crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

giovedì 28 novembre 2013

Scorticati versi -alla finestra-

Oggi questa bora che urla nella calle
scheggia il viso pare il vecchio rasoio
regala cicatrici nivee come ghiaccioli.

Questo respiro incattivito dell’oriente
feroce come una palla di desertici rovi
ti rincorre rotolando sull'acciottolato.

Resto ancorato al marmo delle parole
mentre il sibilo ferisce tra le imposte
bestemmio il gelo che avvilisce le dita.

Di là dal vetro la calle è livido grigiore
resti dell’ignoranza umana s’avvitano
intonando note sghembe di indecenza.

Scortica l’anima l’ultima nota.

sabato 23 novembre 2013

L'uomo del ghiaccio non passò più...

Perché non stupisco?

(perché quando vedo le immani tragedie dipinte
-quasi fossero repentine cattiverie dell’universo-
sorrido mesto: è un déjà-vu che viene riproposto)

Strano paese, il mio. Pare un vecchio calzino rattoppato
ironicamente steso nell'acqua ad asciugare -fradicio-
zuppo di lacrime dimentiche di eguali sventure passate.
Eppure solo mezzo secolo ci ha separato dagli anni di Creso
dove gli arcobaleni erano stelle comete e gli azzardi
portavano l’oro come Magi ma sotterravano veleni futuri.

Il rispetto violato dall'ingordigia lasciò tacitamente posto
all'omertà, e l’arroganza del denaro allo sfruttamento.
Anche la coscienza dell’osceno stupro che si perpetrava
fu affossata nel tempo dalla pigrizia illusoria del benessere.
La terra parve ingoiare senza alcuna lagnanza l’insulto
e ogni ingiuria venne celata nelle colate di calce e cemento.

…la memoria ghiacciò nel “frigo” comprato a rate.



venerdì 22 novembre 2013

Tra le braccia di Aracne

la poesia è una trappola di trine d’argento
cattura parole -prede ingenue ammaliate-
impania versi nella ragnatela e li appende
come bozzoli in attesa di dischiudere le ali

Stanotte finalmente ho liberato le parole
son volate qui accanto a te al tuo cuscino.
Spezzo fili d’argento -ingannevoli catene-
e disfo la tela con versi di tenerezza alati.

È inevitabile.

Quando vedo la dolcezza nel tuo sguardo
-benché la sera corroda i battiti del cuore-
Aracne m’inganna e scrivo diari bambini
preda impaniata nella trappola d’argento.

Tra le tue braccia.

lunedì 18 novembre 2013

Tavolozza d'autunno

Non conosco più il rossobruno
e il verdeoro dei platani antichi
ora il mare colora con batuffoli
d’acquamarina sparsi sulla rena.

I passi non crocchiano l’allegria
rivelano l’incedere disarmonico
e il canto delle foglie d’autunno
è perso lassù, è strida arrochite.

Che importa ora il vento t’invita
a un ballo, quasi fosse gran festa.
Lo stupore è il sorriso nelle note
di un valzer musette, metto le ali.

-t’irride l’autunno tinto di mare-

venerdì 15 novembre 2013

Una promessa ancora senza titolo

questa pioggia che infradicia le ossa
oggi mi tiene legato a una promessa
ti racconterò senza alcuna timidezza
l’amore che la neve chiama tenerezza

Una quartina per dirti che sì, scriverò.
Scriverò quel libro che tanto desideri.

-dimmi allora con parole semplici-

Come il mare ti abbia catturato,
come la falce della luna stanotte
mieta la mia anima senza dolore.
Capirò tra le tue braccia lo strazio
di quel grido arrochito tra le nubi:
è il vuoto che coglie e imprigiona,
lo colmerò scrivendo dell’amore.

-dimmelo ancora, è una promessa-

martedì 12 novembre 2013

Luna park

La sigaretta tra le labbra
-sale l’azzurro al soffitto-
riflessi dorati del malto
che muoiono nel cristallo
mentre la matita correva
tra le dita. -la mente va-

E giorni e notti al tavolino
-facevo l’amore con i colori-
focosi amanti di illusori voli.
E briglie sciolte alla fantasia
carpita al cuore refrattario.
-negavo al tempo l’onorario-

Accade ogni volta che il bianco m’assale
vorrei colorarlo con parole d’allora, ma
da tempo l’azzurro non sale più al cielo
ora il mare è il cristallo che riflette l’oro.

Nel tunnel degli scheletri i teschi ridono
ballano le ombre, giocano tra gli specchi
l’otto volante della vita mi ha fagocitato
ho finito i biglietti omaggio, ultimo giro.

Ma tu hai il pass…

sabato 9 novembre 2013

Troppo tardi per l'arcobaleno

[ranuncoli di primavere calpestate
lamponi e more colti all'improvviso
boschi e felci sul precipizio sognate
pitto sull'asfalto da fantasia acceso]

Troppo tardi. È un refrain.

Il filo rosso che annoda la mia vita.
Treni da prendere -persi all'istante-
attese disilluse in corsie allucinate
nei bianchi filari di pietra allineati.

L’arcobaleno s’è spento indispettito
la neve del tempo ha sciolto i colori.
L’affanno del cuore non mitiga l’ira
-la pentola d’oro ha preso altre vie-

Altra strada. Corri, sei in ritardo.

giovedì 7 novembre 2013

Maria senza la sedia

Maria. Così si chiama. La chiamano.
Trascina una sedia di plastica bianca
rubata al tavolino di un bar del corso.
Siede lì accanto, disturba? Non chiede.

Lo strusciare vociferante di anime
sfila indifferente, distratto -non vede-
lei muta assiste al coro -non chiede-
sembra far parte delle antiche mura.

Una sigaretta ciancicata tra le labbra
accende il profilo di pietra del suo viso
gli occhi senza voce interrogano l’eco
dei tuoi passi frettolosi -il tuo disagio-

Assisa su quel trono di plastica bianca
consuma la clessidra con dignità regale
poi la scacciano -ci sono i clienti Maria-
in silenzio lei abbandona e s’allontana.

Domattina come ogni giorno incrocerò
sotto i portici il suo passo strascicato, lei
-figura senza tempo di un tempo alieno-
reclama un posto, la dignità d’una sedia.

Due passi più in là, Maria. 

martedì 5 novembre 2013

Nel sogno il canto di una rosa nera

Madre, avanti alla porta ho indugiato
-la fossa affondava nel buio assoluto-
la rosa nera col suo canto mi allettava
poi la paura del distacco m’ha rapito.

Mi prese per mano un sogno contrario
-il limbo mi avvolse nel fiato sospeso-
laggiù ero disteso su un verde giaciglio
sereno malgrado l’inganno del dolore.

[così ti avrei raccontato il mio sogno
cercando conforto sul tuo seno -ma-
se ti cerco nei miei spasmi bambini
il cuore si stringe e il vuoto m’assale]

Tempo è passato e al tempo ho pagato
tributi all'inesorabile usuraio di anni,
ancora mi manchi ma so che m’attende
dietro alla porta il canto ammaliatore.

La nube di gabbiani è polvere d’argento
sorrido al tuo ricordo, i petali scolorano
-nuovamente il buio oggi m’ha stregato-
e il canto della rosa è strida arrochite.