crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

giovedì 31 marzo 2016

Due passi, ancora

Due passi.
era quando il respiro
era sibilo di una gomma bucata

era quando il buio
aveva i confini della tua assenza

era infine quando
la luna aveva chiuso gli scuri

Quanta strada, quanti versi
ho percorso, ho abortito gemelli.
Quanto amore perso nel tempo
ho corso una vita rimanendo fermo.

Sai è proprio quando misuri
la distanza tra il sogno e la realtà
che ti accorgi che era semplice:
bastava fare due passi, ancora.

Sì, sono sempre stato qui.

A due passi.

Da te.

*foto da web elaborata

martedì 29 marzo 2016

Amen

Ma dove va a finire l’urlo del vento?
Bussano alla porta pensieri reietti…

Nella calle rotolano parole ubriache
il canale le attende. Non bestemmie.

Più ci penso, più non dovevo tornare
e il poggiolo in queste notti di Marzo
è un trampolino verso il buio malato
-piove luce da un colino sgangherato-

Ma dove va a finire l’urlo del vento?
Sibilano gli infissi note diatoniche…

Nella calle scivolano poesie blasfeme
il canale attende. Non sento prediche.

Più ci penso, e più ti vorrei incontrare
-anima irrequieta che insegui l’ombra-
il cuore che ti precede tamburella, osa!
Battiti asincroni sui sampietrini bruni.

Non ho chiuso gli scuri e il vento urla
spengo il buio quasi scaccino discinto.

Amen.

*foto dell'Autore

sabato 26 marzo 2016

Un incipit risoluto per un’aurora in fieri

Stasera l’anima balla il rock’n roll il cuore uno slow
battiti -tappi di desideri compressi nel blu dei jeans-
esplodono come passi di gigante in una notte afona.

La luna -lampada di opale bianca come il tuo seno-
scorda emozioni in libera uscita sul ciglio del sogno
e le labbra non ricusano il sorriso all'aurora in fieri.

L’incipit del nuovo giorno è un’aurora da deflorare.

A volte ci riesco.

*L'Aurora 
opera di Michele De Meo

martedì 22 marzo 2016

Aeroplani di carta a quadretti azzurri

[cabra, vira, plana, atterra
insegue rotte anarchiche
-indocile al tuo desiderio-
disegna elissi improbabili
nel piccolo lembo di cielo
e torna inatteso, irridente]

A un palmo di mano. Dal block-notes.

Avevo tracciato sui quadretti delle sue ali
la rotta che porta diretta al tuo cuore, ma
m’è sfuggito di mano -impaziente aereo-
sicché non ho potuto triangolare il vento.

L’amore spesso è un boomerang testardo.


lunedì 21 marzo 2016

E poi il vento porta il profumo

[sa di buono -di pane caldo appena sfornato-
questo profumo che concilia il mondo intero]

Di lassù come potrei afferrarne l’aroma?

Amico mio non posso rubarti che l’idea del volo
perché le tue ali non mi restituirebbero libertà.
Volare? Sì che lo desidero ma non a tutti i costi.

Quale prezzo per così arrogante desiderio?

Un viaggio senza biglietto di ritorno m’attende
su quel legno dipinto d’azzurro che vedi laggiù
impacciato nocchiero baloccherei con l’infinito.

[sa di buono, di pane caldo appena sfornato
vieni son qui -stamattina il vento ci è amico-]

E poi? Il profumo si perderebbe nel vento.

* foto dell'autore

mercoledì 16 marzo 2016

Nel giardino dell'età incompiuta

E nel giardino dell’età incompiuta
ho coltivato le speranze come rose
stufo di inseguire sul selciato versi
pagine colorate in fuga dal rosario.

Quante tele imbrattate da iperbole
e pagine di diario -vergini stuprate-
da poesie e versi, propositi irrisolti
attimi fugaci di quieta malinconia.

E no, non mi consola il condividere
-il dolore che la risacca abbandona-
con te che vinci lo spaurito allarme
alienando noi e il respiro del mare.

Nel giardino dell’età incompiuta, io
ho lasciato un quaderno di appunti
brogliacci d’emozioni abortite, note
io che del domani ho solo vaghezza.

Ho ancora due semi di speranza sai
sono lì, tra le note di un’età stonata.

Scortica il domani, usali. 

*Gustav Klimt 
(Serpenti d'acqua)

sabato 12 marzo 2016

Passion flower (non ho il pollice verde)

Io no che non ho fatto la guerra allora
-ma ho infiorato i cannoni di chimere-
ero troppo giovane per la corsa all'oro
e troppo vecchio per incazzarmi -ora-

Coltivo fiori. Della passione.

Non prendo sul serio il mondo malato
è storia che si ripete nulla s’è imparato
amo le piante e i fiori, ma non la serra 
non sopporto i gas che violano la terra.

E te l’ho detto in rima. È una canzone.

Coltivo questi fiori -crescono sulla neve-
non temono le stagioni passate -l’oblio-
disegnano i ritmi circadiani su misura,
adeguano i battiti alle note dell’amore.

Metronomi dell’età. Ci vuole passione.

*(foto da web M. De Benedetti)

venerdì 11 marzo 2016

Barene e corriere

S’agitano in nuvole di piume pensieri
scapigliati, arruffati versi s’affacciano
la mente liberata da legacci di miserie
spazia oltre il vetro e s’accuccia docile.

Questo pencolare del limite alla vista
ogni volta mi tiene -mi ubriaca i sensi-
questo narrar della laguna che ritrosa
s’apre all'inatteso cuore di salso verde.

Mi prende sai -mi strania-

Vorrei ricordare ogni parola, ogni volo
che sfugge al mio annotare e al ricordo
non so quale magia accada ma è la vita
la laguna che recita sul palco di barene.

Così mentre la corriera fagocita lo zaino
con gli occhi fissi all'isola che ci attende
incido nella memoria -quasi scalpellino-
l’emozione che ti racconto in un attimo.

Guarda -oltre il vetro- la vita sa di sale.


martedì 8 marzo 2016

Mimose e calze a rete

Come da un poster pubblicitario
ti sorridono mimose -solo oggi?-
Fiore misconosciuto tutto l’anno
ruffiano ammicchi infiocchettato.

Perché accodarsi agli ipocriti lai
se la memoria latita? -falso alibi-
Meglio allora un sorriso sincero
e fermo volere di cambiamento.

Cambiare? Sì. Ora -subito-

Cambiare i sorrisi fiorati di giallo
e strappare i poster dell’ipocrisia.
Cambiare la pretesa di egemonia
e poi diventare uomo finalmente.

E calze a rete che fasciano gambe
siano per te solo voglia di libertà.
Oggi donale rose -stille di scuse-
e mimose come sole tutti i giorni.

Sarebbe 8 Marzo anche domani.


domenica 6 marzo 2016

C’è una consapevolezza nuova

Una dolcezza che liquefa l’amaro in bocca
quando mi accorgo che ho sciolto i lacci
che mi legavano alla falsa certezza degli anni.
Ora lo so. Ora posso riderne. Forse potrei.
Potrei anche decidere di lasciare l’impronta
del mio corpo qui, su questa erme di versi
che ospita la mia anima esausta di eternauta.
Oh, sì! Ora c’è un alberello di giovane ulivo
che sta crescendo nell'anima raggrinzita
restia, ma arrendevole alla fine. Vieni qui.

C’è una consapevolezza nuova ora.

C’è la certezza di vestire i miei abiti infine
e il sorriso di chi attendeva la metamorfosi
è premio al traguardo che lenisce i dolori.
Ma tutto questo lo conosci da tempo, vero?
Moglie, amante, madre di generoso ventre
m’hai atteso nonostante le bugie i dubbi,
le paure ingiustificate puerili, le mie fughe.
Ora posso anche attendere sereno altra neve
seduto sulla riva del mio fantastico Lete
comodo rifugio, quasi alcova tra i tuoi seni.

Dovrò solo convincere il tempo.

Aspettami.


sabato 5 marzo 2016

Recinto per falene, poetica utopia

Poesie come falene?

[Catturale e chiudile in un recinto,
ma seguile, controllale senza sosta 
prima che Aurora ne reclami le ali.
Appendi il retino, quando ponente
avrà chiamato a se l’ultimo raggio,
il tuo fiato non avrà lena bastante]

Così mi contavo inseguendo i versi
-abulici nell’attesa della primavera-
di questa poesia evasa dalla galera.

Non fosse che oggi il cielo m’allieta
e l’animo riprende passi incatenati
scrivere di noi involontari guerrieri
m’apre al sorriso cicatrizza le ansie.

Senza retino né trappole adescanti
-accarezzo parole e do fiato alle ali-
acchiappala, si poserà a te accanto
e il volo è breve può morir domani.

No, le poesie son chimere con le ali.

*foto dal web elaborata dall'autore