E ti osservo.
Il tuo frenetico agitare
il respiro per placare il seno
il tuo rimproverare anche
sofferenti, mani stanche
i tuoi occhi raccontare il
coraggio nel lampo deciso.
E mi osservo.
Incapace di cancellare
questa mia abulia dalle voglie
indeciso se castigare l’anima
per destarla o celiarmi
stupire che la tenerezza
sciolga finalmente il tremito.
E allora insegnami.
Insegnami a coartare l’ignavia
alla volontà, all’amore
insegnami a guardare il
domani come fosse un figlio
a stupirmi dell’aurora che
sbianca la pece delle notti.
E allora regalami.
La tua innata e sfacciata
caparbietà di vivere il sorriso
-quel tempo che oggi ti provoca
e ti chiama alla prova-
ne farò poesia da dedicare
alla vita, cuore magnanimo.
E della paura non ci sarà memoria.
* foto da web