crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

domenica 28 giugno 2015

Giuro, non sono stato io

[mille ali d’acciaio in volo
come falci mietono il cielo
semino fiocchi di pop-corn
rastrello fascine di nuvole
l'azzurro lacerato lacrima]

Cos'è mai questa angoscia
questa repulsa che prende
questo scansare lo sguardo
dal mondo per accucciarsi
nell'utero caldo dell'apatia?

Troppe cicatrici negli occhi.

Ho legato lacrime d'azzurro
a una perla d’opalina al collo
onirico monile portafortuna
utile passe-partout della vita
icastica asserzione di castità.

Sono quindi infondati timori
soffocanti percezioni di colpa
l’inutile rovistare tra la muffa
di sbagli tumulati dal tempo?
Non saprei, torno nel bozzolo.

Giuro, non sono stato io.

venerdì 26 giugno 2015

Tanto è solo una canzonaccia

una primavera mai arrivata
un’estate di beltà mascherata
mostrano i lati d’una coperta
troppo corta per dare calore

Così era nato l’amore acefalo
feto precoce di un cuore antico
dal battito sereno -bambino-
a piccoli passi lungo il tragitto
nel bosco dei sentimenti dispersi
nel tascapane briciole di neve.

[sogni senza età appesi alla nuvola
la casa celata nel petto -Pollicino-]

una primavera mai arrivata
un’estate di beltà mascherata
han lacerato i versi, la poesia
non ha voce ormai la fantasia

Ma in fondo che importa?
L’amore spesso è una canzone
sin troppo facile da imparare
la puoi cantare anche stonando
così una voce roca e scorticata
è bastante nel silenzio dell’anima.

Tanto è solo una canzonaccia.

Che uccide.





















giovedì 25 giugno 2015

Di terre riemerse, felci e tratturi

L’acqua si ritira. La marea cala.

La barena riemerge, s’asciuga al sole
garzette e aironi in tenuta di gala
improvvisano danze, confondono suoni.
Con occhi distratti e schiena dolente
seguo lo scorrere della laguna accanto
nel cristallino l’immagine si spezza
e il gioco di specchi frantuma i colori.

Dipingo?

Coriandoli di verde s’addensano.
È una tavolozza di terre e ocra,
verdi declivi, tenere felci -mille falene-
sottobosco, pastello, terra di Siena, oliva
olio pastoso, chimico acrilico -matite-
Acre l’odore di trementina m’assale,
preparo i colori per una nostalgica tela?

Sorrido.

Seguo sulla barena un tratturo irreale,
fatico a ritrovare lo Zenith -ricomporre-
la scena è un pot-pourri di ricordi e dolore.
Vorrei una tastiera di verde cristallo,
i tasti bianchi aironi pronti al volo -arditi-
e poi il foglio sicuro rifugio di poesia
tratturo inevitabile che porta al sorriso.

Riemergo.


giovedì 18 giugno 2015

È difficile rassomigliarsi ancora

È difficile
rassomigliarsi allora, e ancora
quando l’ultimo dei tuoi respiri
s’è perso nella sala degli specchi.

Quella macchia lilla laggiù
-delicata voglia di tenerezza-
scolora il cotto dei mattoni
giallo veleno asfalta le vene.

È difficile
riconoscersi allora, e ancora
quando riflesse le ultime piume
le ali ripiegate irridono il volo.

Il rosso-mattone affoga stasera
-anche il rospo gracida nervoso-
è l’attesa del tuono che fagocita
remote paure e timori ancestrali?

(ho risposte disattese)

Non mi rassomiglio, non così.
La Zingara credeva fossi forte 
ma no, ho solo guardato dritto
-negli occhi- la vita e la morte.

Poi il tunnel, la volta di specchi
la paura senza ali e senza fiato,
il ratto salta la riva dove fugge?
La Zingara gioca a rimpiattino.

(ho domande impellenti)

Quella tenerezza lilla laggiù
mi guarda e sorride, c’è spazio
nelle tasche insolenti dei jeans
tu lo sai, il glicine non morirà.

Ma il muro è oltre il cancello
il rospo brontola cupo -piano-
mentre piove brucia la lacrima
è lava inattesa, l’età è derisa.

È difficile
rassomigliarsi allora, e ancora
quando l’ultimo dei tuoi respiri
s’è perso nella sala degli specchi.

No, non è facile rassomigliarsi.

Dopo.

sabato 6 giugno 2015

Capita così -intanto sorrido-

Capita un empito di tenera follia
ti scopri ad inseguire un foglietto.
Ingiallito brogliaccio su quadretti
-rigatino, divisa d’azzurro pallido-
che ad ascoltarlo par di avvertire
il mugugnar di lontane istitutrici.

Capita poi che con il breve respiro   
che Calliope -riottosa- mi concede,
io riesca ad acciuffarlo tra le righe.
Appunti notturni, frasi smozzicate
versi disattesi -appesi a parentesi-
sintonie in attesa di prendere luce.

Tutto quel fiato sprecato per nulla?
A chi potrei dedicare questa zoppia
questo pot-pourri di parole e versi?
Questo Hellzapoppin di sentimenti
arruffati? Riconduci i versi al cuore
e capita che t’innamori della poesia.

Ti sconcerta t’afferra “quella poesia”
che morde dentro, non ti molla mai
e pare universale ma a te solo parla.
A te che intendi il cuore di chi scrive
ruba gli occhi, incanta in ogni verso.
Capita così scrivo, leggo. Un’utopia?

Forse, ma intanto sorrido.

martedì 2 giugno 2015

Inevitabile poesia

Come il tuono -orfano del lampo -
che precede il suo cieco furore
come il suo brontolio che rincorre
bestemmiando il suo corifeo.

Inevitabile

Come l'abbraccio che due pellegrini
-sherpa canuti- dal tempo vigliacco
recitano l'amore cosi come la pelle
vuole che sia il profumo dei versi.

Inevitabile è

La primavera che mente gli affanni
e dona nuova linfa laddove medica
poi strazia quei desideri impossibili
fatti di labbra fugaci come farfalle

Inevitabile infine

È questa mia esplosione di parole
-piccole -dolci Madeleine- mattatrici
di un timido assalto all'ipocrisia
che recita neve orfana di sentimento.

(farisaica pruderie -cieca mise en scène-
per chi da sempre apre gli occhi all'oblio)

Irresistibile -inevitabile- mia poesia.

lunedì 1 giugno 2015

Vorrei una lettera tra l’edera e il sorriso

Ho pensieri -emozioni- liquide parole
inafferrabili gocce di etere indisponenti
che inseguo inutilmente -scompaiono-
battiti asincroni del mio cuore stonato.

È sempre nostalgia l’incendio
d’amore che scolora fagocitato
dalle prime ombre del tramonto.
Vorrei non avere imposte guardiane
lacrime serrate tra le ciglia stasera.
Sai, ho lasciato l’ultimo rantolo
sospeso in bilico sulla chioma
di un’edera vanitosa che perpetua
eterna sulla ruggine nonostante.

Ho negli occhi un piccolo naviglio, solo.
Il tempo punisce l’incuria, sta morendo
servirebbe l’amore -una mano di giallo-
mille parole mai dette incise sullo scafo.

Prima che la vampa affoghi laggiù e il buio
fagociti anche me beffato dal blu della luna
sciogli le parole -intrappolate tra le labbra-
e scrivimi una lettera che sappia lo stupore.

Sorriderò all'edera che avvinghia l’attesa.