crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 29 novembre 2014

A pochi versi dalla meta

Ho provato sai -te l’avevo promesso-
ma il buio che sopraggiunse inatteso
rese orba l’anima, ghiacciato il cuore
svuotò la mente di lune, albe e stelle.

Finisce qui questo libro di pochi versi
sofferti e poche rime, spesso lacerate.

[Ora che nocche illividite son serrate
celando l’incipit della storia che sarà
saprò scordare i versi immalinconiti
quando scriverò col sorriso dell’età?]

Mille non più mille note d’uno spartito
-era un refrain tra noi una scommessa-
mille poesie per chiudere un lustro poi
millanta parole per scrivere una storia.

Come un maratoneta bolso, senza fiato
a pochi versi dalla meta mi son fermato.

In attesa che le nocche liberino l’incipit.

lunedì 24 novembre 2014

Se chiudo gli occhi la giostra riparte

[ho sputato anni e anni in otri di versi
risuolato l’anima estenuata da incipit
indossato quartine mille volte rigirate
rattoppato poesie senza pezze né refe]

Nascosto tra le righe, rovistando.

L’illusione aveva la misura di un sogno
-pareti sfuggenti su un piano inclinato-
le mani afferravano nuvole passeggere
e cavalcavo la giostra del tempo rapito.

Il fascinoso tornare ad inseguire Crono
-vorrei morderti la coda, lepre fasulla-
è irresistibile esca per me bolso levriere
che apre gli occhi ancora fermo al palo.

Chiudo gli occhi, si riparte.


domenica 23 novembre 2014

Odio e amianto -statuine di fango- il presepe affonda

È l’ultima pagina di un volo parolaio durato un lustro
ho comprato cinque candeline bianche a strisce rosse
che paiono insegne dei barbieri newyorchesi anni ’30.

Muore il sorriso, quasi zucchero a velo sul cioccolato,
nell'incontrar gli occhi di chi in questo lustro ha riarso
la pelle piagandola al sole e al sale marino sui barconi.

Mentre insegui il lampo di una umana comprensione,
le schegge di una paura atavica che straziano le ciglia
ricamano di sangue il bianco porcellana dello sguardo.

Dai il posto alla giovane di colore col piccolo nel fagotto
è un sussurro tra le perle quel “grazie” mal pronunciato
tra lo sguardo diffidente di chi strige a sé il seno rifatto.

“Buonista di merda” è il sibilo eufemismo che rimbalza
rigando di venefico colore i finestrini di questa tradotta,
affogando lo sconforto di chi coglie il ciglio del burrone.

È l’ultimo strato di un paese “tiramisu” zuppo di livore.


lunedì 17 novembre 2014

Nudi

Svèstiti d’autunno
-anima stranita-
l’ultima ruggine
crocchierà poco
sotto i nostri passi.

Svèstiti d’inverno
-imbolsito cuore-
la prima neve
sarà mielato oblio
degli anni andati.

Svèstiti di pazienza
-ansioso amore-
sedurremo stagioni
da deflorare così,
senza pudore.

Nudi. Alla meta.

venerdì 14 novembre 2014

Punto e a capo

Era tempo che io e te
-mio immaginario seppur reale e straziante interlocutore-
ci incontrassimo di nuovo su questa panchina usurata
mentre la darsena chiude gli occhi al riflesso del tramonto.

Il marmo è gelido, è vero
e mentre io mi acconcio rabbrividendo i pensieri rattrappiti
tu preferisci volteggiare lassù -parentesi interrogatoria-
nell'azzurro ingrigito di questo autunno, e ascolti partecipe.

È venuto il tempo che
-dismessi abiti di nomade inadeguato di versi e quartine-
metta un punto su questa pagina sfuggita al carcere elettronico
e che definisca quel che mi attende al prossimo angolo della vita.

[Ho bruciato teorie di topi impestati tra le pagine di Camus,
ho stipato sul ballatoio monatti evasi dalla prosa manzoniana
Prevert ora ha una cartolina di Chioggia attaccata alle costole
e ho un armadio di abiti da poeta fingitore come dice Pessoa.]

Più non ti vedo, amico mio
forse la parentesi lassù s’è aperta e la difficile equazione s’è sciolta.
È stato un volo lungo un lustro e all'approdo ho sognato quando,
smesse le ali sul marmo, con la paura della solitudine t’ho inventato.

Era tempo che tu sapessi
su questa panchina nel tempo è cresciuto un gabbiano di cartapesta
dal becco fragile, sporco di parole appiccicate alle ali maldestre
implume, ironico cria di un’italica nidiata di santi, poeti e navigatori.

Punto. A capo.

giovedì 13 novembre 2014

Una manciata di stelle tra le dita

Hai borseggiato la coperta stanotte!
(così sorridi quando rubo il tepore)

Sai, ho cercato arrancando nel sogno
il conforto che m’attendeva affianco
poi la paura ha spalancato gli occhi
e senza ali il vuoto m’ha risucchiato.

Sai, m’ero abituato a quel volo cieco 
orbo di stelle e la mano ch’era persa
-innamorando il tepore stralunato-
ha sorvolato maliziosa sul tuo seno.

Non temere, nulla spera oltre il buio!
(così conforti regalandomi le tue ali)

Ho una manciata di stelle tra le dita.

sabato 8 novembre 2014

Ultimi fuochi fatui

Questa uggia che si appiccica addosso
che sopisce le voglie e sfibra i pensieri
mi sorprende immaginario viandante
tra filari di cipressi scuri e imbronciati.

Le parole sono foglie d’autunno ribelli
-pencolano appese a svernare sui rami-
e la fatica dello scrivere m’è compagna
come rintocco di campana nottambula.

Il marmo nei cimiteri avvampa qua e là
del rosso vivo di qualche impudica rosa
-sconcertato il consesso dei crisantemi-
audace mise en scene dell’ultimo verso.

Novembre. Ultimi fuochi fatui. 

lunedì 3 novembre 2014

Poesia nascosta tra sabbia e sampietrini

Hanno riparato la riva.

La sabbia che medica le ferite
spicca come pangrattato sulla teglia,
ma il caffè è spirato gelido nella tazzina.

Hanno rubato il silenzio.

Il crocchiare delle molliche rivela
l’incedere circospetto delle macchine.
Il clacson petulante dell’allarme ottunde.

Hanno rubato metà della luna.

La gatta non strazia più il suo desiderio
il gabbiano ha trovato pace d’amore sul cassero
il tordo ha scordato la chioma d’edera del poggiolo.

Hanno deflorato il sogno.

Da tempo inseguo versi -appigli su rami di cipressi insonni-
messaggi in bottiglia sopravvissuti alle gore della pigrizia,
quartine d’amore/dolore arrossate sullo specchio al mattino
appunti stropicciati di calligrafia invecchiata dal disamore.

(era nascosta poesia)

È tempo che io plachi la mia irrequietezza slegando le parole
che premono sul cuore per descrivere la paura del disincanto,
la sabbia che bruciava nell'emozione degli occhi s’è abbrumata
la mano ora accarezza i tasti riscoprendo percorsi dimenticati.

(ho divelto i sampietrini)

lunedì 27 ottobre 2014

Stringimi

(il ragno ha arruffato la tela
l’impiccato rampogna le zampe)

Stringimi quando mi vedi
-smarrito nell'inutile gioco-
immaginando il futuro
di un tempo orfano di noi.

(la luna è un taccuino di pelle
cucito con il refe dei ricordi)

Stringimi quando mi vedi
-rovistare nel tascapane-
croste del nostro passato
per i passeri della nostalgia.

(la luna è un taccuino di pelle
zeppo di cicatrici anemiche)

Stringimi quando mi vedi
-appeso a un aquilone-
celare le orme nella rena
e irridere la spuma del mare.

(il ragno ha districato la tela
l’impiccato blandisce le zampe)

Stringimi forte.

sabato 25 ottobre 2014

Madre non hai avuto tempo

C’è un piccolo legno ancorato
-blu e giallo di mare e di sole-
attende da tempo il mio peso
ma il vento non fuga la paura.

(madre non hai avuto tempo
di svelare dove finisce il mare)

Ho visto un airone a ponente
spauriva le ali color di vampa
pel rossofuoco dell’imbrunire
inseguiva a est l’amata aurora.

(madre non hai avuto tempo
di lenire le mie piaghe di sole)

Ho misurato la vita nei passi
di una preghiera dimenticata
l’indolenza di anni arroganti
acuisce il dolore del distacco.

(madre sono ancora in tempo 
per giustificare la mia ignavia?)

giovedì 23 ottobre 2014

Senza pudore (canzone svergognata)

stanotte vorrei rubare la poesia
nei versi che leggo sul tuo sorriso
-affiora l’incipit tra le tue labbra-
ma il refrain è scritto sul cuscino

E ora vorrei riprendere la rima dei versi
ancora sospesi tra il cuore e l’indecenza
versi svergognati -ignudi, messi al muro-
che cantano la gioia dell’ingoiare aurore.

(la vita è una canzone svergognata
senza pudore l’abbiamo cantata…)

Al ritmo del metronomo che ha corrotto
lo specchio incipriando il nostro rossore
versi svergognati -ignudi, messi al muro-
hanno plagiato anni falsando lo spartito.

(la vita è una canzone svergognata
senza spartito l’abbiamo cantata…)

lunedì 20 ottobre 2014

Piombo e cristallo (senza rete)

[vivo un equilibrio chimico
su di una fune di cristallo
saltimbanco involontario
implume, i piedi di piombo
la vita appesa -senza rete-  
a una nuvola compiacente
protagonista e figurante
in un circo immaginario]

Notte di cartone. Blu. Inattesa.
Un lampione rosso plagia la luna
mille lampadine di luce diseguale
avvitate alla notte deflorano il blu.

Quale miscredente mano d’artista
avrà compiuto siffatto scempio?

Notte senza equilibrio. Blu. Surreale.
Cavalco pensieri -puledri neonati-
piccole e malferme ipotesi di poesia
audaci follie di versi senza briglie.

Quale mirabile rimario avrò in dote
alla fine dell’illusoria scorreria?

Notte senza rete. Blu. Amara.
Frantumo la fune -automa di piombo-
il blu del cartone stinge il cristallo
frammenti di versi feriscono la notte.

Quale provetto artigiano fonderà
queste schegge per farne poesia?

Notte di piombo e cristallo. A pezzi.

domenica 19 ottobre 2014

Non voltarti per far di conto

[ha il colore ovattato dell’Ottobre
-il ricordo è la pallina di un abaco-
non contare, l’emozione inganna
puoi sbagliare, confondere i passi]

Crocchia la ruggine delle foglie
i nostri passi hanno lasciato tracce
diseguali nel respiro, ma gemelle.

Dondolando sincroni sulle cicatrici
sorridiamo degli affanni percorsi
e perfetti complici celiamo l’abaco.

[ha sapor di confetto quell'Ottobre
-il ricordo crocchia dolce tra i denti-
nel contare l’emozione m’abbraccia
non erro, i passi sono inconfondibili]

Non voltarti, ho ritrovato l’abaco.

sabato 18 ottobre 2014

Di questo tempo acefalo

[liberati i versi senza punti e interiezioni
le dita incastrate in piccole trappole nere
inseguo formiche alate che si rincorrono
in allegra anarchia sul bianco elettronico]

Siccome non ho niente da dire allora scrivo
c’è troppo cielo attorno per serrarlo in pugno
c’è troppo mare nei miei occhi -alghe di ciglia-
c’è troppo vento per sguinzagliare la nuvola.

Con un lapis dalla punta ballerina come étoile
un block-notes dai quadretti d’azzurro sbiaditi
una gomma masticata da un tempo ignorante
un banco di marmo avvinghiato alla darsena.

Così ti dedico questi versi sghembi e scatenati
le parole in punta di labbra s’affacciano restie
ma tacciono -meretrici al soldo della fantasia-
libero il fiato gioca a nascondino tra i polmoni.

È una serenata senza capo né coda anima mia.

Figlia di un tempo acefalo.

venerdì 10 ottobre 2014

Aita! Aita!

Paese mio piccolo capolavoro della natura
-pasticciera innamorata del pan di spagna-
adagiato su un letto blu mare dolce/salato
zuppo sino al midollo di rivoli d’anarchia.

Spolverato con maestria di torri e campanili
-mille e più artefatti di malleabile cioccolata-  
irosi o sorridenti nella loro fragile pastafrolla
vivi nell'eterna compiacenza degli smemorati.

Aita! Aita!

Stupisci ciclicamente della tua innata ignavia
e stupri con famelici bocconi il dolce indebito
-maledici Giove Pluvio dimentico del rossore-
che continuamente ammanta la tua ingordigia.

Aita! Aita!

S’alzano grida, ipocrite simulacri dello scempio
insultano la mia angoscia lo sconcerto m’assale
-è un déjà-vu doloroso che fatico ad assimilare-
né mi sono di conforto le rughe di anni innevati.

Povero Paese mio, divorato da omuncoli obesi
pasticcieri ingrassati dall'oblio e acquiescenza.

Aita! Aita! Ma ormai è tardi…?

giovedì 9 ottobre 2014

Pelle di coccodrillo

Avevo ali ai piedi quando il verde colorava gli anni
cuoio e legno lasciavano orme lievi di passi ansiosi.

Avevo ali ai piedi quando il cuore sorrideva al cielo
tela e gomma sostenevano complici balzi dissennati.

Avevo ali di cemento quando l’approdo s’avvicinava
lacci e pelle misconosciuta di scarpe logore d’asfalto.

Il sole della maturità ha liquefatto l’illusione delle ali
carta velina e fantasia sono ammuffite nel canterano.
Scrivo per volare ma ai piedi ho parole immalinconite
e rido fino alle lacrime se guardo le nuove ali di pelle.

Di coccodrillo.

domenica 5 ottobre 2014

Saltando il fosso a piè pari

La mia storia è scritta sugli argini di un fosso
che scorre placido -ormai la furia è scivolata-
ora incerta su massi infidi a volte è straripata
inondando i sogni inceneriti da lunghe attese.

Vedi cara non ho mai scritto pagine di un diario
ho masticato parole come aquiloni imprendibili
affascinanti come pifferaie di leggiadre illusioni
perse tra le nuvole senza guida all'approdo certo.

Le canne ora celano le rive e i tritoni sono spariti
mille piogge hanno lavato gli argini, affogato anni
-le trappole dorate delle mie parole t’han irretito-
adesso volo appeso alla coda dell’ultimo aquilone.

sabato 13 settembre 2014

Impietosa, surreale nottata

La luna taglia a fettine la scrivania
come un pane casereccio filtrando
dalla veneziana e il riflesso sui tasti
è alibi per la mia imperizia crescente.

Un macaone color oro rulla i motori
sul bordo del bicchiere porta-matite
orrida ceramica cinese di mercatino.
Come accidenti sarà finito lì? Luna?

-tutto stasera recita il mio disagio
non scrivo righe decenti da tempo-

Le mani sono passate dallo sciopero
anarchico alla più completa dislessia
così smoccolo il poco tempo tiranno
che irride alle mie difficoltà presenti.

La risma di fogli Fabriano lì accanto
ha smesso di sperare in un amplesso
i colori sono spirati uno dopo l’altro
come i led di un computer asmatico.

Ora la falena dorata misura le pareti
apro le imposte al suo assolo regale.
Mentre litigo i tasti sogno acquerelli
per le lettere -neri insetti dispettosi-

-tutto stasera recita il mio disagio
non coloro versi, stingono nel cuore-

Impietosa, surreale nottata. Scrivo.


lunedì 8 settembre 2014

Venti di guerra e pruriti indecenti

Ho ancora qualche sogno da spendere
tenterò nel suk delle illusioni sotto casa
poi la torta nera di mirtilli al cherosene
brucerà avanzi e scorie dell’ultima cena.

Non ho seguaci che alzino i calici per me,
eppure ho portato il mio legno sulle spalle.
L’erta era coperta di felci odorose e falene
libravano, delicate étoile, sull'assito antico.

Anche stanotte l’angoscia morde,
lacerata sui rovi la pelle del poeta
sibilo odio e maledizioni al vento,
affilo vanamente pensieri venefici.
Annuso venti procellosi di guerra
-pruriti indecenti che ciclicamente
fanno la storia dell’idiozia umana-
Rullo di tamburi e pifferai magici.

Non ho seguaci che alzino i calici per me,
giovani semi ancora appesi all'ombelico.
M’è rimasto qualche sogno da spendere,
ma il suk sotto casa ha chiuso i battenti.

Notte di luna piena, stellata. Senza sogni.

giovedì 28 agosto 2014

Viene dal mare

Viene dal mare. Il vento.

[questa voglia nomade
questa ansia d’andare
che ammalia le gambe
che imbriglia l’anima
e che irretisce il cuore]

Venne dal mare. Il legno.

Il piccolo naviglio naufragò
-gabbiano senza timoniera-
spiaggiò senza patemi d’ala
noi mistificatori del tempo
dal mazzo di carte truccato.

Viene dal mare. Il canto.

Il richiamo è una nenia fatata
-Circe bara, spariglia le carte-
ho remi acconci per navigare
colori stinti e poche ragnatele
non ci fermeranno comunque.

Viene dal mare. Andiamo.


martedì 19 agosto 2014

La valigetta di latta stampata

Gli spigoli color cuoio, stondati
-rivetti come borchie preziose-
La maniglia di plastica amarena
sopportava un diroccato skyline,
una New York ridente cartolina
appariva tra la ruggine del cielo.

Il lucchetto pencolante, intristito
pareva inutile orpello di metallo
ché la piccola chiave sua amante
s’era persa tra le rughe del tempo,
ma la vecchia Pelikan in bachelite
celava ancora il pennino adorato.

[due fogli ingialliti di quaderno d’allora
-piccoli quadretti da riempire di nuovo-
scacchiera crudele di un gioco negletto
è quanto mi resta della noia degli anni]

Cederò la valigetta al mercato dell’oblio
in cambio una poesia di latta, stampata.

giovedì 31 luglio 2014

Gibigianna crepuscolare

Ora la laguna all'imbrunire sembra
carta d’argento ciancicata, sgualcita.
Lo sguardo spazia oltre i panni stesi,
incontra gli umori, i colori della calle.
Coriandoli di vita di un’Italia ancorata
alla mammella di una terra matrigna.

Il poggiolo è un satellite sospeso lassù
e lo stivale è di pan di spagna fradicio
che sbriciola pian piano nel sale amaro.

-colma d’ignavia la zuppa mediterranea-

L’uggia che m’assale è figlia del vento
refoli che sfibrano l’anima, che potano
senza pudore le fronde del mio cuore.

Ora le voci che salgono, che rimbalzano
sono brusio indistinto di mille campanili
e i piccoli egoismi crescono incontrollati,
coprono con arroganza le grida di dolore
che la risacca becchina vomita sulla rena.
Coriandoli di voci di un’Italia sbriciolata.


lunedì 28 luglio 2014

Vivere è una metafora

Oggi vorrei fosse già domani
quel giorno, quel tuo sorriso.

Oggi vorrei fosse già l’attimo
quel mio averti qui d’accanto.

Esercizio vano quell'anelare ardente
ho visto scorrere stagioni come cirri
compressi tra due tavole blu cobalto
e poi sfuggire al limite dei tuoi occhi.

E il racconto del domani è già storia. 

Perché la vita è metafora del tempo 
è un attimo sospeso tra cielo e terra.


giovedì 24 luglio 2014

Sveva e la sua metà di cielo

Piccola Sveva ti voglio raccontare
la metà del cielo che t’appartiene.

Pretendila, è tua.

Avrai occhi taglienti di diamante
parole aspre di fragole immature
nei sorrisi candidi di perle infilate
il fiero cipiglio vestito di dolcezza.

Avrai il cielo azzurro degli aquiloni
e il rosa dei tuoi sogni sulle loro ali
voleranno liberi lassù senza recinti
se saprai guidarli con mano sicura.

Difendila, è tua.

Della metà avversa ne farò una fola
orchi e uomini neri moriranno tutti
col tempo come ricordi di bambina
al mattino del tuo diventare donna.

Piccola Sveva nel tuo nome è la luce
della metà del cielo che t’appartiene.

*dedicata a Sveva la mia nipotina

giovedì 17 luglio 2014

Precario graffito nel cielo di Gaza

Ho messo all'incanto due occhi di brace
un pugno di sabbia, una kefiah laureata
una kippah corrosa da ancestrale simun
due giochi incoscienti di lacrime attigue.

(ha cassetti ricolmi dell’odio mistificato
il canterano dell’antica ipocrisia europea)

Ho cercato la madre di questa ira abietta
barava per strada i suoi torti per ragioni.
Sull’eterno sudario di questa povera terra
sono impresse le tracce dell’indifferenza.

(ha cassetti con alamari e tiretti di cedro
l’omertoso custode dei silenzi prezzolati)

Granelli di sabbia raggrumati negli occhi
come acini di sangue di rosari analfabeti
e mute preghiere a un Dio misconosciuto
hanno bestemmiato l'orrore delle bombe.

(ha cassetti di menzogne e Dei da citare
per blasfeme discolpe di atroci vendette)

Ho messo all'incanto anche la mia anima
-ho occhi ormai stanchi tra ciglia di pietra-
se il mondo aprirà i cassetti alla speranza
l’ipocrisia seppellirà tra macerie di parole.

(l’odio alienato diverrà gessetto d’artista
il graffito precario artiglierà le coscienze)


domenica 13 luglio 2014

Spritz, Pastis e assenzio pei ricordi

…Parigi, 1983…

È pigro lo scorrere della Senna stasera
e il suo riflesso nel Pastis è un ologramma.
Sei bella come non mai nei pois del tuo cotone
mentre sorseggi felice la tua Perrier e sorridi.
L’aria tutta d’intorno alla brasserie ti abbraccia
danza insieme a te sulle note dell’organetto
e ti trasporta magicamente sul Bateau Mouche.
E ora si va, sull'onda dei ricordi, scivolando
dolcemente verso l’Ile de Saint Louis…

…Chioggia, 2014…

Il vociare del Corso ci richiama alla realtà,
lo struscio serale ha aperto le danze e dalla laguna
sale il lamento sgraziato di un gabbiano in amore.
Guardo un po’ deluso i nostri ricordi sciogliersi
come il rubino dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere.

…incrocio il tuo sorriso…

E sì, per te la vita è sempre un bicchiere mezzo pieno,
forse sarà per questo che è così difficile disunirci,
ci completiamo perché io lo vedo sempre mezzo vuoto.
Sorrido, chiudo gli occhi, e mentre il brusio sale dalle calli
il Bateau Mouche passa sotto Pont Saint-Michel.

…alzo il calice e mi affido all'assenzio.

sabato 12 luglio 2014

E' per te, nonostante Babele

Ha una livida luce sinistra
questa falce di luna stanotte
dà algidi riflessi negli occhi.

(pensieri cavatappi vìolano
lo strapuntino blu cobalto
e i fori rimandano gemiti)

*****

Ho attraversato la laguna
a volo d’angelo sorvolando
le piccole onde corrucciate
alla ricerca dello sberleffo
di luna che ostenta l’abito
lucente di piccoli asterischi.

Gelidi aquiloni d’alluminio
avvinti alle nuvole da catene
-arazzi di lampi premonitori
nel cielo pece di questa notte-
poi fiori di calicanto in riga
come beghine in processione.

*****

Ho perso traccia delle parole
tra le rovine dei miei sussurri
in questa folle Torre di Babele.

(emozioni tradiscono il respiro
-ma il cuore ha ancora voce-
e gli occhi mentiranno i lustri)

Nonostante Babele, auguri.














mercoledì 9 luglio 2014

E oggi scrivo per me

Per questi miei anni, settanta carte aggrinzite
dozzinanti di un mazzo truccato che il tempo,
attonito baro di professione, ha gettato all'aria.
Il Jolly m’aveva sorriso per ben tre volte di fila.

E questo non era ammissibile. Non per Crono.
Raccolgo le carte sparse sul molo -sprezzante-
Nume spietato, carnefice dei tuoi stessi aborti
oggi t’ho fregato, il meglio deve ancora venire.

Sogghigno nuovamente, mentre l’ultimo jocker
s’inabissa e il retrogusto è nodo alla gola, ansia.
Non dirò mai che stavolta la mano era truccata  
questa è un’altra storia, non m’importa, sorridi!

Ok, un’altra mano. Do io le carte?

sabato 28 giugno 2014

Lo stupore di una preghiera inusitata

Mi sembra d’essere sull’ottovolante.

È un altalenare inesausto di emozioni
di mere probabilità, timori inespressi.
Nei continui, estenuanti accertamenti
le disillusioni e le speranze vanificate.

[temo l’improvviso scarto
il precipitare a mozzafiato
del sorriso e il fiato in gola
nello scalare l’erta, ancora]

Mezzanotte -cedo il respiro al sonno-
per ingannare gli occhi pieni di spilli
che straziano il desiderio di serenità.
Con stupore mi sorprendo a pregare.

È una preghiera che non conosco, ma
le parole che sgorgano sono semplici,
scevre da antiche liturgie, colloquiali.
Come a un amico a cui chiedi ascolto.

Sono sull’ottovolante e parlo con Dio!

giovedì 26 giugno 2014

Nei miei e nei tuoi occhi

Occhi appassiti di algide lenzuola
di bianche pareti, corridoi infiniti
tra angeli azzurri in camice verde
-api operaie di febbrile dedizione-

Occhi stanchi di macchine aliene
seduttrici di chimiche portentose
nei vetri attaccati a croci d’acciaio
-insulti di dolore a un livido cielo-

[non credere allo specchio, prezzolato sicario del tempo
l’ingiuria che ti propone non trova spazio nel mio cuore
se pure nel furore tu sfidassi i danni della premonizione
nei cocci del cristallo troveresti riflesso ogni tuo sorriso]

Nei tuoi occhi i miei, e tanto basta.

lunedì 23 giugno 2014

Oggi se non sei “post” non sei up-to-date.

Tutti dobbiamo essere o diventare “post” di qualcosa,
“post-comunisti”, “post-sessantottini”, “post-giovani”.
E poi dovremmo vivere in questa era “post-moderna”
che i senza vergogna definiscono come “post-bellica”.

 Anch'io oggi mi sento un “post” coatto…

Un foglietto giallo canarino spiaccicato sulla bacheca
di un social-game indaffarato a distruggere se stesso.
Non mi leggeranno. Allora planerò, irriverente falena,
sui bit del mondo “post”, definitivamente up-to-date

…ferocemente saldato al frigo a memoria d’esser vivo!

martedì 17 giugno 2014

Quel veleno nell'angolo della memoria

Avevo coltivato deliziose cattiverie da dire
la neve di Crono m’ha congelato la lingua.
Avevo giustificato le rivalse da impugnare
l’ira di Nemesi m’ha sfilato l’elsa di mano.

*****
Capiterà ancora che io incontri quel veleno
che avevo conservato nel barattolo di vetro.
L’avevo ficcato in alto, lassù sopra la madia
nella cucina, dove la nonna non ci arrivava.

Era veleno giovane fatto di piccole cattiverie
-piccole vendette disegnate sotto le coperte-
rabbia inespressa aspra di fragole immature
puerilmente celata nel cantuccio dei ricordi.

*****
Troverò quel vetro, ho preparato il bicchiere
affogherà in me quell'angolo della memoria.
Quando la riva sarà uno sgorbio nero sul blu
il rosso della pira emozionerà il sole calante.

Non temere, quel veleno è ancora giovane…

giovedì 12 giugno 2014

Selfie? Mah...

Si può catturare un sospiro
o un’istantanea dell’anima
dal riflesso di un finestrino?
Ho poca dimestichezza con
i neologismi, ma non credo.

Sul proscenio acquamarina
danza la garzetta, si esibisce
in un romantic Ballet Blanc.
Il cristallo riflette l’emozione
del tuo sorriso alle mie spalle.

“Selfie?” Mah…

Io e te chioseremo il viaggio
ma perderemo questa ribalta.
(non ti dirò mai di neologismi
tanto la laguna è uno tsunami)

…mi arrendo.

lunedì 9 giugno 2014

E' un cielo di garza

È un cielo di garza.

Nell'imbrunire una rondine smarrita
volava stranita, straniera all'amplesso
di un cielo di garza dal respiro velato
che piombava le ali, affogava il canto.

Cercava una nota, un angolo strappato
un assenso alla fuga da quel cielo ignoto
così la voluta era uno sgorbio, un insulto
e il canale attonito rifiutava il suo palco.

È un cielo di garza.

Il profumo di caffè ha mitigato il dolore
quella piccola spina che piaga il costato
la delusione per l’appuntamento perso
per lo spettacolo agognato nell'inverno.

Un ultimo, sommesso garrire, un saluto
o forse un lamento, chissà, verso un Dio
che simile all'uomo stravolge i percorsi
e muta il suo canto in urlar di gabbiano.

Cuce nella calle il pescatore il suo cielo
rammenda con l’accia la garza violata.


mercoledì 4 giugno 2014

Sulla corriera, tra rap e aquiloni

Corriera piena, non ci sono posti abbastanza
per la giovane marea colorata che l’ha invasa.
Il vociare cristallino irrompe nella cacofonia
delle ruote che straziano il selciato. È un rap.

Un racconto ritmato dai battiti dei loro cuori
poesia velata tra realtà e fantasia, incatenata
alla corriera, allo scorrere del tempo sui vetri.

(sorrido ai sorrisi forzati di passeggeri canuti)

Il futuro è un fotogramma rubato alla laguna
le speranze sono aquiloni che anelano libertà,
che tamburellano sui finestrini. È il ritornello.

(la metrica è travolta dallo scalpitare ansioso)

giovedì 29 maggio 2014

Al mercatino (tra la menta e il coriandolo)

Colleziono i ricordi come francobolli usati
ritagli di vecchie cartoline dai colori sbiaditi
emozioni sbocconcellate, dai profili usurati
silloge raccolte in album di antica maestria
copertine gemelle, senza titolo, impolverate.

Ancora prove d’autore abilmente contraffatte
-rare istantanee di metamorfosi colte a metà-
bozzoli sfilacciati appesi al ramerino selvatico
spuntato in un coccio di terracotta ammuffita
quarti di vita, leccornie in offerta dal norcino.

Ho aperto un banchetto scrivendo l’ossessione
tra i versi del racconto ho esposto le mirabilia
sciorinate sul bianco delle pagine elettroniche
troverete la collezione tra paccottiglie di parole.
-i vecchi album ammiccano, lustrati a nuovo-

…ma non sono in vendita. Accumulo.

domenica 25 maggio 2014

Tu non saprai mai

…e ti scopri ipnotizzato
dal gorgo del lavandino
alzi gli occhi e t’incontri
straniero in un riflesso…

Ho parole bianche che svaniscono sul cuscino
-ingiurie scolorite dal tempo e dalla speranza-
mille battiti asincroni che straziano il costato
dita impudenti che disfano la tela di Penelope.

Tu non saprai mai le notti quando l’oblio cede
e cerco invano un sussurro che dica: non sarà.
La smorfia che appare sullo specchio ha l’urlo
della paura, sbaffo carminio sulla tela disfatta.

No, tu non saprai mai.

mercoledì 21 maggio 2014

Estemporanea

[vorrei accanto la tavolozza
i miei pennelli, i miei colori
l’odore acre dell’acquaragia
il mare riflesso sugli smalti]

Senza biacca e tele pronte
né cavalletto per sostenere
occhi ingordi che divorano
la bellezza del quotidiano.

Raduni di famelici gabbiani
-attesa nei sanguigni riflessi
di tende tese su Canal Vena-
mentre il pescatore prepara
astuzie per i guizzi argentati
che giocano la luce serotina.

Non ho ragione delle mie mani 
ormai son la fatica delle parole.


martedì 20 maggio 2014

L'altana sulla nuvola

E poi mi siedo e inseguo le emozioni
che volano alte e si perdono nel blu.
Dall'altana sulla mia nuvola attendo
altre primavere giovani e meno ostili.
Il sole pare ammutolito, si nasconde,
poi riappare, giocherellone irritante.

Non visto rondini, ancora.

-pensieri affastellati scivolano
e scorrono veloci nella mente
distratto seguo dal finestrino
i minuetti di aironi e garzette-

Ho accanto il tuo sorriso, tanto basta.
È malinconia nel sussulto delle ruote
e la speranza ha il colore della laguna.
Ho emozioni dispettose nello zainetto
che si burlano di un cuore viaggiatore
e l’altana sulla nuvola è vana panacea.

Non ho visto rondini, non ancora. 

giovedì 15 maggio 2014

Caramelle da una sconosciuta

Ti narrerò, riavviando i fili d’argento,
quasi fosse erba tenera su cui sognare
come abbia inciampato nella vita -ieri-
sedotto e impaniato da stagioni etere.

***
(eh sì che c’ho creduto alle loro parole
io che c’ho giocato -ora che cala il sole-
io che con loro litigo -così per pigrizia-
non ho avuto remore nell'impudicizia)

***
Ho raccolto foglietti d’oro spiegazzato
-ritagli d’emozioni divorate all'istante-
lusingavano con l’inganno anni melati
e ho succhiato la vita senza conoscerla.


martedì 13 maggio 2014

Oltre la vita, per la vita

Quando il silenzio perde la voce
è allora che dai nome alla paura.

Una cuna di luce come soffice bambagia
mi ha ninnato per quel tempo indefinito
era liquido amniotico di tepore materno
il cordone ombelicale di sicuro appiglio.

-poi la voce, il mio nome-

Mentre i led colorati erano stelle cadenti
nella sala operatoria accendevano le luci
sul proscenio della vita per la mia replica
nel folle Barnum d’arte e umanità varia.

Quando il silenzio ritrova la voce
allora dai un nome alla speranza.


lunedì 12 maggio 2014

A due marinai di terra

*dedicata a Fulvia e Fabio per il loro matrimonio

A due marinai di terra.

Non so quanti passi dovrò contare
prima che questa emozione si sciolga.

Ho dato la rotta a navicelle e zattere
cariche di vento, ansie e anni faticosi,
ho visto luoghi in cui solo a un padre
è permesso accedere ma, sempre,
ho lasciato l’emozione stivata nel legno.
Ora l’approdo è lì, a poche bracciate.

È lì che darò misura del mio esser uomo
prima d’esser padre, quando sarà difficile
distinguere il tremolio delle fiammelle
con la ruggine che scolorirà tra le ciglia.

Non so quanti passi dovrò fare, non li conterò
ma, quando la mano posata sul mio braccio
stringerà la mano che l’attende, getterò l’ancora.
E scioglierò il nodo che serra l’emozione.

Buon viaggio, figli.


giovedì 1 maggio 2014

Unbelievable melancholia

E poi ritrovarsi
nel sorriso di vecchie foto
accarezzare i profili
disegnare gli abbracci.

Chiudere l’album
col sospetto di un tempo
-sospeso-
e una pagina da riempire
con la foto mancante.

E poi ritrovarsi nel sorriso.
                                    -ancora-


domenica 27 aprile 2014

Non c'è memoria senza memoria

Scrivo di te, di mare e gabbiani
scrivo di ricordi di anni lontani
scrivo della vita la nostra storia
perché il domani serbi memoria

-vola alto-

Scarti improvvisi volute eleganti
racchiuse tra parentesi danzanti.
Libero -ribelle alle convenzioni-
interpreta fuori dal rigo e scrive
armonie di indolente musicalità.

Poi da lassù plana -quasi sospeso-
un capriccioso aquilone senza fili
sfuggito a mani bambine -atterra-
con lo stridore roco e prepotente
sull'iride dei miei occhi sgranati.

-ancora mi emoziono-

Annose barricate a difesa del cuore
travolte dalla piena dei sentimenti.
Ho respirato città nebbia e catrame
anni di polveri sottili e piogge nere.
Inerme ho masticato soffocato l’ira
incastrato nella idiotissima sequela
di scatole di latta sbuffanti profitto.

Gli occhi pieni di mare e incantati
dallo spettacolo dell’istrione alato
feriti da ricordi come inattesi flash.
Lampi a volte dolorosi a volte felici
che ingoio e dimentico, ma domani?
Da vecchi il domani è vestito di ieri,
già vissuto non è nei nostri pensieri.

Eppure la memoria graffia, ostinata.



martedì 22 aprile 2014

Bucaniere per amore

(marinaio di nuda terra da zappare
io -bucaniere dal vessillo strappato-
ho l’azzurro/mare pittato nel cuore
e l’incoscienza audace nei pantaloni)

Poi, una rena color d’oro su cui dormire
uno stormo d’ali dalle strida arrugginite
cui donare pensieri e poesie al tramonto.
Stasera isserò il nero vessillo al poggiolo
sarò il bucaniere dei miei sogni bambini
e da provetto guitto ruberò il tuo sorriso.

Poi, sarà sogno e m’imbarcherò di nuovo.


giovedì 17 aprile 2014

Schegge di cristallo e graffi nel blu

(stasera il cristallo sul tavolino
riflette l’oro liquido a schegge)

È quando hai un macigno
che ti opprime sullo sterno
groppo in gola senza motivo
che ti incatena alla carotide.

È allora che annaspi e cerchi
un appiglio lassù, dove mai
avresti pensato di inseguire
graffi il cielo violando il blu.

Ora l’oro del vino nel bicchiere
lascia il posto al rubino del sole
misuro l’angoscia del crepuscolo
che mi assale e mi incattivisce.

(schegge di cristallo sul selciato
riflettono il rosso del tramonto)

Non ho più pazienza né fiducia
nella panacea lenitiva del tempo
e l’oblio del vino s’è frantumato
vorrei risposte stasera, da lassù.

Graffio il cielo, ti vengo a cercare.

martedì 15 aprile 2014

Ti parlerò di noi, quasi fosse fiaba

(non sono attrezzato al verbo d’oggi
non ne capisco il suono, la violenza
non ne sopporto l’acrimonia, l’odio
non mi piace affidare punti, virgole
e storie ad una trappola elettronica
scarafaggi di venefica plastica nera)

So che mi ascolti amico mio non puoi
ignorare il canto nuovo della mia voce
ed ho compagno solo te stasera, lassù
annuvolato su di un falso nido in fasce.
-l’anima è schiusa in questa notte mite
e son sicuro che sarai pubblico attento-

Se il coraggio è arte di vivere allora noi
abbiamo incantato tele con cuore naif,
abbiamo scritto versi di metrica esatta
sconoscendo la malìa dello strapiombo.
Cancri figli del grande trigono d’acqua
timidi e restii nell'abbandonar la rena.

Servì coraggio, non so dove lo trovammo
ma ancora ci sostiene nelle lune traverse
prima d’eclissarci nuovamente nel mare
lasceremo tracce d’amore come Pollicino.
Come vedi la parola ha il sapore di fiaba 
non vibra di elettroni, va diritta al cuore.

mercoledì 9 aprile 2014

Se la risposta è una storia, è la nostra

Ora che ho liberato le mani e il cuore dalle spine
che l’intrico di rovi ha inflitto le sue ultime ferite
che il nostro claudicare ha nascosto le incertezze
e lacrime di mare hanno riarso cicatrici antiche…

…ora, che farò ora?

Non puoi rispondermi sconosciuto, selvatico fiore.
Che ne sai tu di notti perse ad infilar rime precarie
di parole amare per cancellare dolci intemperanze
e preghiere fioche come lumini palpitanti al vento?

Potrei scrivere una storia, la nostra. È importante.
Allora darei risposta a questa innata inquietudine
direi come stanotte sul poggiolo tu sia sbocciato
mentre recitavo al vento e soffocavo le fiammelle…

…ma questa è un’altra storia.

domenica 6 aprile 2014

Come in un quadro di Botero

c’è chi la chiama fortuna
chi dice era il tuo destino
chi invoca trigoni astrali
chi recita fioretti smodati

(i cerchi nell'acqua s’inseguono
ciottoli coatti feriscono il pugno)

Poi con gli anni mi ero convinto:
chi cantava insieme al mio cuore
era un lieve battito d’ali di falena.
Ora persino tu lo chiami angelo?

(i cerchi nell'acqua sono affogati
il sale di laguna sanerà il pugno)

Vorrei fermare il cuore, incontrarlo
poi chiedergli perché il suo sorriso
ha premiato l’esagerata ambizione
del mio assolo nell'arena della vita.

Come in un quadro di Botero. 


giovedì 3 aprile 2014

Un aquilone di garza e cerotti

Lo stridere sgraziato di un gabbiano
solleva batuffoli di sabbia corrucciata
l’onda senza lo scoglio da abbracciare
geme nostalgia della risacca smarrita.

È brezza quella che accorda lo spartito
-alito leggero che spolvera dolcemente-
L’anima, ingombra di ferite autunnali,
invaghita di questo afflato vorrà volare.

Costruirò un aquilone dalle ali di garza
imbastite con filo e virtù di mani antica
-il velo da sposa su archetti di parasole-
come seconda pelle di cerotti temerari.

È un insolito aquilone quello che s’alza
il gabbiano zittito l’ammaestra nel volo
muoiono lassù all'orizzonte dopo il sole
-straccetti di garza sui castelli di sabbia-

Non basteranno cerotti per ricostruirli.

domenica 30 marzo 2014

Clic

È quando spegni la luce
che gli occhi insultano il buio.
Il quadro invaghito del muro
ha una cornice di luna farlocca,
ma l’abaco dà numeri sinceri.

È quando spegni la luce
che le mani cercano l’approdo.
Il buio veste il vuoto d’ira cieca
e la paura ha il volto del cuscino,
ma il tuo respiro è il mio sorriso.

È quando spengo la luce
che tutto diventa più chiaro.

Clic.

mercoledì 26 marzo 2014

Barene, pane e zucchero

Perché il dolce dello zucchero
è rimasto accartocciato nel blu
mare della carta da droghiere?

Perché mai il profumo del pane
è rimasto incatenato sul marmo
e tra le dita sapienti del fornaio?

Barene e acqua. Aironi in volo.

La strada corre veloce tra sobbalzi
i pensieri s’adagiano -vecchie volpi-
sotto le coltri protettive dei ricordi.
Alieno primavere di lunari passati.

Barene e acqua. Garzette ballerine.

Risposte che la vita non mi ha dato
rimaste sospese in volo a mezz'aria,
vecchi aquiloni monchi senza coda
legati all'anima dal filo dei ricordi.

Barene e acqua. Pane e zucchero.

venerdì 21 marzo 2014

Canto Proserpina nella notte

“nella notte dell’arrivo di Flora
per la danza propizia dei poeti
vorrei vestire con parole fiorite
nuovi versi di canzoni d’amore”

Non ti scordar di me -primavera-
seguo orme di farfalle tra le viole.
Nel lucore di lustrini mille gonne
-in vetrina come falene adescanti-
mi sorridono, scolorano l’inverno
ma cedono la beltà a caro prezzo.

Ti incanterei allora con una poesia
versi seducenti, abbaglianti lustrini
esperto aedo reciterei senza vetrina
e come Proserpina ti ruberei al sole.
Poi ti nasconderei per non perderti
e nella notte dei poeti danzerei solo.

Sarò solo un canto, senza vetrina.

martedì 18 marzo 2014

Gli avrei detto...

Gli avrei detto: “Auguri, vecchio mio!”

Poi, lo avrei cullato abbracciandolo stretto.
-la tenerezza soffoca il dolore del ricordo
se chiamo il suo nome risponde mio figlio-

Gli avrei detto: “Vieni, ti porto al mare.”

Poi, saremmo andati in riva alla laguna.
-senza parlare seduti uno accanto all'altro
avrei raccontato il vuoto della lontananza-

Gli avrei detto: “Copriti, è freddo”

Poi, avremmo inseguito guizzi d’argento.
-il sorriso sarebbe spuntato incontenibile
come raggi del sole ribelli sfuggiti all'aurora-

Poi, mi avrebbe detto: “Ricordi quella riva?”

Ricordo papà, ricordo.