crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

mercoledì 30 settembre 2015

Senza musica non c’è voce…

Non l’Addolorata né la Donna Cannone
non i versi di Guccini né di De Gregori
nelle vene non ho la poesia di Neruda
né l’amore infinito e gentile di Prevert.

Non la tristezza sincopata di Lucio Dalla
né il cinismo urbano del poeta maledetto
nelle dita ho coriandoli -schegge di versi-
che non sanno quant'è profondo il mare.

Avessi almeno la musica. Canterei.

(ho barattato la voce al mercatino delle pulci
in cambio di una chimera di legno intagliata)

Come vorrei non essere preso nella morsa
delle incertezze o dei desideri insoddisfatti
so della neve che è scesa velata ai miei occhi
che ha gelato nelle mani il ticket del ritorno.

Se il Mare calmo della sera ha voce potente
e i Cieli d’Irlanda sorridono a verdi colline
-resto indeciso spaccato a metà tra due cieli-
dove il mare muore nell'infinito mi troverai.

Senza voce. Ti scriverò una canzone.

(ho perso una collezione di 33 giri in soffitta
ora ho note ingabbiate in un canterano di bit)


domenica 27 settembre 2015

Oblìo dell'Orsa Maggiore

[nell'inseguire giorni indifferenti
settimane gemelle indistinguibili
effemeridi capovolte dall'accidia
ho dimenticato l’Orsa Maggiore]

Forse è banale questa considerazione
-il tempo pare lento solo ai tuoi occhi-
rincorri il dolore che ieri t’angustiava
e oggi non trovi più il filo del discorso.

Sai, non vorrei vedere il mare sfiorire
-il marmo su cui siedo è lapide irreale-
ti aspetto, il caffè rasserena gli umori
saliremo abbracciati sul Grande Carro.

Non ci saranno metafore ad attenderci
ma poesie che parlano dirette al cuore.
Avremo Crono aggiogato ai nostri piedi
e l’Orsa presa al laccio dai versi sinceri.

Ma in fondo lo Zenit è qui, non trovi?

giovedì 24 settembre 2015

Vedrai altre primavere (a spring spleen)

Vedrai altre primavere così mi ripetevo allora
un mantra una autoconsolazione una panacea
quando il sole spauriva al cospetto della notte
e “spleen” era ancora un termine di là a venire.

[intanto là nei giardini dietro a quel cespuglio
l’amore acerbo maturava in fretta i suoi anni]

Vedrai altre primavere così mi ripetevo ancora
quando il senno s’adagiava al potere del sogno
e la vita bruciava le algide foglie di quel rosaio.

Ho visto altre primavere sai -l’utopia ammalia-
perché l’anima senza voce disincanta la litania.
Non trovo più rose per giocare a nasconderella
la vita ha regalato frutti dolci e amare stagioni.

[i gabbiani straziano mentre sorrido all'utopia
e petali fiammeggiano sul canale al tramonto]

Vedrò altre primavere, ho imparato l’inglese.

sabato 19 settembre 2015

La speranza è un urlo al cielo

[l’azzurro del cielo pare vergine deflorata
dal volteggiare dei gabbiani e degli aironi
e nuvole medicano con baffi di bambagia]

Non so se il vecchio naviglio incerottato 
potrà ancora attraccare al porto dei savi
i remi sugli scalmi paiono versi negletti
che il poeta sconfessa -rifiuta di editare-

[vedi anima mia non cadere nella trappola
i ricordi -etere ansiose ai bordi dell’anima-
circuiscono il cuore, annebbiano il senno]

Ho ancorato infine al porto della speranza
-troppo il vuoto senza te e angustierebbe-
non so se sciogliere questi versi con l’urlo
che il cuore mi spinge a scrivere fiducioso.

[l’azzurro del cielo ha ricomposto le vesti
il volteggiare dei gabbiani ora è parentesi
e il racconto persevera tra baffi di sereno]

L’urlo tace, i gabbiani spaurano.

domenica 13 settembre 2015

Noi -ladri di scialli- per amore

Stamane Laguna indossa il sorriso,
l’abito lungo delle grandi occasioni
-piccoli riflessi argentei sullo scialle
uno spruzzo di lenticchie d’argento-

lo scialle che Luna ha ricamato

Poca gente alle cinque del mattino
rari pescatori indaffarati alle grida
-come pesce fuor d’acqua navigato-
guardo l’amplesso tra Luna e Sole.

buttalo sulle spalle che fa freddo   

-noi- dimentichi dell’età sulla laguna
-foresti- catturati dai refoli del vento
-pazzi- nonostante i capelli innevati
-ciechi-spiamo quest’amore gemello

vedrai, nessuno se ne accorgerà

Passi sospirano sul selciato delle calli
vieni -torniamo a casa- Aurora nasce
e il refolo di vento che viene dal mare
profuma di mandorle le nostre risate.

Copriti, spesso i sogni danno i brividi.


lunedì 7 settembre 2015

Vita (lenzuola di carta velina e cielo di gesso)

Quanta vita avremo da raccontarci ancora?
Lenzuola di carta velina profumano d’attesa
e i ricordi galleggiano nella tazzina di caffè.

-il soffitto è un cielo di gesso-cobalto stinto
le stelle fantasmagoria di paillettes scucite
e il silenzio sarà la voce del nostro respiro-

Quanta strada -faticosi passi- non ti voltare
le orme muoiono all'imbrunire del racconto
quando mancano poche righe e perdi il filo.

-il soffitto è mantello di cielo gesso-rubino
i sudari di carta velina sanno l’antico gioco
e rimandano ancora l’eco di sorrisi e umori-

Quanta vita è rimasta appesa alla speranza
se la Nera Signora muore nell'indifferenza?

Tanta -vita mia- Credici.



mercoledì 2 settembre 2015

Tra l’estro del vento e Paulo Coelho

Non fosse altro che per il fetido odore
di salmastro e calafature orfane di pece
che ti accorgeresti della bava di vento
che ansante sta facendosi largo tra le spire
velenose e indolenti di questa estate
e l’accidia che inevitabilmente mi assale.

-annuso il vento come cucciolo ferito
che attende il respiro infermiere della madre-

Ho risposte ipocrite ed assassine quando
chiedo attorno se mai Cristo fosse passato di qui
e annusato il vento prima di fermarsi a Eboli.
O se qualche paludato solone l’avesse invitato
ad un giro promozionale sul gommone in attesa.
Caronte ha sembianze umane, ma è un clone.

-annuso il vento come animale abbandonato
che attende la mano salvifica che viene dal mare-

Ho lo stomaco sottosopra come se fossi in barca
come se il vento si divertisse alle mie spalle.
Amico mio sospingi i fratelli che agognano la riva,
dimentica le mie piccole e stupide pene d’amore.
Ha il grasso dell’indifferenza che ottunde la ragione
lo sciacallo che si appresta alla disputa con i corvi.

-annuso il vento come lupo affamato
che sa il profumo di pane del mattino sul Corso-

“un guerriero della luce sa che, nel silenzio
del suo cuore, c’è un ordine che lo guida”

*(Paulo Coelho: Manuale del guerriero della luce)