crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

venerdì 27 aprile 2012

Non eri un peso


Eri leggero
quando spingevo
nella carrozzina
i tuoi cinquant’anni
lungo le corsie.

Non eri un peso
quando ti aggrappavi
alle mie spalle
e scordavi il letto
per pochi momenti.

Non eri un peso,
quando trattenevo
il tuo desiderio
di prendere il volo
assieme alle rondini.

Poi,
fu macigno la vita,
la tua assenza,
papà.

giovedì 26 aprile 2012

Quattro braccia di mare


Attesa dietro la porta
la vita
è nell’altra stanza.

dove ho messo
le chiavi?

-conosco queste mura-

laggiù, nel fondo,
dopo la paura

Quattro braccia di mare
e l’apnea
si scioglie al mattino.

risalgo



mercoledì 25 aprile 2012

Altri la chiamano


Non sono poeta.
Scrivo.
Altri mi chiamano,
hanno chiamato. 

non ho scelto
il mio nome

Tu,
potevi scegliere,
decidere il mio nome,
farne parte.

ora non so più
come mi chiami

Nonostante,
scriverò ancora di te,
anche se ora so che l’eco
è aliena al tuo mondo.

E non mi ripetere

la chiamo poesia,
l’hai scritta tu

non mi lusinga.

La uccidi.

martedì 24 aprile 2012

Overbooking


quando verrà l’ora
se l’assenza sarà vento
nelle tue mani
e piombo i tuoi piedi

            non sarà facile
            partire insieme

non cercarmi
il silenzio mentirà
“non c’era posto
accanto al finestrino”

sarò dentro di te

sabato 21 aprile 2012

Frattaglie, mie


sono frattaglie /quelle che scrivo
stracci di carne /quand’ero vivo
rimasti sul desco /del ristorante
di vita trascorsa /senza badante

scrivi m'han detto /che ti fa bene
è propedeutico /conforta le pene
così sbarazzi /le scorie indecenti
delle bugie /incastrate tra i denti

Il resto è sepolto
sotto vecchie cicatrici
mai asciugate.

frattaglie

Pezzo per pezzo
impresse nel bianco
ne fo poesia.

come sindone blasfema

venerdì 20 aprile 2012

Solitudine, sottovoce











È gelida paura
che sale dal ventre,
si aggrappa allo sterno
e bussa al cuore
poi,
precipita nell’anima.

“c’era una volta
un piccolo naviglio…”

Nenia, filastrocca,
ancora soccorri la notte
quando gli occhi
scalano pareti in silenzio
e la solitudine del buio
ha il volto e la dimensione
di un ricordo, di un’assenza.

[sottovoce]

giovedì 19 aprile 2012

Se il piatto piange, la sporta non ride


Amara ironia che m’assale alla finestra
quando vedo passeggiare avvinghiati
sprezzanti maestri e deliranti parolai
giullari stentorei di farisaiche panacee,
mezzi pugni chiusi seguaci di Popper.

Forza, che il filetto scarseggia e l’ultimo ipod è introvabile!
Metto in stand-by la finestra, paletti d’acciaio alle imposte,
indosso jeans dagli occhi a mandorla color blu globalizzato
esco calzando scarpe gommate di bestemmia ecologica.

Passo infastidito tra una selva di mani tese color mattone
le supero, sorridendo a mezza bocca bugie invereconde.
La dignità scarseggia sui banchi del supermercato della vita
non basta la pomice per togliere le incrostazioni del passato.

Ho comprato una boccata d’illusoria libertà razionata
dal calendario della sopravvivenza, torno alla postazione
lampeggiante di lumino rosso, riapro la finestra , vomito.
Il Carro de’ Tespi è ancora lì, la tragica farsa continua.

Sul palco il piatto piange, ma la sporta ride.

Incompiuta


Danza la sera
lunari
sensazioni
di promessa
poesia.

Là, dove
l’orizzonte
disperso
annega
nell’ultima
onda,
la penna
si perde
inciampando
tra le virgole
di un’incompiuta.

Lo stridio
del gabbiano
annuncia
la notte
improvvisa.

La mente
resetta,
il buio
la inghiotte.

martedì 17 aprile 2012

Piramidelirio



[nel sottosopra di foglie arrugginite
crocchianti come chiacchiere di carnevale
stagioni pazienti, ingegnose formiche,
hanno impilato grigie pietre vulcaniche]

Riposo.
Lo sguardo attraversa il sudario,
occhi atterriti rincorrono fiammelle 
forano il buio, invocano luce.

Immobile.
Rovisto pensieri sepolti da foglie,
scricchiolii alterano l’incedere
ordinato di scarabei dorati.

Come Faraone.
Attendo il crollo delle stagioni
in un divenire senza tempo
sospeso tra il sogno e l’urlo dell’incubo.

Nella piramide.
Con afone parole bestemmio la morte
l’eco claustrofobico lacera il velo
come dardo blasfemo rivolto al cielo.

Deliro.






domenica 15 aprile 2012

Dolceamaro


Dolceamaro è questo tempo
che vorrebbe da te saggezza,
ma tu sei oltre, nel riverbero
lunare che incanta e scioglie
le asprezze di anni ghiacciati.

Nella fornace delle promesse
cuoce a fuoco lento la canizie
soma onerosa per un mondo
che inganna l’età cinicamente
mistificando buone intenzioni
e barattando il fiele col vento.

Così t’offrono giorni fotocopia,
bianco/nero, chiazze di toner,
farisaiche morali pret-à-porter
squallidi bis d’avanspettacolo.

sabato 14 aprile 2012

Vieni, ti porto via


[innaffio le rose
con acqua di mare,
colorati anemoni
spinosi come ricci
che bucano il cuore]

-vieni-

Ancora ti trattiene
il sospiro di primavera?
Non temere, c’è bonaccia.
Il vento spaura al tramonto
vedrai sarà lieve il viaggio,
ti cullerò sino all’approdo.

Profuma di mare
-la rosa-
sul tuo cuscino,
stasera.

Vieni, ti porto via.

Devo dirti due parole

[solo adesso ho ritrovato quelle parole
che avevo dimenticato in un cassetto
là, dove finiscono le frasi rimaste sole
quelle abortite, che non ho mai detto]

Nascoste tra i rimpianti, tra i momenti persi
quando del loro suono v’era un gran bisogno
ne ho inseguite altre per sentieri assai diversi
sciupando così il tempo, vanificando il sogno.

Perché le parole perse sono come le rondini
che tristi più non volano, appese al loro nido
non sanno dove andare senza precisi ordini
così, chiuse le ali, levano al cielo il loro grido.

Ora  le stringo tra le dita come in una morsa
e te le scrivo, mentre attraversiamo il guado
per dirti che ti amo, e la neve è una risorsa
ma tu tienimi la mano, diversamente cado.

giovedì 12 aprile 2012

Non fumo...più, grazie


…una sigaretta?

[una briciola di tabacco
e una lettera d’amore
spiegazzata nella tasca
dei pantaloni della festa]

-perché?-

La mano si distrae sulla tastiera,
ricordi la inseguono, affiorano.

-perché?-

Eppure vivo il presente,
il cuore al domani, le spalle a ieri.
Mentendo spudoratamente
soccorro l’anima in ambasce
mistificando risposte plausibili.

Poi, l’offerta di una sigaretta…

[…quella lettera d’amore mai spedita
ingiallita in una presa di tabacco…]

Non fumo più, grazie.

mercoledì 11 aprile 2012

Ombre cinesi


All’alba o al tramonto i raggi
sono egualmente obliqui,
le ombre tremolano incerte.
Nell’amore il passo del tempo
ha lo stesso cauto procedere,
la stessa paura della falena.

È forse timida consapevolezza
o pudore di specchi indiscreti?
L’alba o il tramonto della vita
getta ombre gemelle sul cuscino,
è illusione, panacea sorridente,
nasci e muori senza accorgertene.

Ombre cinesi, come in amore.

mercoledì 4 aprile 2012

Chioggia, esagerata


femmina
ostenti la tua bellezza
come una poesia sfacciata

aspra
pungi col salmastro delle reti
stese sui bragozzi in sonno

impudica
ammicchi tra i gabbiani
rubando il verde alla laguna

forte  
sfidi il mare nell’attesa
senza lacrimar i tuoi uomini

schietta
dichiari il tuo amore
per la vita senza mezze misure

…donna!

martedì 3 aprile 2012

Flamingo Bar


Le ombre allungano
i fiori stampati
sulle tovaglie,
il brusio accaldato
scioglie il ghiaccio
negli aperitivi.
La professoressa
interroga le amiche,
e il ragioniere assorto
annota colombi persi
tra le noccioline.
Tre vecchi leggono
i capitoli della vita
contando ad alta voce
le rughe sui loro visi.
Il vociare dei tacchi
sul selciato del Corso
è consueto commento
allo “struscio” serale,
mentre i rintocchi
delle campane
inseguono il morire
del sole nella laguna.
L’incanto è un attimo,
la bolla di silenzio
ondeggia sospesa,
poi s’infrange
sul muro di voci,
richiami, risate.
Lo scampanellio
delle biciclette,
la brezza del mare,
scompigliano,
accendono i toni.

…e le nostre parole
rimbalzano mute
sui cristalli aranciati
nell’imbrunire
di un pomeriggio
al Flamingo Bar.

lunedì 2 aprile 2012

Blue jeans, rock'n'roll e strelitzie


[quelle strelitzie come un cancello
parevano uccelli in procinto di volo,
l’armonia dei colori era un insulto
a un cielo insensibile alla bellezza]

Guardiani di un cielo sprangato
fiori del paradiso, onirici piumati,
mi condussero là, dove l’amore
di un giovane smaniava arrivare.

Appassirono i fiori, morì la poesia
forse fu solo incanto, confusione,
perso nella bellezza delle strelitzie
lasciai i jeans appesi al cancello.

Poi fu rock’n’roll tutta la vita…


domenica 1 aprile 2012

Respiri inarcati


Scivola la mano, procede sicura
ricorda i percorsi, rispetta le soste,
se ora paziente indugia tra i seni,
frenetica supera le curve dei fianchi.
Conosco le regole di questo gioco
che inganno ogni volta col sorriso
mentre negli occhi leggo l’assenso
le reni inarcate accolgono l’approdo.
Prendere  il largo è respiro del mare,
di nuovo la luna farà il suo dovere
e l’alta marea comanderà le danze.

…ma il desiderio rimane ancora
ingabbiato tra respiri inarcati
mentre pareti spoglie di cornici
attendono nuovi giochi d’ombra…