crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

venerdì 29 aprile 2016

Proxima Centauri

[quando la vita fa di tutti i tuoi errori
un unico cartoccio, poi tira le somme
chiede anche gli arretrati e ti accorgi
che poetare non rima con compitare]

Datemi una moneta un soldo farlocco
un lingotto di belle speranze d’autore
una poltrona rivestita di pelle di luna
e una chimera di poesia immaginaria.

Poi una patente che m’abiliti alla fuga
-corrompendo la verità dei miei tratti-
e una meraviglia di bit che m’attenda
per il prossimo viaggio oltre le nuvole.

Una stella rossa riscalderà la fantasia
lascerò questo Aprile di gelo inacidito
un percorso breve, lo spazio d’un fiato
è una meta vicina ci andremo insieme.

[aprire quel cartoccio è scelta dolorosa
non è poesia la prosa che m’attanaglia
-non ho un rimario per poetare sorrisi-
ma un biglietto scaduto di sola andata]

Un soldo farlocco pagherà per due?

*immagine da web

lunedì 25 aprile 2016

Vento nero e petrolio

Nero come petrolio il vento che ci attraversa.

Atteso che il crine e il pelo innevano il volto
e non fanno risvegliare resipiscenze remote
che l’età non conforta ricordi inoppugnabili
l’uomo pare immemore del suo male antico.

Nero petrolio ai mari, vento d’odio ai monti.

Distribuita la sua infingardaggine con equità
ora si bea del vento nero che spazza le anime
tronfio del suo concionare cuori pusillanimi
si culla sull’amaca di xenofobie mai represse.

-e allora-

Coltivo la speranza quasi fosse l’ultima prole
come il minatore fo luce con tenue fiammella
scavo nelle coscienze cercandone un barlume
rosso come il fiore che riporterà la primavera.

Una utopia che resisterà a vento e petrolio.

-ora e sempre-


sabato 23 aprile 2016

Gore, carbone e nerofumo

Non ho mai guardato il cielo con ansietà
-ma l’ombra è legata al chiodo della vita-
Ho lasciato lenzuola sfatte, sogni a metà
e l’orgoglio da qualche parte nei calzoni.

Nella piazza la vedovella piange cristalli
-io come un fiotto di sangue sull'asfalto-
Vivo nonostante la corsa folle di stasera
tra nuvole di basalto e ombre nerofumo.

Aveva sedici anni o poco più la rondine
-quando lasciò il nido e fu il primo volo-
Scoprì l’amore tra il carbone in cantina
e le labbra dipinte dichiararono il gioco.

La luna non ha pietà nel riflesso, ancora
-l’ombra piano si scioglie resto in bilico-
Eppure amavo quella nebbia -stella mia-
e il tuo sorriso pallido nel sole cittadino.

Stasera l’acqua di mare è una gora scura
-alletta pensieri imbrattati di nerofumo-
Vorrei rallegrarti il cuore ma -stella mia-
la notte esplode tra le dita senza fiatare.

Portami via. 

*immagine da web

giovedì 21 aprile 2016

Noi e la vita -tressette col morto-

[e la vita ogni volta spariglia le carte
al tavolo del tressette vince il morto]

Noi.

Molecole imbottite di numeri binari
-bit, password ridicole e dimentiche-
corriamo i giorni su cavi rosi da topi
per tuffarci inseguendo un pifferaio.

Noi ricchi di nulla ma poveri di tutto
signori illusi di un tempo incanutito
-giochiamo le ore al tavolo dei sani-
alziamo la posta, perdiamo la mano.

[e la vita ogni volta è regina e cavallo
il tempo è fante in armi, il re è nero]

Noi due.

Le tasche piene di stagioni barattate
con bigonce d’orgoglio e di speranze
-che il tempo ha reso pessimo aceto-
abbiam suturato le ferite col sorriso.

Ancora rincorriamo antichi aquiloni
-sogni alati, carta velina e shanghai-
nel cielo color bitume falci d’acciaio
riflettono voli di gabbiani in amore.

[e la vita è sempre mazzo e mazziere     
in questa partita il fante fa il morto]

Noi e la vita. Non è gioco da ragazzi.

*elaborazione di foto da web

giovedì 14 aprile 2016

Equilibrismi di una notte d’Aprile

Non è il Bronx né tantomeno Scampia
respiro una calle rumorosa e marinaia
spio i canti di gabbiano ebbro d’amore
che nutre impossibili speranze di fuga.

Come stambecco in bilico sul costone
così mi sento -non trova pace il cuore-
l’orrido sotto i piedi e gli occhi al cielo
le vertigini e l’età non pagano il pegno.

Non ho riparo al rimpianto, al ricordo
ché il vento mi porta l’afrore cittadino
non colgo more e lamponi sottobosco 
e sulla riva non crescono stelle alpine.

Così in bilico tra flash-back e domani
-lo sguardo alla calle muta d’incanto-
mentre sorrido al vociar dei pescatori      
l’alba è disincanto di questa illusione.      

Una edelweiss ammicca dalla luna.

mercoledì 13 aprile 2016

L’ultimo volo, confuso tra ali e colori

Era come osservare il mondo da un trampolino
avevo un’ala spezzata piegata in due dal dolore
quando ti vidi -eri tu?-spiccare il volo verso Est
e nel mio cielo ci fu confusione d’ali e di colori.

Mi dissero allora che il poeta disconosca realtà
ma come gigante d’argilla riarso al sole sgretoli
e viva il suo mondo di sogno scisso dal profano
amante e sicario della vita così come la conosci.

Niente può compensare l’ebbrezza dell’irrealtà
l’aria che mi sferza al mattino e viene dal mare
la follia che mi prende -vive e muore tra le dita-
è l’illusione di riconciliare il mondo con la vita.

Seppure ogni volto che incontro mi sia avverso
forestiero alle rotte che immagino nei miei voli
e ogni respiro, ogni parola, mi trascini indietro
non è nostalgia il colore che abbruma gli occhi.

È un volo tra sogno e realtà l’inganno al dolore. 

*foto da web

martedì 12 aprile 2016

Come una lucertola

Come una lucertola intristita -senza sole-
ti lascio un desiderio disatteso di girasoli
così un pezzetto di coda -tra le tue mani-
vivrà e reclamerà il sorriso di un ricordo.

Nel frattempo -in attesa di Apollo restio-
mi crogiolo nella mia incosciente poesia
versi -parole in fuga- rare formiche alate
che come una lucertola rincorro in sogno.

Senza coda.  

*foto da web elaborate

domenica 10 aprile 2016

Ad libitum

Ho perso il filo del racconto stanotte,
cerco faticosamente l’incipit smarrito
e ho parole e versi sparsi sul cuscino.

La lama di luce sul soffitto è metafora
l’immagine che traluce sorride serena
sono io che m’arrovello nella chimera?

Vedi, non ho meta alcuna, -errabondo-
saltello, giro a zonzo sul pentagramma
ma scrivo da musicante abborracciato.

Come posso difendermi se la tua bocca
è come un’onda blu che bacia gli errori
e il rosso del diniego m’incendia il viso?

Buonanotte, se t’aggrada.

*foto da web elaborata

venerdì 8 aprile 2016

Lentamente muore

Lentamente.

In silenzio -che nessuno se ne accorga-
vigliaccamente sto uccidendo il tempo
riflesso nel canale risalgo, dondolando.

Ho addolcito la pillola con lo zucchero
delle autoassoluzioni e dell’ironica viltà
scientemente ho aiutato il killer, la vita.

Il bambino che era in me sta morendo
il distacco graffia l’anima -rigo il vetro-
non è pioggia la stilla che traccia la via

Lentamente muore.

*foto da web

mercoledì 6 aprile 2016

Perché poesia?

È l’inutile ricerca di un sussurro,
-incontenibile voglia di racconto
che giustifica l’ansia batticuore-
questo bisogno di sfogliare versi?

È poi inutile violentare la tastiera
non ha memoria del destinatario.
Dissimulo tra le parole e i perché
questa poesia che ancora sopisce.

Non è tempo sai di mietere grano
le spighe -frasi e metafore dorate-
sono bozzoli di seta orfani di baco
e la via del sogno è filo d’Arianna.

Potrei fermarmi qui, ma mentirei
-nel difficile esercizio della verità-
raccontare l’anima è gioco atroce
ma so rubare il cuore di chi legge.

Tu cercami allora quando la Luna
del Grano porterà l’atteso raccolto
udirò il tuo sussurro tra le spighe,
sfoglierò versi cercando consenso.        

Sei poesia, ecco perché. 

*foto da web elaborata
dall'autore