crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

domenica 31 luglio 2016

L’oltre del cielo è un soffitto piatto

L’oltre del cielo è un soffitto piatto dove palloncini esausti,
aquiloni disubbidienti, sorrisi disattesi pencolano in attesa
dei rimorsi tardivi di mani improvvide ai fili e bocche avare.

L’oltre che -incautamente- ho cercato, spesso mi ha trovato
indifesa e fragile anima rinchiusa in una gabbia di cristallo
inutile corazza per gli assalti di aghi d’acciaio e venti lenoni.

L’oltre infine ha catturato anche il mio aquilone rattoppato
dalle code di sorrisi intrecciati che, stanco di cieli condivisi,
ha voluto bucare l’azzurro dileggiando le mie dita ignoranti.

L’oltre non c’è, c’è solo il dolore di un cuore bambino.

*immagine da web

giovedì 28 luglio 2016

Poesia precaria -a tempo determinato-

Vagolo a piedi nudi quest’assito colloso
cercando inutilmente levità di pensiero
le nubi sono cappotto d’astrakan -bigio-

Il gabbiano innamorato lacera la fodera
vestirò questa malinconia che sa di mare
la sfoggerò domani  e sarà greve il passo.

Vanno e vengono da Sant'Andrea beghine
e non mi eccita il cinismo che fa capolino
ma non v’è il fuoco nel cielo stasera -bigio-

È’ l’ora della confessione salvifica del cero
penso che nulla salverebbe anime ipocrite
se non una catarsi corale da cui non riparo.

Chiedo poco altro per me -oh, sì fortunato-
solo la tua ferrea convinzione che l’amore
abbia supremazia anche sui disegni divini.

Io e te -poesia precaria- ma determinata.

https://youtu.be/R8MzHqkNBwo



giovedì 21 luglio 2016

...e così sia!

“ho chiuso i battenti, arroccato gli scuri
con un guanto di ferro pulito i pensieri
l’orgoglio piagato nelle battaglie di ieri
è patacca d’oro dei miei anni immaturi”

Un piccolo fardello tutto sommato non pesa
l’incoscienza non ha età così come il sorriso
e rido di me della mia cocciutaggine annosa
ma prenderne coscienza oggi m’ha sorpreso.

“ho socchiuso i battenti, divelto gli scuri
con un zefiro dolce ho titillato i pensieri
l’orgoglio tra i denti ha sibili battaglieri
ho un ghigno feroce che il cuore spauri!”

Filastrocca -quasi un mantra- o litania?

Così è, Pullecenè…e così sia!


lunedì 18 luglio 2016

Innamorato, disincantato affresco

Strana gente s’incontra sotto i portici a Chioggia,
esagerata nel proporsi, nel vociare, ribelle alla banalità
del comune senso del pudore -fa mostra di se altera-

Truci marinai, pescatori esibizionisti sfoggiano buccole
e diamantini ai lobi con la naturalezza e la ferocia
dello sguardo, come un vecchio bucaniere consumato.

Donne che definire mature sarebbe già passato remoto
fasciate in improponibili vestiti da sedicenni Nikita,
portano a spasso cortei di cellule obese con indifferenza.

Ah, individualista anarchica fiumana che ondeggia
riversando di quando in quando lo struscio sul Corso,
dove ad ogni piè sospinto chiese e basiliche rammentano
-con dovizia di campane- le radici di questa comunità
costantemente in bilico tra il sacro scritto e il profano.
Poi, quando l’intercalare blasfemo al tavolino m’attende
-con lo sguardo ormai perso nei flutti di cattivo vino-
la cronaca di un’alba deflorata tra grida roche di gabbiani
e l’incarognire del vento salso, diventa alibi nel racconto
di una vita difficile ma orgogliosamente attraversata.

Apro il portone la calle non fa una piega ormai adusa
ad ogni rumore o intemperanza e l’attaccaticcio umido
del vecchio androne di casa mi accoglie, carta moschicida.

Siedo al poggiolo, l’aroma del caffè rianima la timida falena
che schiude le ali e si libra colta da improvvisa energia.
Strani umori, acri e pungenti odori salgono ora dal canale.

Ho speso lustri e parole nel cercare la vita vera ed ora
-ora che si dipana, si disvela sotto i miei occhi e mi cattura-
ora non ho parole che per la mia gretta e arida superbia.

Non fosse che il cuore ha stanze sufficienti per le insanie
e i brontolii di un sognatore insaziabile, sai non sorriderei.

Ma è un disincantato affresco di uno strano amore.


lunedì 11 luglio 2016

Dio, ma è già domani?

Se riesco a dipanare questo filo sudato
-indolente e appiccicaticcio- dei ricordi 
forse riesco ad avvolgerne la matassa.

(la memoria ormai è come una vecchia
scatola di latta orfana dei suoi biscotti
e le date sono biglie di vetro impazzite)

Non voglio dedicare terzine senza fiato
a chi da troppo tempo lotta con la vita
a chi pretende il domani serenamente.

(la memoria è una giara di terracotta
cassa armonica di serenate cristalline
e i versi danzano l’amore nota su nota)

A te che ogni volta stupisci l’almanacco
e che regali sorrisi dolcissimi nel dolore
a te -anima mia- regalo questo respiro.

Dio, ma è già domani? Auguri. 


venerdì 8 luglio 2016

Quattro chiacchiere con un’amica

Amica mia, saggia poesia.
Il vento è calato ed è sopraggiunta la vita
-vorace ha fagocitato gli ultimi refoli ribelli-
il cuore sta disegnando graffiti sull'anima
ora ho un arcobaleno di emozioni spray.

Amica mia, dolcissima poesia.
Il racconto è affogato nel bianco del foglio
-parole danzano sui bordi restie ai richiami-
piccole gocce di sudore imperlano i versi
lo tsunami non risparmia gli argini dell’età.

Amica mia, malinconica poesia.
Sorridimi, per te ho in serbo surreali viaggi
-calette di bianchissima rena da scoprire-
quartine d’amore rubate al mare geloso
e fantasmagoriche pièce su un palco lunare.

Amica mia, intristita poesia.
Non temere la vita non ha impaurito il fiato
-forse ha scompigliato la neve tra i capelli-
sai m’è rimasto abbastanza colore nelle dita
e stasera la tastiera è penna d’oca e calamaio.

Prima che la vita se ne accorga.

°lips- opera di Dagorov

domenica 3 luglio 2016

Sogno di una notte di mezza estate?

È un affastellarsi di immagini
frammenti -emozioni rarefatte-
e i ricordi appisolati nell’anima
son tenere spigolature di sorrisi.

È quanto questa estate (finalmente)
-che ha messo all’incanto i capricci
e gli ardori di un’abortita primavera-
offre alle note dolenti del mio canto.

Eppure sei qui di nuovo, mi sorridi
non ho motivo di intristire la notte
i miei versi son batter d’ali di farfalla
ma non sono uragano tra grattacieli.

E così scrivo, di nuovo faticosamente
dirti che le notti sono state preghiera
laica ansietà, inquietudine alla sorte
speranza alla fine riaccesa negli occhi.

È sogno di una notte di mezza estate?
-sull’assito una malinconia di stelle
incorona la scenografia del desiderio-
ma recito, stanotte il sogno è solo mio.

Come sempre, sul tuo seno.

E volerò.