crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

giovedì 29 dicembre 2011

Cesoie arrugginite

[parole come affilate cesoie lucenti
recisero lo stelo senza un lamento]

…e rotolò il fiore dell’amore abortito
neppure il piacere ebbe il suo nome
il tempo non medicò l’orrenda ferita
rimase così il piccolo amore acefalo

…celato tra i rovi della verde stagione
concimato negli anni con odio e livore
regalò more di un antico color ruggine
dal sapore di fiele di mancata rivalsa

…ancora risuona l’eco metallica…

venerdì 23 dicembre 2011

È sempre Natale?

nello sguardo leggi un‘intenzione
due parole racchiuse tra le ciglia
-il Martini?...con l’oliva va benone-
la gran voglia di ritmar che ti piglia

la Marlboro affogata che galleggia
nel bicchiere tra la coca arrugginita
l’allegria indora il falso che aleggia
ma sei uomo con il pacco tra le dita

e le feste si ripeton sempre in coro
-il Martini? non lo bere…ti fa male-
c’è nell’aria un profumo di Marlboro
stancamente riproponi il tuo Natale

…ma forse mi sbaglio…

Piccola bugia

[piccola lacrima rossa,
sette piccole note nere
come peccati capitali]

s’aprono elitre in fuga
scompigliano la magia
di un incontro inatteso

mistificando la ferita
ricomponi la tua bugia
sulla punta del dito

coccinella bugiarda
che inganni col rossore
il veleno dei tuoi nei

non ho lacrime per te

mercoledì 21 dicembre 2011

Astu visto? (hai visto)

“Tasi mona de un cocal!”

Certo che ho visto mio gabbiano saccente
avessi le tue ali non morirei così al tramonto
tra il mare che nereggia e il sole che strazia
le ultime pennellate d’azzurro che respiriamo.

Ho visto l’ultimo bragozzo rientrare ansando
e il nugolo bianco di famelici becchi seguire
mentre braccia stanche gettavano in mare
relitti d’argento per un banchetto annunciato.

Ho visto il saluto rubato sulle labbra al molo
mentre il legno salpava e la speranza ardeva
il cuore e l’attesa della donna tra le reti stese
come velari nel pudore di una muta preghiera.

Ho visto piovere col sereno a scolorire il vino
del vecchio seduto sulla pietra della banchina
occhi persi nel mare piangeva un antico dolore
stringendo forte tra le mani una piccola croce.

…ho visto il mare amico mio, ho visto…

martedì 20 dicembre 2011

Lui...

il sorriso sempre pronto da bambino
(quando triste rifugiavo in un sogno)
mi addormentava cullandomi vicino,
spazzava via le nubi, ogni mugugno

…il mio gemello…

[paziente, sempre accanto,
ha pagato nell’altalena della vita
la mia giostra senza catene
che dondolava appesa all’iride
di anni dipinti con falso smalto]

…la mia fantasia…

per lui ho costruito un piccolo naviglio
(una scatola di fiammiferi può bastare)
il vento lo cullerà come fosse mio figlio
dolce lo porterà là dove finisce il mare

…l’ultima poesia…

domenica 18 dicembre 2011

Contessa...au revoir?

Accartocciato pierrot
ammasso informe,
disarticolato burattino
gettato con noncuranza
sui gradini di marmo
del centro commerciale.
Icona dell’ingordo potere
che globalizza la vita
a malapena coperta
da un lurido giaccone
raccattato in qualche
cassonetto periferico.
Cerea, gli occhi acquosi
rivolti a un passato
ucciso e poi reinventato,
indifferenti al futuro
che non vuoi incontrare,
vomiti la tua solitudine,
la tua non essere vita
tra i cartoni accumulati,
tua unica coltre, giaciglio.
Solo una vampa rossa
fiammeggia nell’informe
plumbeo della scena,
l’incredibile dei tuoi capelli.
I nigeriani del quartiere
ti chiamavano Contessa
e per te che mendicavi
tra i passanti la dose
giornaliera di veleno,
era quasi intimo riscatto.
Ti rividi fulva Contessa
sugli scalini della clinica
che ciclicamente salivo
ripulita, rivestita, ma…
inevitabilmente incrociai
lo stesso liquido sguardo, 
persa sul falso marmo
del nuovo potere cinese,
la mano tesa, come artiglio
di una annunciata morte.
Un ricordo rosso sangue,
di un mondo vomitato
al soldo dei nuovi mausolei
di città aliene, indifferenti
al colore del cielo che urla.

[se il cuore è sordo alla vista
e gli occhi negano il respiro
l’anima si cela negli anfratti
il dolore strazia e nasconde
rifugge la verità, regala oblio]

Padova, Quartiere Stanga, Natale 2005

giovedì 15 dicembre 2011

Nebbia...

[…un sottile brivido corre lungo la schiena
c’è nebbia fitta stamane qui sulla laguna
respiro il salmastro grigio perlato e penso
che la nebbia ha sempre lo stesso sapore
inevitabile il ricorso alla bisaccia dei ricordi
mentre a nulla vale opporre l’attuale scena
sapori, odori, colori, si fondono nell’anima
tutto concorre a richiamarli in superficie…]

…nebbia…

amica degli amanti, discreta e soffice coltre
scendevi improvvisa la notte celando la luna
la città immalinconiva giocando a nascondino
e passanti frettolosi serravano usci alle spalle

furtive ombre sgattaiolavamo nella bambagia
(la panchina la in fondo si scorgeva appena)
i brividi allacciati accendevano micce perenni
il fuoco ardeva nel silenzio ovattato del parco

poi dimentichi del mondo, sospesi nell’irreale,
recitavamo antiche fiabe interpretando realtà
e due sorrisi che brillavano ironici tra i platani
erano gli unici testimoni della nostra presenza

lunedì 12 dicembre 2011

Intesa

Quando il passo zoppica dalla stessa parte
e il sorriso scende dolce accarezzandoci,
quando è ancora desiderio sui tuoi fianchi
e il mio respiro rabbrividisce sui tuoi seni,
nello sguardo leggiamo lo stesso racconto.

Così, mano nella mano, verso l’ultimo tratto
con  l’amore che ha la pienezza degli anni
e la brace ancora accesa in fondo al cuore.

…oltre l’amore, più in la…

sabato 3 dicembre 2011

Venite, bastardi

Venite, vi aspetto appoggiato alla canizie
le tasche pieni di sogni, i piedi come radici,
ululate pure alla luna i vostri inutili inganni.
Nulla può ormai ferire un cuore scaltrito,
protetto dalla teca di cristallo degli inverni
dove ha nascosto paure e mistificazioni
buttando la chiave nella gora dei ricordi.

Venite, stupirete nel vedere come l’età
saprà tenere testa alle ancestrali paure
e come la scaltrezza delle vostre lusinghe
non avrà alla fine ragione della mia anima.
Ho un’antica ragnatela di cicatrici da offrirvi
come passaporto per il prossimo viaggio.
Presto, prima che i sogni si addormentino.

Venite, anni bastardi.

venerdì 2 dicembre 2011

Grigio airone

Cinereo acrobata librato
tra opaline coltri d’ovatta
e liquida lastra di grigio
riflesso d’inquieti umori,
come aliante circospetto
silente sorvola planando.

Mimetico, tono su tono,
nulla, se non un fruscio,
una tenue bava di vento
che accarezza le canne
e corruccia lieve il piano,
rivela la sua presenza.

[un bagliore argenteo
lungo un istante, laggiù...
brillano gli occhi rapaci,
e il becco, lama di falce]

Un tuffo, un colpo felpato
buca il fermo immagine
di una trama monocolore.
Arruffa l’apatica scena,
protagonista della recita,
il sicario coatto della vita.

L’airone, nel grigio.