crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 28 novembre 2015

Svicoli d'anima

Lo svicolo è quel sito dell’anima amica
dove il cuore spaurito spesso si rifugia
è la coperta calda nella notte innevata
dove l’abbraccio della madre rassicura.

Svicoli quei spigoli che m’hanno velato
che spesso ho affittato a prezzi di saldo
riparandomi così dagli insulti della vita
mentre l’anima ingorda esigeva la retta.

Forse gioco lessicale, una provocazione
-un sondare amori e dolori sottotraccia-
spogliarsi di orpelli e timori dell’ignoto
abusando d’ogni angolo buio e riparato.

Fin qui t’ho raccontato -di me il ritratto-
ma quante volte dovrò svicolare ancora
per non cedere alle tue tenere trappole?
L’anima è colma, non v’è spazio alcuno.

Necessito nuovi svicoli, un’anima nuova.

Per non svicolare ancora.


venerdì 27 novembre 2015

Guardo fuori -la vita è una pazza fola-

[oplà Mangiafuoco s’incendia sull'assito
“telone” -reclama- ma il gatto s’è sparito
la volpe è senza l’uva nonostante il salto
la fola scolora nell'acqua color basalto]

*****
Tu che appoggiato al finestrino
vedi riflesso nella laguna il viso assopito
della compagna accucciata accanto e che dalla vita
ha avuto come pegno solo cambiali di tempo mai vissuto.

Tu che pensi lo scrivere sia vano
mentre bestemmi i sobbalzi della corriera
ricordi d’un tratto che la Signora vi ha visto guerrieri
vincere insieme il dolore col sorriso ogni dì più sfrontato.

Tu che hai annebbiato il finestrino
che fingi siano condensa quelle gocce tra le ciglia
tu che hai parole inespresse -falsa anarchia- sulle dita
ricordi a ogni pietra quale amore ci sia in quel viso assopito.

*****
[piove sul carro ora lo spettacolo è finito
aironi e gabbiani -pubblico senza invito-
non levano in volo e straniscono l’elogio
laguna e Mangiafuoco eran sortilegio?]

Guardo fuori, ma piove dentro.




lunedì 23 novembre 2015

Profumo

Oggi basta uno straccetto di nuvola
-occhieggia come audace minigonna-
che gioca e circuisce un timido sole
ed ecco arrivare il profumo del pane
che avvince e addolcisce il salmastro.

Ho poco tempo per decidere la rotta
quale scia seguire, poi la nave salperà.
Profumo. Profumo di donna -ricordo-
quel ticchettare ritmato sul selciato,
il seno affannoso che insegue il passo.

Le nuvole si diradano e un cereo sole
s’affaccia con il pudore di una vergine
scopertasi attrice di un gioco ardito.
Affretto il passo -ho comprato il pane-
la nave salpa indifferente ai desideri.

Lascio alle spalle questa confusione
questo pot-pourri di profumi -ricordo-
“Venezia, andata e ritorno. Grazie”
Sul ponte guardo sfrontato l’orizzonte
respiro il mare, la scia. Non mi volto.

Il mare -stanotte- è tutt'altro profumo



sabato 21 novembre 2015

Quanti gradini hanno le scale del cielo?

Ma quanti gradini hanno le scale del cielo?
Guardo il soffitto e l’azzurro sbianca l’intonaco 
lo stanzone è scrostato come l’anima che urla.

Non c’è dolore compagno allo strazio del cuore
gemello alla contezza che quando tutto finirà
dovrò salire quella scala mozza fiato -ne avrò?-

Ma quanti gradini hanno le scale del cielo!
Ho perso il conto mentre abbraccio i tuoi occhi
stanotte il tuo respiro -la tua tenerezza- è il mio.

Piove -acqua su acqua- il sogno scivola piano
e dondola beffardo sul canale, mi canzona.
Non ho stivali acconci per salire quei gradini.

Sorridi, contarli è esercizio inutile. Non ora.


Questi miei anni tra quiete e soprassalto al cuore

È arduo raccontar la quiete di questi miei anni
è arduo scovarne il tremolio, il tenero affanno
e seppure ora sia tempo di ormeggiare il legno
all'orizzonte l’approdo non sarà fata Morgana.

Potrei evitar la conta, ma l’eco ancora m’assale
l’eco di quei dolori sepolti dall'ignavia al cuore
potrei, ma non sarebbe sincero il mio racconto
e tu volgeresti altrove i tuoi occhi per l’inganno.

Vorrei la poesia che buca l’anima che emoziona
poesia che graffia ma solo se ne abbracci i versi
l’angustia muore, t’apri al sorriso e illudi Crono  
mentre vesti di quiete l’amore che vai scrivendo.

“Questi miei anni agili ninfee
ballerine sospese sulle punte
étoile provette di passi arditi
dispensatrici di labile quiete.”

Sino al prossimo soprassalto al cuore.

*immagine da web

domenica 15 novembre 2015

Il ruzzolo delle nuvole

[e poi le nuvole ruzzolarono
lo scoppio atterrì le garzette
così livido m’apparve il cielo]

Sui vetri riflessi rosso sangue
un’emozione che serra la gola.

[la televisione urla la morte
il vento che passa indolente
racconta dell’odio assassino]

Se le nuvole tacessero il piombo
potrei scrivere ancora della vita.

[e poi le nuvole annichilirono
il pianto piovve irrefrenabile
del ruzzolo s’imprecò il dolore]

L’alba allinea petali sulla strada
vittime ignare di una icona folle.



sabato 14 novembre 2015

Mattanza (quale Dio?)

Quale Dio? -nel nome di quale Dio-
s’è spenta la luce nella vostra anima?

Quale bestemmia è l’oro che premia
la morte nei cuori, nelle vostre mani?

Quale fede distorta è valore assoluto
che misconosce il disprezzo umano?

Quale cielo infine è grembo complice
che vi assolve dopo l’orrida mattanza?

Quale Dio?

In nome di Dio.

venerdì 13 novembre 2015

Ti porto al mare

Stasera ti porto al mare
dai, véstiti d’autunno
che il mare d’inverno
beffa le ciglia, trascolora.

Una foglia di platano
dondola nel canale
vieni, la laguna gioca
e spettina l’onda ribelle.

Briciole di luna sul seno
a piedi nudi, ricordi?
Noi e le risate di sera
noi e l’amore sfrontato.

Al mare.


giovedì 12 novembre 2015

vanessa: Ascoltando l’arte, l’amante

vanessa: Ascoltando l’arte, l’amante: Ma che ne sai tu che hai bruciato il tempo  -mentre guidavi i tuoi anni a velocità folle- pugni in tasca e orgoglio da qualche parte,  ...

martedì 10 novembre 2015

Ho provato sai (troppa nebbia tra le dita)

[la tenevo tra le dita come una volta
mi sorprendo di saperlo fare ancora
un moto di tenerezza -l’ho guardata-
poi ho violato il bianco di quel foglio]

Ho provato sai
a credere che ancora la magia di un tempo tornasse,
che facesse scorrere la matita senza indugi e intoppi
ma il campanile sul corso impazza oh Dio fermatelo!
I rintocchi inseguono la grafite -s’è impastata- piove?

Avrei voluto dirti sai
che l’emozione l’avresti trovata tra i miei chiaroscuri,
le mie volute -le mie fughe- nei soqquadri degli spazi.
Albeggia, sono tornato alla tastiera -ho perso ancora-
guardo il foglio no, non mi riconosco in questo cielo!

C'è nebbia fuori e piove tra le dita -mare tra le ciglia-

lunedì 9 novembre 2015

Zoppia di un tempo diverso (asincronia d’amore)

la ruvida astratta nostalgia 
di un tempo diverso
mai vissuto -mai respirato-
è carta vetrata

di quel tempo disegnato
sulle punta delle dita
di profumati -aspri colori-
è tela violentata

del blu di quelle labbra
rapite alle more -alle spine-
di quei passi di danza
è ritmo diseguale

di quel tempo impari
è rimasta solo la zoppia
di un cuore -un respiro-
è asincronia d’amore

e il tuo tic-tac sull’anima
nello scorrere delle ore aliene

*opera di Vladimir Kush

mercoledì 4 novembre 2015

Brogliaccio d’amore e poesia

Scorre la laguna sui finestrini -come sempre-
i pensieri seguono traiettorie ormai consuete -ti penso-
Incido sul vetro la malinconia di questi versi
graffio con le unghie un desiderio di libertà -non ho ali-

Lascio alle mie spalle quattro camici bianchi
mille tuffi al cuore e un pugno di speranze -mai dome-
In una sorta di “sliding doors” entro ed esco
perso nella stanza degli specchi al luna park della vita.

Non è primavera anima irrequieta, gli spifferi
della disillusione ti aspettano, dietro la prossima porta.
Presto sarà Natale e un rocchetto di refe rossa
sarà compagno dell’ago che suturerà le ferite novelle.

Nell'atelier di un improbabile designer di ali
forse troverò le piume acconcie per il mio volo agognato.
In un fermo immagine questa corriera sfiancata
m’appare simile alla mia anima nuda -alla tua mercé-

Prendo nota. Ho straziato le unghie sul finestrino
ma lo scorrere del tempo sulla laguna irride il desiderio.
Non posso volare, non c’è spazio sulla schiena
solo il sogno tatuato tra un punto e l’altro -chimera-

L’alzavola straniera litiga il posto sulla barena, ma
è tardi anche per volare mi fermo qui -e sogno fiordalisi-

La corriera va. Tra i campi di grano.


domenica 1 novembre 2015

Fiaba di un poeta folle (la fine)

il poeta la cercò all'inizio dell’infinito

[ma l’inizio dell’infinito ha due porte
due campanelli due toppe da infilare
due opportunità di irridere la morte
cieli diversi d’amare o bestemmiare]

così il menestrello sbeffeggiò l’aedo
quando il poeta misurò il suo dolore
e nel castello l’argento fu verderame
e nel fossato i cuori degli amori finiti

ora la luna mi sorride senza inganni
ora ti posso narrare come poeta folle
ora ho la licenza d’amare come vuoi
ora ho l’età e posso scegliere la toppa

ora ho la chiave -il castello s’è sciolto-  

[ma l’inizio dell’infinito ha due porte
due campanelli due toppe da infilare
due opportunità di irridere la morte
cieli diversi d’amare o bestemmiare]

ora non ha la poesia -il poeta impazzì-