crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 28 giugno 2014

Lo stupore di una preghiera inusitata

Mi sembra d’essere sull’ottovolante.

È un altalenare inesausto di emozioni
di mere probabilità, timori inespressi.
Nei continui, estenuanti accertamenti
le disillusioni e le speranze vanificate.

[temo l’improvviso scarto
il precipitare a mozzafiato
del sorriso e il fiato in gola
nello scalare l’erta, ancora]

Mezzanotte -cedo il respiro al sonno-
per ingannare gli occhi pieni di spilli
che straziano il desiderio di serenità.
Con stupore mi sorprendo a pregare.

È una preghiera che non conosco, ma
le parole che sgorgano sono semplici,
scevre da antiche liturgie, colloquiali.
Come a un amico a cui chiedi ascolto.

Sono sull’ottovolante e parlo con Dio!

giovedì 26 giugno 2014

Nei miei e nei tuoi occhi

Occhi appassiti di algide lenzuola
di bianche pareti, corridoi infiniti
tra angeli azzurri in camice verde
-api operaie di febbrile dedizione-

Occhi stanchi di macchine aliene
seduttrici di chimiche portentose
nei vetri attaccati a croci d’acciaio
-insulti di dolore a un livido cielo-

[non credere allo specchio, prezzolato sicario del tempo
l’ingiuria che ti propone non trova spazio nel mio cuore
se pure nel furore tu sfidassi i danni della premonizione
nei cocci del cristallo troveresti riflesso ogni tuo sorriso]

Nei tuoi occhi i miei, e tanto basta.

lunedì 23 giugno 2014

Oggi se non sei “post” non sei up-to-date.

Tutti dobbiamo essere o diventare “post” di qualcosa,
“post-comunisti”, “post-sessantottini”, “post-giovani”.
E poi dovremmo vivere in questa era “post-moderna”
che i senza vergogna definiscono come “post-bellica”.

 Anch'io oggi mi sento un “post” coatto…

Un foglietto giallo canarino spiaccicato sulla bacheca
di un social-game indaffarato a distruggere se stesso.
Non mi leggeranno. Allora planerò, irriverente falena,
sui bit del mondo “post”, definitivamente up-to-date

…ferocemente saldato al frigo a memoria d’esser vivo!

martedì 17 giugno 2014

Quel veleno nell'angolo della memoria

Avevo coltivato deliziose cattiverie da dire
la neve di Crono m’ha congelato la lingua.
Avevo giustificato le rivalse da impugnare
l’ira di Nemesi m’ha sfilato l’elsa di mano.

*****
Capiterà ancora che io incontri quel veleno
che avevo conservato nel barattolo di vetro.
L’avevo ficcato in alto, lassù sopra la madia
nella cucina, dove la nonna non ci arrivava.

Era veleno giovane fatto di piccole cattiverie
-piccole vendette disegnate sotto le coperte-
rabbia inespressa aspra di fragole immature
puerilmente celata nel cantuccio dei ricordi.

*****
Troverò quel vetro, ho preparato il bicchiere
affogherà in me quell'angolo della memoria.
Quando la riva sarà uno sgorbio nero sul blu
il rosso della pira emozionerà il sole calante.

Non temere, quel veleno è ancora giovane…

giovedì 12 giugno 2014

Selfie? Mah...

Si può catturare un sospiro
o un’istantanea dell’anima
dal riflesso di un finestrino?
Ho poca dimestichezza con
i neologismi, ma non credo.

Sul proscenio acquamarina
danza la garzetta, si esibisce
in un romantic Ballet Blanc.
Il cristallo riflette l’emozione
del tuo sorriso alle mie spalle.

“Selfie?” Mah…

Io e te chioseremo il viaggio
ma perderemo questa ribalta.
(non ti dirò mai di neologismi
tanto la laguna è uno tsunami)

…mi arrendo.

lunedì 9 giugno 2014

E' un cielo di garza

È un cielo di garza.

Nell'imbrunire una rondine smarrita
volava stranita, straniera all'amplesso
di un cielo di garza dal respiro velato
che piombava le ali, affogava il canto.

Cercava una nota, un angolo strappato
un assenso alla fuga da quel cielo ignoto
così la voluta era uno sgorbio, un insulto
e il canale attonito rifiutava il suo palco.

È un cielo di garza.

Il profumo di caffè ha mitigato il dolore
quella piccola spina che piaga il costato
la delusione per l’appuntamento perso
per lo spettacolo agognato nell'inverno.

Un ultimo, sommesso garrire, un saluto
o forse un lamento, chissà, verso un Dio
che simile all'uomo stravolge i percorsi
e muta il suo canto in urlar di gabbiano.

Cuce nella calle il pescatore il suo cielo
rammenda con l’accia la garza violata.


mercoledì 4 giugno 2014

Sulla corriera, tra rap e aquiloni

Corriera piena, non ci sono posti abbastanza
per la giovane marea colorata che l’ha invasa.
Il vociare cristallino irrompe nella cacofonia
delle ruote che straziano il selciato. È un rap.

Un racconto ritmato dai battiti dei loro cuori
poesia velata tra realtà e fantasia, incatenata
alla corriera, allo scorrere del tempo sui vetri.

(sorrido ai sorrisi forzati di passeggeri canuti)

Il futuro è un fotogramma rubato alla laguna
le speranze sono aquiloni che anelano libertà,
che tamburellano sui finestrini. È il ritornello.

(la metrica è travolta dallo scalpitare ansioso)