crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

giovedì 25 agosto 2016

L'ultimo tuono

L’ultimo tuono ha sbriciolato le mura del cuore
e la notte s’appresta volta di bitume e pietrisco.
È la notte in cui il blasfemo ha il ghigno sicuro
e l’ira impotente ci riveste come seconda pelle.

Ho sperato che lo scorrere del tempo mitigasse
questo amaro che la vita piano piano mi regala
ma il tempo si fa gioco delle tue intemperanze
e il sangue di ogni tua spina è irrilevante lassù.

Passerà questa apatia di sentimenti che astuta
m’offre rifugio in anfratti di alibi inverecondi,
m’inganna con la paura d’aver perso le parole,
le poesie inaridite, timorose di ogni brontolio?

Passerà mi dico mentre la terra vomita dolore
e questa mia arroganza di futile molecola pare
come l’ennesima prova della superbia umana,
della voglia di rinchiudersi nel proprio guscio?

Se interrogo la notte, tuona. 


lunedì 15 agosto 2016

Forse sì, forse è così

Sì, forse la magia della notte delle stelle cadenti,
seppure non abbia mitigato con il suo spettacolo
il dolore e lo sconcerto per un sorriso interrotto,
ha senz’altro chiarito quale avido cielo aspettarsi
d’ora in avanti. Ognuno in cerca di una sua stella
da catturare, imprigionare nella scatoletta d’osso
incurante se il cuore protesta il suo spazio rubato.

Convinto delle sue certezze acquisite o espropriate
non si cura delle sofferenze altrui e -pronto, abile-
nel catturare errori o dimenticanze, non perdona.
Io che non ho l’abecedario celeste non leggo l’oltre
e che a poco a poco dissecco la fonte dei miei versi,
mi ritiro come paguro attonito nel carapace rubato.
Non più sorrisi oramai, solo distratta indifferenza.

Inutile esercizio flagellare l’anima interrogandosi,
quando hai la coscienza di aver stretto la tua stella
e non averla saputo custodire nella teca di cristallo.
Gli errori sono figli di supponenza, di superficialità
e non vale più d’un soldo bucato dar loro cognome
le stagioni incalzano non si curano dei tuoi patemi.
Sarà perché spesso si è distratti nel misurar la vita?

Sì, forse è così. Ma non basta. 


giovedì 11 agosto 2016

La mia notte di San Lorenzo

Dal mio spicchio di cielo
due stelle e una falce di luna
attendono.
Due punti in una parentesi tonda
sulla tastiera della volta celeste,
basterebbe digitare.
Sarebbe semplice e forse lo è
in un mondo che non ha parole.
Ma ho dita rattrappite dal gelo
di un Agosto matrigno,
e i tasti sono così lontani…
Lascia stare Franco,
è la notte di San Lorenzo
esprimi un desiderio.

-due punti in una parentesi tonda-
e il sorriso rimasto incompiuto
tra le stelle e la luna.

Punto.

* opera di Renè Magritte

domenica 7 agosto 2016

Dies irae? (caffè nero, amaro e bollente)

Il cielo cola lava e bitume stamane
è così difficile penetrarne l’essenza.
Muro che stilla onice e riga la volta
che istruisce t’esclama e t’interroga.

Alterna bagliori rosso sangue d’ira
che spaccano il cuore di chi assiste
a cupi brontolii di vulcano piagato.
E sia, non so e non posso sottrarmi.

-flashback-

Piccole croci di legno senza nome
croci d’osso ingiallito di sole cattivo
conchiglie, perline di vetro colorato
rosario d’ingenua e blasfema speme.

Stretto in pugno di livido nerofumo
la cordicella di sporco antico pende
le nocche tagliate sorridono al sole,
un primo piano nel mare del pianto.

-recall-

Io che stringo tra le dita la tazzina,
che guaisco dei miei piccoli dolori
non ho ancora capito che la verità
è nel cuore di chi sa leggere il cielo.

E l’alba -livida come il mio umore-
parata dall'istrionico cielo di pietra
fa la sua recita sul palco della vita
mentre inseguo un sonno agitato.

Non basta annegare la tua albagia
in un mare liquido nero e bollente,
non sempre le parole ti sono note
e le istantanee del cielo avvelenano.

Non so più seguire stracci d’anima
e il caffè è solo amaro, non sutura.
Non so più leggere i versi né il vero
e il vocabolario ormai sa di muffa.

Buongiorno Dio. Caffè?

* foto da web