crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

domenica 30 marzo 2014

Clic

È quando spegni la luce
che gli occhi insultano il buio.
Il quadro invaghito del muro
ha una cornice di luna farlocca,
ma l’abaco dà numeri sinceri.

È quando spegni la luce
che le mani cercano l’approdo.
Il buio veste il vuoto d’ira cieca
e la paura ha il volto del cuscino,
ma il tuo respiro è il mio sorriso.

È quando spengo la luce
che tutto diventa più chiaro.

Clic.

mercoledì 26 marzo 2014

Barene, pane e zucchero

Perché il dolce dello zucchero
è rimasto accartocciato nel blu
mare della carta da droghiere?

Perché mai il profumo del pane
è rimasto incatenato sul marmo
e tra le dita sapienti del fornaio?

Barene e acqua. Aironi in volo.

La strada corre veloce tra sobbalzi
i pensieri s’adagiano -vecchie volpi-
sotto le coltri protettive dei ricordi.
Alieno primavere di lunari passati.

Barene e acqua. Garzette ballerine.

Risposte che la vita non mi ha dato
rimaste sospese in volo a mezz'aria,
vecchi aquiloni monchi senza coda
legati all'anima dal filo dei ricordi.

Barene e acqua. Pane e zucchero.

venerdì 21 marzo 2014

Canto Proserpina nella notte

“nella notte dell’arrivo di Flora
per la danza propizia dei poeti
vorrei vestire con parole fiorite
nuovi versi di canzoni d’amore”

Non ti scordar di me -primavera-
seguo orme di farfalle tra le viole.
Nel lucore di lustrini mille gonne
-in vetrina come falene adescanti-
mi sorridono, scolorano l’inverno
ma cedono la beltà a caro prezzo.

Ti incanterei allora con una poesia
versi seducenti, abbaglianti lustrini
esperto aedo reciterei senza vetrina
e come Proserpina ti ruberei al sole.
Poi ti nasconderei per non perderti
e nella notte dei poeti danzerei solo.

Sarò solo un canto, senza vetrina.

martedì 18 marzo 2014

Gli avrei detto...

Gli avrei detto: “Auguri, vecchio mio!”

Poi, lo avrei cullato abbracciandolo stretto.
-la tenerezza soffoca il dolore del ricordo
se chiamo il suo nome risponde mio figlio-

Gli avrei detto: “Vieni, ti porto al mare.”

Poi, saremmo andati in riva alla laguna.
-senza parlare seduti uno accanto all'altro
avrei raccontato il vuoto della lontananza-

Gli avrei detto: “Copriti, è freddo”

Poi, avremmo inseguito guizzi d’argento.
-il sorriso sarebbe spuntato incontenibile
come raggi del sole ribelli sfuggiti all'aurora-

Poi, mi avrebbe detto: “Ricordi quella riva?”

Ricordo papà, ricordo.

domenica 16 marzo 2014

Surreale danza di grida e ombre

[inseguo ombre danzanti sul soffitto
e stracci di luce di led sul comodino
-quasi proscenio di un teatro irreale-
esaltano il debutto della luna piena]

Lo strazio di un miagolio d’amore
fonde col grido roco del gabbiano
la notte sempre uguale a se stessa
ha nella calle la coltre rassicurante.

Madre,
stanotte par d’essere su un naviglio
-esile foglia in balia dell’imprevisto-
disubbidiente all’incauto timoniere
che non troverà un approdo sicuro.

Figlio,
le ombre sono arabeschi di paura
che il buio incide sulle iridi stanche
la stanza -pareti bianche di sabbia-
è falsa prigione di lenzuola inutili.

Supino ascolto il respiro riaffiorare
mentre le luci dei led affievoliscono
il miagolio ora è un canto all'amore
e il gabbiano trova pace sul cassero.

venerdì 14 marzo 2014

Poesia d'anima passeggera

(sono solo una poesia passeggera
lascio dietro di me un battito d’ali
venditore porta a porta di illusioni
ho girato parole insolute alla vita)

Un pensiero come un chiodo fisso.
Sto aspettando. Conosco le attese.
Nelle corsie degli ospedali il bianco
ottunde, ferisce -torno nel bozzolo-

Poi, l’abitudine vince l’apprensione.
Spesso è l’unica arma vincente, così
ti acconci all'attesa -pazientemente-
Sono -siamo- solo anime passeggere.

E poi esce, il sorriso è tirato, ma è qui.
Il bianco stinge poco a poco d’azzurro
lascio dietro di me un bozzolo di versi.

Abbiamo ali ferite, ma -si vola ancora-

sabato 8 marzo 2014

Rivedendo "ottomarzo"...

La solita solfa -il solito fioretto-

Occorre svuotare la coscienza
di tutto l’armamentario classico
di questo giorno: l’ipocrisia,
la falsa condiscendenza, infine
tutto il bla bla di consuetudine.

Gettare tutto.

Gettiamo il finto naso da clown
misericordioso e comprensivo
proviamo a riconoscerci negli occhi
di quella metà che ogni giorno
viene violata, umiliata, sopraffatta.

Oltre l’arroganza.

È masochismo puro, cieca violenza
tarparsi le ali impedendo il volo
oltre la metà di quel cielo asfittico
e senza sole che ci trasciniamo
appresso da secoli senza le donne.

Orridi clown da “Arancia Meccanica”.


giovedì 6 marzo 2014

Tuttavia sorride

Benché la terra abbia subito
l’idiota arroganza dell’uomo
il patto infame con la notte
e la falce alacre della guerra.

-nel cielo-

a volte è timido passante
che occhieggia tra le nuvole
a volte è sfrontato amante
sui dolci declivi dell’aurora

-nella calle-

oggi il vecchio pescatore
ha steso la rete da riparare
ago e spago per medicare
le ferite di un mare riottoso

-sulle mani-

Briciole di stelle si spengono
spaurite tra losanghe di luce.
Se stringi i pugni son sicuro
che acchiappi il sole pei raggi.

Sorride ancora, sorridi.

martedì 4 marzo 2014

E' qui

È qui.
Accanto a me.
Respiro il suo sogno
ancora e ancora.
Il suo corpo in controluce
violato, avvelenato.

È qui.
La mano cerca.
Nell'abbraccio il profilo
sagoma il buio della parete
e l’aurora ha il rossore
dell’amore, ancora.

Sciolgo il dolore, è qui.