crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

mercoledì 30 ottobre 2013

Zucchero a velo e tarantole

Zucchero a velo sulle cicatrici
-bianche trine di lacrime salate-
stasera paiono ragnatele violate
di tarantole che hanno migrato.

Non ha colpa il piccolo ragno
-equilibrista sul suo filo di seta-
pencola dall'edera del poggiolo,
metronomo del mio inconscio.

Così un velo di sogni consolatori
addolcisce le cicatrici refrattarie
la poesia è una tana di fine ricamo
e i versi sono esche nella ragnatela.

L’alba strattona i sogni, cade il velo
è zucchero nel caffè, e le tarantole?
Sorrido al piccolo ragno che risale
forse stanotte ha ricucito la sua tela.

[il dolore ha la sua meridiana
e la neve ha irretito le tarantole]

lunedì 28 ottobre 2013

Piano inclinato

M’è fuggita dal costato per tre volte
per tre volte l’ho ripresa pei capelli
n’è rimasta una manciata tra le dita
basterà al cuore per cantare la vita?

[ho lasciato la porta aperta
di quella capanna tra i rovi
non tornerò ancora laggiù
le more hanno troppe spine]

Ora il tempo sbianca come quella farina
che ha il sapore delle castagne d’Ottobre
non ho spento gli ultimi sogni al mattino
ma rincorro falene fantasma sugli scogli.

[ti racconterò questa storia
e il tempo sarà senza tempo
le labbra allacciate sul seno
scorderanno le more dei rovi]

M’è fuggita dal costato per tre volte
per tre volte l’ho ripresa pei capelli
n’è rimasta una manciata tra le dita
ma scivola lenta sul piano inclinato.

domenica 27 ottobre 2013

Nient'altro che una voce

Un assito, un palcoscenico, un microfono
sipario sul proscenio, leggio alle spalle,
parole disattese, lunghe pause schernite.
-il mondo chiuso fuori ad ammiccare-

Vorrei scrivere quella canzone.

Versi che parlino del cenno che ci unisce
dell’intesa, del ritmo, della sincronia,
dell’unico respiro che crea il nostro passo.
-il tempo della neve ha sepolto il colore-

Vorrei quella voce. Nient’altro.

giovedì 24 ottobre 2013

Mare e marciapiede, polvere e colori

[c’è ancora marciapiede nelle narici
-nonostante il salmastro della riva-
c’è ancora tanta polvere di nebbia
-il grigio avvolge e rantola il cuore-]

Mattine in bianco e nero.

Così l’arancione del tram svilisce,
se nella consuetudine dell’attesa
la nebbia si confonde col cemento,
il lampione inattinico è quasi sole.
Vita di cemento, asfalto e camini
tram e binari, auto e semafori ciechi
colori illanguiditi, spauriti di calce
di imposte chiuse e sorrisi appesi.

Polvere grigia sfuggita al blu.

[è sabbia dorata, verde/acquamarina
-l’andare sereno di orme sulla rena-
è vento che tende la vela del legno
-il mare scolora il grigio cemento-]

martedì 22 ottobre 2013

Canapa e cartone

[malinconica tenerezza quella che assale lo sguardo
mentre inseguo la spuma della scia che s’allontana]

Vorrei della canapa, quella vera, non da bricolage, poi
avere mani esperte che sapessero intrecciare la corda
e cartone color nocciola dal sapore di antico migrante
da ritagliare con sapienza contadina e abilità artigiana.

[datemi canapa e cartone, ho sogni e ricordi da stipare
in quella valigia color nocciola che attende l’abbraccio]

…ma la scia s’allontana.

lunedì 21 ottobre 2013

Ticchettano i perché nella pioggia

La laguna ha il colore d’una pozza.

I perché riflettono con la pioggia.
Oggi il cielo ha il livore nell'anima
le nubi, poi, sono sospiri incattiviti.

L’acqua mi circonda, sa dimenticare.
Bollicine diseguali affondano i perché
e il ticchettare confonde il gabbiano.

-appendo ai cirri domande irrisolte-

Perché hai connotato la tua vita
come un numero telefonico alieno
di cui non ricordi mai il prefisso?

Perché ti accorgi di essere al limite
solo quando sei al bordo del foglio
e la matita è ormai un moncherino?

Perché quando sai tutte le risposte
e ne disconosci allora le domande
cerchi scampo nel rifuggire il dolore?


Piove. Ascolta il ticchettio.

giovedì 17 ottobre 2013

Crepuscolare intesa

Amo il crepuscolo. Quella mezza luce
che addolcisce l’aria e non offende lo sguardo.
È il volteggiare d’ali lassù, coriandoli anarchici,
stelle filanti liberate alfine verso mani protese,
pensieri multicolori sfuggiti ai lacci dell’anima.
Il calore della malinconia che cala lentamente
e ti avvolge e ti protegge dagli inverni futuri,
perché tua è la consapevolezza che il sorriso
appartiene alle aurore ma è disatteso dal fluire
inarrestabile della sabbia nella clessidra.
Adoro infine la mia allegrezza nel raccontarmi,
mentendo spudoratamente al cuore quelle note vive
che gli occhi cancellano sul rigo vuoto della memoria.
Poi, quello struggimento che mi coglie improvviso,
polvere di crepuscolare rossore che imporpora la neve.

Ostinata compagna dei miei versi è poesia, se vuoi.

mercoledì 16 ottobre 2013

Ali strinate al crepitar dell'occaso

Sa la nottola, avida e notturna meretrice
rubare spazi impossibili con voli sghembi.
Sa la falena dalle tessere di mosaico dorato
danzare allo sfinimento allacciata alla luce.

Entrambi andranno a morire quando Eos
chiamerà accanto a se nuovi raggi bambini
quando la notte butterà le chiavi della balera
mentre le stelle schianteranno assonnate.

Nottola e falena, ali diverse e diversi umori,
un'unica soluzione che alberga nel mio cuore.
Al tramonto, quando i viali del cielo ardono
declamano l’eterno rovello Shakespeariano.

Nulla importa del tuo disagio sul proscenio,
bruceranno le ali strinate al crepitar cremisi,
io continuerò nella mia splendida dicotomia.
Cuore di sole o crepuscolare afflato d’anima?

Abbaglia il rosso crepitare del tramonto, sì,
tornerò all'addiaccio sapendo che il domani
incontrerà ali strinate imbrunite allo sterno
e sorprenderà alla vista dei miei calzari alati.

Ali ai piedi all'aurora, se il tramonto brucia
Hermes ti procura una chance inaspettata,
nottola o falena dovrai onorare senza remora
quella cambiale firmata appeso a testa ingiù.

Intanto il rosso brucia i tuoi voli all'occaso.

sabato 12 ottobre 2013

Scarpe impolverate e ottovolante

Non ho contato.

Le pietre miliari abbattute
le erme dai sorrisi stanchi
i crocicchi disattesi nel riso
i ciottoli tirati negli stagni.

Erano gambe, allora.

Ed era sfrontata incoscienza
l’attraversare degli anni, poi
tracannare il tempo a morsi
aurore sempiterne nei sogni.

Un ottovolante, la nostra vita.

Sai, abbiamo finito i biglietti
la corsa della giostra spegne.
Abbiamo riso la gioia, urlato
salite e discese, a mozzafiato.

Ti guardo e conto i passi, ora.

Non importa se so far di conto
se l’ottovolante non ha più ali,
la polvere ha sepolto le scarpe.
Ma le aurore sono sempiterne.

Il sogno continua.


lunedì 7 ottobre 2013

A modo mio

[ho inseguito lucertole e aquiloni
nascosto la luna in un secchiello
appeso alle spine i calzini bucati  
venduto le ali al banco dei pegni

e l’amore col sorriso negli occhi
vinto sulle panchine nella strada
l’ho rotolato ai dadi della fortuna
perso nel buio di notti senza luna

sì, a modo mio questo ho vissuto
e l’onda sorreggeva le mie anche
nell'abisso c’era sempre l’appiglio
uno scoglio di cartapesta colorata]

Ora è là, all'orizzonte l’ultimo approdo.
Quella sottile lama di porpora rilucente
gioca a rimpiattino su onde anarchiche.
Non ho potuto riscattare le ali -volerò-
nonostante l’inerzia- ignavia degli anni.
Fantasia incanutita scalpita ai comandi
di un vecchio aereo di carta a quadretti.
Ho inseguito la vita. A modo mio.



-o lei ha inseguito me? -

mercoledì 2 ottobre 2013

Sindrome di Stendhal

Ci sono momenti in cui,
ancorata l’anima nomade
a un levigato marmo,
vengo colto alle spalle
dalle bellezze della laguna.
L’occhio spazia tra le barene,
insegue garzette birichine.
Allora scivolo dolcemente,
mi lascio cullare dall'onda…
Sogno? Che importa.

Ci sono momenti.


martedì 1 ottobre 2013

Dolci bugie, cioccolatini al curaro

[e passi il tempo a raccontarti il giorno
splendide bugie, incartati cioccolatini
-carta dorata che raccogli di nascosto-
che levighi di notte perché rifletta il sole
non hai misura della strada che manca
né se dovrai percorrerla da solo, se mai
non vuoi saperlo e addolcisci il dolore
incartando mille fole come cioccolatini]

Non ci voglio pensare. Lo so è infantile.
Ma quando volgo lo sguardo al domani
lo spasmo è inevitabile, il cuore sbianca.
L’ipotesi della solitudine è come curaro
è freccia acuminata che lacera il costato.
Non ci voglio pensare. Ma ci penso.

[e passo il tempo a raccontarmi il giorno,
la notte le bugie muoiono sul tuo cuscino]