crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

venerdì 31 luglio 2015

Trai mezzi toni del grigio e del seppia

Tra i mezzi toni del grigio e del seppia
nei chiaroscuri delle ombre contrastate
dalla patina ormai consunta della carta
riaffiorano ricordi e dolore mai chetato.

(ci fosse stato tempo)

T’avrei chiesto in prestito il tuo sorriso
e quel buonumore che tutto contagiava
quella tua voglia di vita contro la morte
che non mentiva anni di fatica e trincea.

(per un alito di vento)

Tra i mezzi toni del grigio e dei seppia
nei giochi di luce e nei riflessi argentati
io e te nell'attimo di un clic assordante
foto ricordo di un viaggio mai concluso.

(sulle vele rattoppate)

T’avrei chiesto le domande e le risposte
-troppo vicino era il tempo tra noi due-
eri un fratello un padre forse il gemello
di quell'incauto che al largo annaspava.


E adesso?

voglio un dopobarba al sapor di gelsomino
una bambola di pezza dal sorriso birichino
il cero acceso al Santo per una processione
che affumichi i versi di questa mia canzone

Non adesso. Non ora.

non è ancora il momento di giocar la sorte
né di irridere il cuore per chiudere le porte
sto scrivendo in rima versi che misconosco
non trovo gelsomini nel rovo di sottobosco

Non adesso. Per ora.

voglio divertire un’anima che so irrequieta
non dice una parola e l’aurora non la cheta
cocciuta risoluta rifugge ogni mio sostegno
ho un ramo di pruno farò un cuore di legno

E adesso? Ora.

voglio i tuoi occhi divertirsi su questo foglio
cercarne un senso è trovare un quadrifoglio
nel cielo sempreverde di chi ama l’emozione
per sorridere alla vita cantando una canzone

Adesso canta.


lunedì 27 luglio 2015

Tu a poco a poco

Misurare a passi rapidi
il buio del corridoio poi
scoprire che nel respiro
è rimasta dentro paura.

(a poco a poco)

Elitre -zoppo elicottero-
così mulinavo le gambe
era un tunnel nei sogni
l’impietosa adolescenza.

(tutto d’un fiato)

Ho visto l’orrido infine
-acne abusata da Crono-
Ho spiato i lai del cuore
era asincronia della vita.

(angosciosa apnea)

Misurare circospezione
è quasi pane quotidiano
-ti ascolto sei la sinapsi-
mia sincronica armonia.

Tu, a poco a poco.

giovedì 23 luglio 2015

La tenda alla veneziana

Il cielo plumbeo stasera
è un panorama color ossidiana.

Quel cielo tagliato a fette.
Puoi immaginarlo, se vuoi
-cucito, rattoppato-
ma non puoi sentirlo vivere
sulla pelle. Come me.
Io lo distinguo, sì. Lo vedo. Così.

Ma la luce filtra lo stesso.

E sento. Sì ti sento. Così.
È malinconia quell'azzardo
di labbra a sfiorare il seno
o è ricerca di carezzevole tepore?
È inverecondia lo scollinare
il declivio o è ricerca di linfa nuova?

[quel cielo di ossidiana stasera
ostile volta -tagliata a fette-
quel desiderio rimasto lassù
testimone malinconico
di un tempo immaginario,
ha il colore di trasognato amore]

Ma l’urlo filtra lo stesso.

Potresti sentirlo anche tu. Dopo
Se tu avessi una tenda alla veneziana.

mercoledì 22 luglio 2015

Questi miei anni in una bolla a mezz’aria

[questi miei anni sono una vestaglia
un tartan scozzese alquanto ridicolo
-nonchalance di scialle ammantato-
comodo sospensorio di sogni inevasi]

Veleggio rintanato in una bolla a mezz'aria
asettico rifugio dalle pulsioni di un mondo
che rimbalza -illusoria e preziosa murrina-
sulle sue contraddizioni come in un flipper.

Vivo una apnea coatta da déjà-vu costante
che mi estranea e costringe al volo planare
uno sguardo e il remake di quel film antico
è il cocciuto tentativo di un pessimo regista.

[questi miei anni sono un trip d’acido
-egocentrismo di accidentale riflesso-
molecole di albagia in circolo ematico
utile proroga di ratei scaduti alla vita]

Questi miei anni -sospesi appesi- a mezz'aria.

lunedì 20 luglio 2015

La vita come fosse una "zingarata"

E feci capolino tra le cosce d’Aurora:
gli occhi mi si riempirono di lacrime.

Straniato in un cortile di calzoni corti
lacrimavo la tristezza a quattro suore

Anch'io ho inciso sui banchi di scuola
col temperino l’ansia di sfottere la noia.

Ho fatto capolino tra le cosce avvizzite
d’Atena, nell'età che vorrebbe saggezza.

Ma è più forte di me, prendersi sul serio
vorrebbe dire aprire gli occhi al pianto,
così rido e nonostante sia imprevedibile
vivo questa vita come l’ultima zingarata.

È troppo chiedere un sorriso agli Dei?

giovedì 16 luglio 2015

Avessi...(lettera aperta a Tyche, dea Fortuna)

Avessi quegli anni che ho divorato bulimico
ora sarei snello come airone planerei algido
sul futuro, sorridente alzerei il becco al cielo
e griderei l’arroganza delle ali agili e falcate.

Avessi il radar che della nottola equilibrista
fa ballerina per la sua innata perizia circense
non incrocerei ostacoli tra le nuvole e i sogni
dormirei sereno a testa ingiù appeso al cuore.

Avessi me! Non faticherei al mattino l’identità
riconoscerei riflessa -mentre sorvolo la spuma
dell’ultimo peschereccio che attracca al molo-
la sigla inconfondibile della mia irrequietezza.

Avessi infine coscienza piena di quel che sono
non chiederei ciò che la vita mi ha già donato
se l’ingratitudine si misura contando gli anni
anche lo stupore soffoca rimpianti affastellati.

martedì 14 luglio 2015

Basta un alito per un volo in maschera

Poi tornare nel recinto
a liberar falene riottose
disabituate alla libertà.
Sai, han dismesso le ali
-la porporina sfarinata-
è scia iridata nel sogno.

*****

Nel respiro di fuoco che la terra oggi sfiata
ritaglio un fazzoletto d’azzurro solo per me
vorrei regalare un volo sereno ai miei versi
se fosse poesia quell’alito che mi è rimasto.

Le ali di carta velina colorata non reggono
tu -mio cuore aquilone- hai nascosto balsa
logorata e colla liquefatta per cieco amore,
ma così il volo è bugia travestita da sospiro.

Ho piegato il luccichio della carta stagnola
seguendo le istruzioni dell’abile rivenditore.
Sorrideva mefistofelico alla mia goffaggine
..ho qualche dubbio, fallirò anche stavolta?

Carta velina e stagnola -un volo in maschera-

sabato 4 luglio 2015

Alienazione di un cuore poeta

 Le navigate mani riunite a coppa
stringevano avide un cuore antico
gocce di pastoso rubino tra le dita
echeggiavano sull'assito d’acciaio.

Neanche d’uno sguardo fu degno
il corpo lacerato del vecchio poeta
macerava pian piano tra gli umori
fagocitato dalla grata del liquame.

Luna Giacobina assisteva da lassù
-di luce il ghigno era piombo fuso-
fece scivolar nella pece del canale
improvvidi incipit che decapitava.

Ti cingo il fianco ho sicuro disagio
dietro di te mi vedo morire -poeta-
il petto lacerato, privato del cuore
Pierrot di marzapane pasto di ratti.

Ora il disagio s’è acconciato dolore
fitte laceranti al petto che danzano
con la levità del maglio di fonderia.
tu ridi cristallini gorgheggi catartici.

La grata m’attende oscena carcassa
sarò in un amen tra ratti e gabbiani
nell'eco delle risa di Luna Giacobina

cuore di vecchio poeta in formalina.


venerdì 3 luglio 2015

Scusami Dio, ma c'è luna piena

[c’è luna piena stanotte
-luna blu- meditabonda]

Scusami Dio
ma non ho ben capito
quali conti avessi
in sospeso con la vita.

Che fossi moroso
-lo sapevo era dura-
ma i ratei che pago
son alti, san d'usura.

Scusami Dio
se ti pare arrogante
questo mio ricorso
respingi al mittente.

Ma ridurmi l'azzurro
-quasi rata scaduta-
senza alcun avviso
a me pare eccedente.

[c’è luna piena stanotte
-luna blu-invereconda]

giovedì 2 luglio 2015

Controra avvelenata

I sampietrini sulla riva del canale
luccicano, sudano la controra assassina
il sole cuoce gli audaci e i gabbiani attendono.
L’ombra m’insegue ostinata, non m’abbandona
m’aspetto il ticchettio adescatore. Ti conosco ombra.

T’ho incontrata navigata frequentatrice d’angiporti
traballante su quei tacchi -pericolosi inciampi-
sorridente un mestiere che non t’appartiene
eppure gemella nel disincantato sguardo
discinta nella notte al fuoco dei falò.

(troppo caldo, riparo in un liquido ambrato 
cui non chiedo carta d’identità né etichetta)

Strano -rimugino- non mi ricordo
d’avere mai indossato scarpe da donna.
ma il ticchettio di quei trampoli m’insegue.

Bevo m’affretto verso casa -sulla riva scordo-
l’ombra adescatrice evaporata nel cristallo
così svanisce l’affanno. Era assenzio?

I gabbiani attendono.