crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

giovedì 27 agosto 2015

Il traghetto per L'Eden

Quel piccolo naviglio di sambuco
-incerottata e traballante chiatta-
s’è insabbiato su un lido avverso
ora reclama la tua guida esperta.

Presuntuoso timoniere del vento
solcavo il mare infido degli anni
-dimentico e inesperto marinaio-
rincorrendo sirene immaginarie.

*****
La notte è dolce matrigna di visioni
 -quanto vorrei essere traghettato-
laggiù oltre il limite rosso del mare
dove l’oltre ha la divisa dell’infinito.

Stasera il sole incendia il tramonto
-è illusione o desiderio recondito?-
io e te in un mondo di eguali utopie
sul piccolo legno che avvera i sogni.

Cuore e sambuco, L’Eden è vicino.

lunedì 24 agosto 2015

Un uomo? (tutte quelle volte)

Per tutti quei passi di ieri
sull'asfalto di periferia
che hanno segnato le orme
che oggi lascio sulla rena.

Per tutti quegli amori uccisi
nelle ore dei giovani aquiloni
e per quelli feriti dall'Ego
dimentico della sua costola.

*****
Sei metà uomo e metà donna
stesso impasto -idem sentire-
le cicatrici dolgono eguali.
La sensibilità non ha prezzo
il dolore incontrato nella vita
ti ha insegnato ciò che vale.

Per quelle volte che ho scritto
dell’amore passato -vissuto-
negando l’incognito -in attesa-
Sorprendono nuove emozioni
di inaspettati aquiloni fuggitivi
cerco il filo rubato dal tempo.

Un uomo? Tutte quelle volte.

domenica 23 agosto 2015

Odio questi miei versi

Odio questi miei versi aridi -ingabbiati-
costretti tra una vecchiaia incipiente
e una spensieratezza di cuore bambino.

Una tenaglia che serra le ali della libertà
della spontaneità -del mio raccontar poesia-
ho perso l’incipit e il suo respiro è sospeso.

Scrivo odiando questo mondo che non vivo
protetto -chiuso nel bozzolo della repulsa-
parlo d’amore di ricordi appeso a un foglio.  

Odio questi miei versi ingabbiati dall'ansia
dalla sfida al tempo che fugge -silente ladro-
dall'inganno di questo placebo ammiccante.

Sì, odio questi miei versi.

venerdì 21 agosto 2015

Troppo sole (estate inquieta)

[sul crinale dell’inquietudine
ho concitato passi maldestri
-è spartiacque il mio respiro-
acrobata su un cielo a metà]

Ho provato a volare credimi
ma troppo sole -troppa luce-
hanno sbiadito l’arcobaleno
e il ricordo dell’azzurro tace.

Non ha senso il volo oramai
senza il seguir dei tuoi occhi
-ora ho ali come segnalibro-
appese a pagine mai scritte.

E non conosco il braille.

sabato 8 agosto 2015

Il canto del cigno (che si credeva usignolo)

(non avevo il collo sinuoso dell’airone
né la voce gorgheggiante dell’usignolo
ma l’arrogante nitore della mia divisa
scagionava la mistificazione all'anima)

Ma cantai.

Pinneggiavo la mia bellezza nello stagno
-l’acqua indolente accarezzava gli umori-
nel maleodorante regno di lucci affamati
pigre moltitudini di boccaloni genuflessi.

Così nella mia colpevole e totale alterigia
concionavo l’indifferenza di rane e girini
l’acqua marciva mentre i creduloni in fila
-pinne adoranti- seguivano l’astuto luccio.

Fu un bel discorso ma l’applauso non sortì
la voce uscì dal becco urticante e sgraziata
il luccio sfacciatamente divorò i boccaloni
con arroganza cantai di me quasi usignolo.

Fu l’ultimo canto, il luccio non abboccò.