrambi d’anima
mentirono il colore

pel bianco d’orbite
l’ultimo cieco non sentì
mura prive di vita
divennero sepolcri eterni

*opere di Tiziana Pucci e Anna Conte

Calce bianca e zinco tempera - Trilogia del bianco-

















è grezza materia,
aliene visioni
polveri e gesso
e mani artigiane

è bianco su bianco,
inno alla follia
oltre la ragione
nelle forme coatte

è assoluta disciplina,
la geometria
dispensatrice
 nei brividi sottesi

è incontro d’anime
di virginali
palpitazioni
nel chiarore lunare

*opere di Tiziana Pucci e Anna Conte

Ciao Lucio, raccontami

ho tante parole,
ma la lingua attonita
rifiuta

potrei scriverle,
ma le dita ammanettate
negano

piange il mare
così piccolo per accoglierti,
incredulo

ma tu
sai quant’è profondo,
raccontami

ciao Lucio

Era di Marzo...


..buon viaggio grande artista