crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 26 maggio 2018

Ad occhi aperti


Sogni, aquiloni di carta stagnola
avvolgono desideri insoddisfatti
quasi promesse di celere ritorno
bugie colorate -fili- li sostengono
nelle incredibili volute -li seguo-
mentre planano sul mio cuscino.

Ho visto scolorire il mio domani
ma, nonostante la fatica dell’alba
abbia partorito un sole anemico
foriero di pessime ore mattutine,
il rosa del cielo mentiva il giorno.
Userò la tavolozza della speranza.

Ho visto spezzoni di amori sognati
irreali parole di cieli affatto diversi
quasi placebo per cuori irrequieti,
spegnersi all’alba dei giorni vissuti
dei dolori delle speranze condivise
rintanarsi come chiocciole indifese.

Sogni, fantastici aquiloni di seta
preziosi addobbi per amori delusi,
tele ricamate da pennelli sapienti.
Sorprendono, soldatini in parata 
come fili di leggeri collier vestono
e guidano il tuo respiro -li invidio-

Ad occhi aperti?



mercoledì 23 maggio 2018

E venne il tempo, il vento


E venne il tempo.
Il vento straniero spirò oltre il monte,
i passi sulla rena ebbero nostalgia del mare
e la luna guidò le onde che li rapirono.

E venne il tempo.
Il ricordo di amori appesi ai sorrisi tacque,
la rosa sfiorì sul davanzale dimentico dell’acqua
e la luna rise al cane solingo che abbaiava.

E tornò il vento.
Atteso da versi ormai sfiniti dall’ignavia,
sconosciute parole rotolarono sul foglio irridente
e la poesia -perse le ali- tornò al bozzolo.

Ma scrivo, è tempo.

Comunque.



lunedì 14 maggio 2018

Tardo


Tardo, per colpa di un oro antico
-ho riempito la clessidra di fumo-
odio il tinnare dei minuti sui vetri
annuncio di vecchiaia incipiente.

Tardo, mi nascondo dietro le tele
-algide vestali ancora da deflorare-
e malgrado la confusione mentale
di una primavera disillusa, scrivo.

Tardo infine per innata indolenza
-l’oro tra i seni m’invita all’oblio-
versi indocili annacquano i colori
rivesto la tela con tardivo pudore.

Aspettami.



martedì 1 maggio 2018

Ieri mi sono scordato di morire


Ieri mi sono scordato di morire
o ero già morto e non lo sapevo?

“Vedi amore mio com’è difficile
mettere ogni attimo del dolore
in fila indiana uno dopo l’altro
come tanti soldatini agli ordini
di un Dio dispotico e dimentico?

Basterebbe ricordarsi ogni tanto
che il nostro calpestare il tempo
è vita solo se l’amore lo sostiene.
Eppure la notte dipinge di neve
sogni e irrealtà sulla tela di pece.”

Farò un nodo sull’anima.

Domattina.

Ora vieni qui e fammi morire.

*opera di Rabarama