crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

domenica 30 dicembre 2012

Cuore, ragione e bandiera rossa. Ritorno.


(un’incredibile luna rossa appesa)

In questa notte di Dicembre
attraverso tratturi a piedi nudi.
Aghi di pino rinsecchito bucano
e dipingono impronte cremisi
sul porfido del pavé dell’anima.

(avvampa increspando l’onda)

Mentre il cuore ancora recitava
“amore” un’utopia tra le nuvole
la ragione ha incanutito il sogno
e ha trafitto impietosa il costato.
Misura ineluttabile del tempo.

(aghi di pino incoronano il cuore)

Nella sacca dei desideri mai sopiti
c’è una rossa chimera sgualcita
-troppo corta per coprire affanni-
-troppo ruvida per lenire lacrime-
in questa tersa notte di Dicembre.

(e traverse di legno s’incrociano)

Sventola la luna rossa sulla laguna
garrisce un saluto che scioglie l’attesa.

Tanto basta. Sto tornando.

mercoledì 19 dicembre 2012

Aprirò quel sacco, è Natale


venite
come bambini in attesa di una fiaba
aprirò il sacco che grava sulle mie spalle,
e toglierò la polvere che soffoca il mio cuore

racconterò
di come ogni pensiero che incontreremo
sia stato nel mio tempo l’indomito guerriero
che vinceva le battaglie perdendo tutte le guerre

l’esperienza
che da anni pesa come inutile zavorra,
segna sulle spalle dolenti cicatrici vuole libertà
da ogni costrizione e ipocrite consuetudini

sarà il mio regalo
perché non ho altro da donarvi e poi
troppo pesante da trascinarsi ancora nel tempo
quel che rimane di questa soma lacera e polverosa

mentre leggero finalmente, sgravato da ogni inganno,
il mio cuore stupirà “adesso sì, adesso è Natale”!

mercoledì 12 dicembre 2012

La matita spuntata


[“lapis much el fa spegasc”
-la matita spuntata
fa degli sgorbi-
dialetto milanese per dire
“usa gli strumenti giusti”]

Non ho mai creduto
in gioventù a quel detto,
-quasi scritto sui muri-
-quasi inciso sul legno-
nei banchi della scuola.

Non ti ho mai scritto
per anni il mio amore,
-forse per timore-
-forse per timidezza-
e la matita incanutiva.

Ora che s’è spuntata
per le troppe parole,
-certo più mature-
-certo più sussurrate-
il foglio non approva.

È una vecchia matita
un mozzicone masticato,
-ho fatto troppi sgorbi
senza scriverti mai-
non voglio correre rischi.

Mi ancoro alla tastiera.

martedì 11 dicembre 2012

I wish you a merry Xmas...


Da lassù, dalla cima di quella torre,
-appeso come banderuola disperata-
nei giorni di rabbia repressa e coatta
ho visto le mie speranze, la mia dignità
-coriandoli bucati- scendere come neve 
sulle angosce di chi da tempo attendeva
soffocando sotto una coltre di promesse
l’ipocrita solidarietà per il lavoro negato.

Buon Natale. Nonostante.

Per quelli che del ieri non hanno ricordo
per quelli che non sperano più il domani
per quelli che dietro i vetri della finestra
non scrivono il dolore per troppa paura.

Per me che sono infine sceso dalla torre
e non ho più le dita per contare i giorni
né carta per dorare un desco immiserito
dal mondo che ha divorato tutti i sogni.

Già, anche per me. Nonostante.

…and a happy new year.

giovedì 6 dicembre 2012

Tra lune farlocche e verità irreali


di lassù una luna un po’ farlocca m’irride
svanisce e riappare in un cielo sfilacciato
-maglione blu notte ormai liso dagli anni-
che non copre le ferite delle inutili attese

se vuoi per te stasera inventerò una fola
poi la racconterò come fosse storia vera
se vuoi per te stasera scriverò sottovoce
poi mi eclisserò lasciandoti senza parole

è una storia senza titolo senza alcun finale
solo i vecchi sognatori, liberati da catene
sanno inventar parole per addomesticare
le paure e gli inganni di ogni falsa morale

se verità aneli non inseguir lune farlocche

lunedì 3 dicembre 2012

La spina nel cuore è un ago conficcato in gola


Dicono la paura dimensione umana.
Fosse vero, ancora vivrei.
Dicono il coraggio sale della vita.
Fosse vero, ne sentirei il sapore.
Dicono l’amore panacea di ogni male.
Fosse vero, non soffrirei.

-è una spina che buca il cuore-

Ho divorato il tempo trascorso con te
senza misura del domani in attesa.
Il pensiero del vuoto punge l’anima
scortica le parole appese alle labbra.

-è un ago conficcato in gola-

Dicono la pazienza sia virtù dei forti.
Fosse vero, avrei già vinto.

mercoledì 28 novembre 2012

Il seme nero di un sangue nomade


Piccolo, tondo come un cece, nero.
Nero, con un occhio rosso sangue.
Girellava freneticamente tra le dita
e attendeva il conforto di una zolla.

Fagocitato dall'eterna inquietudine
arzigogolo alibi d’insoddisfazione
creando muri e asfaltando terreni
canto l’ineluttabile voglia nomade.

Domani sarà uguale a ieri, pure l’oggi
non trovò pace in nessun luogo. Mai.
Non ho deciso dove piantare il seme
e la macchia rossa sanguinerà le dita.

No, non c’è verso di mutare gli eventi
il piccolo cece nero dalla rubra voglia
mi seguirà ancora nascosto nella tasca
finquando la terra coprirà i miei dubbi.

Farà burle di me, ma sarà troppo tardi
non ci saranno occhi per i suoi germogli
le foglie nero pece picchiettate di rosso
daranno frutti zingari all'alitar dei venti.

giovedì 22 novembre 2012

L'illusione del roveto


immaturo amore da cogliere
sfidando le ferite adolescenti
attraverso le spine del tempo
togliendo il velo alle illusioni

Erano rovi -ancora pungono-

Spogli, acuminati rovi.
Nessun frutto da cogliere
poche le more aliene riarse
ancor prima di nascere.

Eppure lì, dietro quella siepe
abbarbicata sulla sponda
di un fiume d’acqua malata
millantava amore una rosa.

L’abbaglio occhieggiava
attraverso le spine carceriere
e il dolore pareva sorriso
e il desiderio alibi al dolore.

Un’illusione -seppi poi-

Quando le spine incanutirono
e allentarono il morso al cuore
oltre la siepe rinsecchita trovai
solo polvere di un fiore mai nato.

giovedì 15 novembre 2012

Perché è una fiaba


Ancora mi aggrappo ai sogni di bambino
alle meraviglie che riempivano gli occhi,
quando lievi e iridescenti galleggiavano
gli anni come bolle di sapone inarrivabili.

Ero già nato quando diverse primavere
replicarono lo stupore della prima volta
poi inevitabili inverni uccisero i sorrisi.

Lasciatemi rannicchiato nella mia bolla
con gli occhi all'oblò, rivolto all'azzurro
cullandomi a mezz'aria sfuggo il mondo.

Posizione di privilegio, fuga dalla realtà?
Che importa, in fondo non sono mai nato.
Allora non chiedetemi perché ora sorrido.

Perché è una fiaba, forse…

domenica 4 novembre 2012

Grido nella nebbia prima dell'arcobaleno


…e scavare la nebbia che sale dal fiume
-gli occhi ancora incatenati al cuscino-
cercando un’emozione, un vibrar di canne
poi curvo a raccoglier lacrime di sangue
-quasi fossero fragole di bosco disperse-
serrandole nei pugni a soffocar il sapore

L’urlo è gelo nelle ossa. Annaspi.
Laceri l’aria. Il calore del suo seno.
Affrancato dall’iride improvvisa
affoghi nel Lete lacrime bugiarde .

Ormai un sussurro, la tua voce
grida l’amore, frantuma la nebbia.
Coriandoli d’arcobaleno i riflessi
che sorridono tra le nocche schiuse.

Sulle sue labbra fragole disperse.

giovedì 1 novembre 2012

Cos'altro?


La chiameresti malinconia.

Non foss’altro per il chiarore
che si riverbera tutt'intorno
nell'acqua dai riflessi di piombo.
È così difficile placare mentendo
l’irrequieto andare dell’animo.
Ora s’annuvola, ora s’azzurra.

La chiameresti nostalgia.

Non foss’altro per il profumo
delle prime caldarroste stradaiole
mentre i piccoli sciamano indifferenti
le merendine infagottate tra le gote.
Bruciano tra le dita come ferite
mai consolate e suturate dal tempo.

La chiamerei assenza.

Non foss’altro per l’ultimo pertugio
che ho lasciato aperto nell'anima
e che attende di essere colmato.

Nient’altro.

domenica 28 ottobre 2012

Bulloni d'acciaio e traversine di legno


Fiuto l’aria.

Novembre è ormai alle porte.
L’aspro del salmastro fagocita
ogni alito, ogni refolo gentile.

Come cane da trifola annuso.
Cerco nell'aria un profumo,
quasi un Dicembre precoce.

C’è bora stamane.

Mi ancoro con i sogni al molo
e osservo il vaporetto salpare.
La scia del motore racconta.

…sono binari quei solchi
che luccicano nella laguna
e alghe i bulloni d’acciaio
che serrano la nostalgia
alle traversine di quercia…

Anelo quel profumo rimasto
nelle tasche dei pantaloni corti
appesi al davanzale della vita.

…e resto lì inebetito
gli occhi spolverati
di zucchero a velo
e il sorriso racchiuso
tra dita di mandarino…

giovedì 25 ottobre 2012

Block notes disperso


Non ho preso appunti. La testa è vuota.
Attendo che i pensieri prendano forma
mentre inseguo una macchia sul muro
e svogliatamente m’immagino il profilo.

Sì, vorrei indietro quel mucchietto di ore
d’insonnia uccisa da un sonno artefatto,
di parole affastellate ai bordi dei pensieri
che sgomitavano per affacciarsi al foglio.

Quel sonno di pece ha rubato anche i sogni
le parole si rifugiano tra le spine dell’anima.
Ho perso il mio block notes dai fogli di cielo
dove scrivevo le notti colorandole d’azzurro.

Perché la neve sui capelli porta all'attesa,
si smette d’inseguire il tempo e si attende?
È resa incondizionata al divenire urgente
o comodo alibi l’adagiarsi sull'inevitabile?

Prenderò appunti. Se ritrovo il block notes.

domenica 21 ottobre 2012

Barena in attesa di un altro minuetto


Il verde riemerso dopo l’inattesa marea,
brilla come gel impomatato sulla barena.
Aironi dalle zampe gialle e nivee garzette
improvvisano un regale “pas de menuet”
mentre raffinati piovanelli dal gilet nero
con ciarliere pettegole fanno ala al ballo.

Il rosso del tramonto che filtra dal vetro
m’imporpora i pensieri rapiti dalla scena.
Il finestrino della corriera è il diaframma
che mi separa dalla fantasia, dalla realtà.
Ancora un sobbalzo sull'asfalto del ponte
poi la danza si dissolve in argentei riflessi.

Sono arrivato. Meccanicamente la mano
scosta la tendina e la laguna è alle spalle.
Ti chiamo, un altro diaframma si oppone.
Obliqui raggi di sole trafiggono gli occhi
e stridii di gabbiani sul canale offendono
la voce, mentre il cuore anela il minuetto.

Parlo invano. Non mi sento, non ti sento.

Come la barena sommersa dall'acqua alta
attendo la bassa marea per un’altra danza.

lunedì 15 ottobre 2012

Ali di cristallo e parole indigeste


ho la nausea.
sfuggo il monitor. soffoco la tastiera.

L’ultima volta che ti ho visto sedevi
sul ciglio d’una fioriera di cemento
allacciato ai tentacoli di un’edera,
adescato dai fiori della speranza.

Il volto segnato dalle troppe lune
compagne di notti di veglia coatta,
gli occhi riarsi di chi ha raccontato
anni di fantasmi in parole e carta.

Ai piedi, tra frammenti di crisalide,
un paio d’ali di cristallo abbrumato:
“Il mio tempo qui è finito. Tocca a te.”
e tornasti a cercar lune nel bozzolo.

ho la nausea.
gingillo tra le mani la mia fragilità.

al capezzale di questa pagina bianca
ali incrostate d’apatia dileggiano le dita.

[ho un mucchietto di parole inacidite
incastrate tra lo sterno e la giugulare
pencolano come sfilacci di carne frolla]

che me ne faccio di queste false penne
se non posso volare oltre la mia inerzia?

domenica 7 ottobre 2012

Quarantaquattro volte sì


[no. stasera non scrivo, voglio parlarti
sottovoce sussurro per non svegliarti
a mezza luce, la mano su di un fianco
inseguo il tuo profilo e non mi stanco]

Ai miei occhi gli anni
non han storia di te
sei rimasta la stessa,

Potrei sussurrarlo in rime all’infinito
eppure resto allacciato al tuo respiro.
Sulle labbra ho una raccolta di poesie
quarantaquattro pagine di già scritte.

generosa e caparbia
hai vinto le ingiurie
che dispensa la vita.

La notte è lunga, leggerò di emozioni
-piccole gocce di rugiada tra le ciglia-
Mentre aspetto l’incipit dell’aurora
scriverò una dedica sul frontespizio.

Quelle piccole rughe
che increspano il viso
-lievi sospiri della luna-

Ho mentito, come vedi sto scrivendo,
ché la vita ha altre pagine da riempire.
Non svegliarti adesso, voglio restare
in questi versi che ti parlano per me.

sono i sorrisi del tempo,
abbiamo scritto insieme
quarantaquattro volte sì.

*a Conny, nel nostro anniversario.

venerdì 5 ottobre 2012

Quasi foglie d'Ottobre


Quella ruggine crocchiante sotto i passi
-noi due le mani allacciate lungo il viale-
è ricordo scolorito dal sale acquamarina
della laguna ingorda che fagocita il cuore.

Nel cauto incedere sul selciato sconnesso
il rumore che c’insegue è nota conosciuta
mano nella mano come allora sorridiamo
degli inverni che s’affacciano negli occhi.

Sembrano platani quei lampioni e le luci
sono fronde lungo un viale immaginario.
Si riflettono nel canale come scaglie d’oro
che l’abbraccio della laguna arrugginisce.

I passi crocchiano. Quasi foglie d’Ottobre.

sabato 29 settembre 2012

Il camaleonte e la mantide blasfema


Un bellissimo tramonto sul soffitto
incorniciava la luce tra le imposte.
Il sole arrossiva incontrando la sera
l’amava da tempo, silenziosamente.
L’acqua del canale danzava sinuosa
nel riflesso di quell'amore colorato.

Ciondolavo indeciso nella tavolozza
alla ricerca dell’abito giusto, quando
l’incontrai. Passeggiava tra i cuscini.
Bella e seducente sembrava in attesa
mutai velocemente l’abito e la invitai.
Danzammo una notte infinita, fu mia.

Nell’amplesso la ingoiai avidamente.
Mi divorò pian piano l’anima. Dentro.

Un dejà vu? Forse.

“Sono la vita -masticò- non ricordi?
quella mantide puttana che alla fine
vuole mercede, non regala orgasmi.”

La vomitai al mattino ai piedi del letto.

Sta ancora bestemmiando.

(ho cambiato pelle. e cuscini.)

mercoledì 26 settembre 2012

Quindici minuti da rendere


Ieri ho firmato una cambiale a Crono.

Ho tra le mani un po’ di tempo a tempo.
Ho riempito tutti i buchi dell’anima.
Ho aggiornato le lancette della mia vita.

Mi è rimasto un quarto d’ora tra le dita.

Quindici minuti. Che faccio, glieli rendo?
No. Li ho pagati troppo cari, me li tengo.
Tanto il tempo passa, non se ne accorge.

Domani, forse, se non li avrò divorati…

martedì 25 settembre 2012

Ultimi chicchi di grano maturo


Prima di andare ruberò un po’ di spazio,
-straccetti di nuvole su cui raccontare
anni come chicchi di grano maturo-
scriverò di noi in questa vita sfarinata.

affonda le mani nel costato
stringimi il cuore, ascolta.

I battiti stanno suonando le ultime note
-parole inaridite di semi mai germogliati
nell’affannosa ricerca di carta sul rigo-
perse sul margine dal compositore acerbo.

la canzone è finita, catturala.
poi il vento la canterà per noi

È per te.



domenica 23 settembre 2012

Luna, stelle e peperoncino


La falce di luna sfrigola tra le stelle
come uno spicchio d’aglio in attesa
e il gabbiano insonne recita volute
rubate alla nottola ubriaca di luce.

Questa notte surreale nei suoi umori
mette in scena una pièce irripetibile
dalla panchina riservata ai sognatori
attendo i protagonisti al proscenio.

Un’inquietudine di polvere argento
ha invecchiato la pagina nell’attesa
al finale manca solo il peperoncino
non fallire questo recital anima mia.

…intanto la luna sfrigola lassù…

martedì 18 settembre 2012

Lo specchio dietro l'angolo


ho asfaltato chilometri d’anima
col bitume dell’arroganza.
ho percorso ciecamente strade.

-mi aspettava a ogni angolo-

spesso la sera il rotolare dei dadi
incrinava le attese. non lasciavo
quel catrame di mere illusioni.

-mi ha messo all’angolo-

l’ho sfidato. nell’ultima mano
ho barato nel dare le carte.
ha vinto lui. in corner però.

lunedì 17 settembre 2012

Calcinculo e gabardine nero


-vent’anni di sfrontatezza-
se la giostra non ha prezzo
e spesso non vale il biglietto
a muso duro contro la vita

-bastano i pantaloni-

Erano come il calcinculo
della giostra di periferia.

-chi prende il fiocco vince-

Sì, volavo alto quella sera
quasi aliante nei pantaloni
nero gabardine di sartoria.

Scorticai l’ebbra vanità
rotolando l’amore venale
sfiorito sul verde piagato.
Nel campo dietro la giostra
la paga d’apprendistato
fu il prezzo dell’arroganza.

Non ricordo a chi dedicai
le quattro note stonate
di quella sera senza luna.

-non vinsi un altro giro-

Fu un calcinculo nel buio
nero pece come i pantaloni.

Di gabardine. Smessi.


sabato 15 settembre 2012

Tra la salvia e il rosmarino


quattro del mattino. notte straniata.
arruffata silhouette ciondolo in cucina
i sensi acuiti da un’insonnia recidiva.
ascolto l’aroma del caffè borbottare
e passo in rassegna le spezie allineate.

déjà-vu...
manca solo la Marlboro tra le labbra.

amo ancora coglierti all’improvviso.
le mani in alto inguantate di farina
gli occhi mistificatori di rimprovero.
e mentre il sorriso lievita sul tavolo
ti arrendi al gioco antico dell’amore.

quattro del mattino. il caffè è gelato.
e pensare che le stelle paiono forellini
nel cielo colapasta rovesciato all’insù.
insolito copricapo di un mondo alieno
ai sapori e gli amori che la notte regala.

déjà-vu…
lievita l’amore tra la salvia e il rosmarino.

venerdì 14 settembre 2012

Se fosse poesia...


…come aquila
ad ali spiegate lacerando l’infinito
raggiungerei il limite dell’orizzonte
superando le ingiurie e gli affanni

-invece resto-
inchiodato a sogni viepiù rarefatti
a braccia aperte sulla cima del Golgota
nel ridicolo tentativo di vanità blasfema

…come mantide
divorerei anche i resti del nostro amore
nelle ultime tracce di notti stralunate
l’insaziabile fame di te mi dilanierebbe

-invece sazio-
di voglie inappagate e chetate giocoforza
scendo a patti con il tempo creditore
e pago le mie cambiali di anni incalzanti

se fosse poesia…forse basterebbe

domenica 2 settembre 2012

Di rose e lamponi scolora l'azzurro


quando colori e profumi confondono
e la memoria balla sul filo del sogno
anche la laguna pare verde declivio
che apre le porte al roveto dell’anima

non è possibile. eppure il profumo
è inconfondibile. rosa canina. sì.

laggiù la linea dell’orizzonte appare
intrico di rovi verde sottobosco.
un sottile filo di bruma cela il mistero
e la sensazione permane. testarda.

rose selvatiche e lamponi colorano
questa improbabile aurora marina.
enigmatico l’intrico che mi affascina
-linea di confine sogno/realtà-

intingo di rose e lamponi gli occhi
e il mare sprofonda. l’azzurro scolora.

non svegliatemi. non ora.

domenica 26 agosto 2012

Asincronia


[rivedere la vita a fumetti. inquadrature.
uno storyboard animato. sceneggiatura.]

on

all’inizio il respiro è riconoscibile al battito
le parole disegnano le arcate delle labbra.
tutto si muove armonicamente. stesso ritmo.
voce/azione/reazione. sincronia assoluta.
frame by frame, inquadrature velocissime.
stacchi, dissolvenze, primi piani. ritmo.
la camera t’insegue, la regia sollecita. apnea.
non c’è tempo. “buona la prima”. sempre.

…async!

improvvisi puntini di sospensione. flashback.
nei che sfalsano il ritmo respiro/pensiero.
parole che inseguono le labbra. eco lontana.
alieno “stop and go” di coscienza/incoscienza.
la dolly-camera riprende dall’alto in un lungo
piano sequenza il bianco e nero del dolore.
tre inquadrature soffocanti. grida e voci afone.
parole appese ai puntini come corvi in attesa.

off

il led è rosso, sarà solo stand-by? riaccendo.

venerdì 24 agosto 2012

Chez moi...a Montecarlo (1987)


La speranza è una falena puttana.
Adesca al falò degli inganni acceso
all’angolo del tramonto della vita.

Andirivieni di senilità in gonnella,
tra falene complici di slot machine
bruciano sui falò cartocci di monete.

Gelida stazione i binari del ritorno.
All’alba il falò degli inganni langue,
spegne come un vecchio copertone.

Mercenaria, illusoria falena!

Da quassù il mare è una speranza.
Disattesa, seppure prevista. Manchi.
Il tavolo è il vuoto che mi circonda.

Il riflesso dell’oro nell’unico cristallo
di bollicine sulla terrazza del Loews
intristisce al tramonto incipiente.

Tutto è perfetto, inappuntabile il blu.
Non ho monete da spendere alle slot
e il falò arde inutilmente all’angolo.

Ho atteso. Chez moi..a Montecarlo.



giovedì 16 agosto 2012

Au revoir


Disteso sull’erba dolcemente in declivio,
lo sguardo perso nell’azzurro, ti confidi.
Accanto a te una splendida donna ti ascolta
attentamente sorridendo complice. Un’amica.
Che vorresti madre, amante e un po’ puttana.
Con lei danzeresti l’ultimo tango sul Pont Neuf
mentre il bateau mouche passa sotto le arcate
e i flash dei giapponesi in gita t’immortalano.
Fai l’amore con lei perso in un sogno impossibile
tra le tovaglie piegate nel retro di una brasserie,
e lasci il pastis morire d’inedia sul tavolino…
Sogni e parli, parli e sogni. Lei sorride e ti ascolta…

Au revoir, Paris.


mercoledì 15 agosto 2012

The dark side of my soul


in the dark side of my soul
nobody’s waiting for me
only a jocker is laughing
isn’t madness, it’s my way

conosco il lato oscuro
della mia anima.
la tela strappata della follia.

(non chiedermi oltre
è rinchiusa da tempo)

non insistere. ti prego.
la risata ghiaccia è brina
polvere che sbianca il cuore.

(orgasmi? insetti
incastrati nella tela)

nessuno mi attende. al buio.
ho ingoiato le chiavi
e jocker insegue la sua eco.

(è l’uscita sul retro
di un vicolo cieco)

qui c’è luce. c’è sempre
uno spicchio d’anima in attesa.
che la brina si sciolga. di te.

the dark side of my soul
is full of broken memories
ever empty of missed loves
seems a lightless moonlight

lunedì 13 agosto 2012

"Ottembre"


la notte. nera rena mi trattiene.
invisibili ragni tra i granelli. tele.
sospeso in un limbo, costretto
tra scaglie di luna argentata.

fluttuo.

potrei contare i passi del vento
mentre cancella le orme del passato.
ma scaltri piedi alati nascondono
tracce inevitabili di calzari pesanti.

immagino.

porterò l’anima all’approdo
con l’avvento della nuova stagione.
forse domani, tra un mese. poi.
probabilmente in autunno.

sorrido.

Ottobre…Novembre…resto sospeso
nel limbo delle mie incertezze
tra falde argentate l‘eco dei passi
confonde i battiti del cuore.

aritmico.

…e se fosse “Ottembre”?

[ho avvolto in argentee scaglie lunari
tutte le mie indecisioni e i treni persi
quell’ unico bouquet di fiori di sposa
che ti ha atteso al binario della vita]



mercoledì 1 agosto 2012

Terracotta e fil di ferro


[…l’immagine piano sbiadiva
-è sogno l’incontro inatteso?-
il sacco di vita che ho appeso
al rullar di tamburi s’apriva]

tamburino di terracotta
dal sorriso di smalto cariato
scandivi la guerra al tempo.

tre volte il rullo
prima dell’assalto

l’annuncio s’è fatto più flebile
-ingoiato tra macerie di anni-
la sordina affoga i tamburi.

mi sproni, ora
lo sento sei qui

granatiere di cuore indomito
che richiami all’assalto finale
è battaglia senza prigionieri.

impudente, io
diserto la lotta

soldatino di coccio pittato
monco e lacero -riveli- l’anima
appesa a un filo di ferro.

raccatto ruggine
tra cocci colorati



martedì 31 luglio 2012

Falene rosse e sabbia


vento. mare grosso stamane.
la sabbia che sale incipria i visi,
gratuito make-up cela le rughe.
osservo scampoli di terza età
arrancare sul bagnasciuga.
mani cemento dietro la schiena
e sorrisi ipoteche di pensione.
aquiloni. falene rosse s’agitano.

-istantanea balneare-

mano nella mano sulla rena
riempiamo le stesse orme
io e te, piccolo ansioso uomo
che oggi mi accompagni.
sì, vorrei rovesciare le parti
interrompere la clessidra,
inseguire orme su altri arenili.  
un altro tempo. non è bastato.

-un miraggio color seppia-

il desiderio è un attimo. flash.
la sabbia, rigagnoli sulle gote,
inesorabile affoga i ricordi.
vento. mare grosso stamane.

-falene rosse. appese-

martedì 24 luglio 2012

Lenzuola di lino e sciacalli afoni


ho intriso di dolore altre lenzuola
quando l’urlo dello sciacallo
raggrinziva il sorriso della luna.
quando tra le pieghe della notte
attendevano pensieri sicari
-lame affilate d’anima inquieta-

stanotte no.

attendono lenzuola di lino. candide.
mentre la luna filtra dalle imposte
e il soffitto è volta stellata -blu-
mi tieni per mano. sorridi.
ho visto altre estati avvolte -ieri-
in roventi lenzuola come sudari.
mancava il tuo sorriso. le tue mani.

stanotte no.

ora la luna è pelle di bambino.
anche gli sciacalli tacciono.

sabato 21 luglio 2012

Pantofole di legno e zoccoli di lana


non ebbe misura il tempo che passai
accovacciato sulla riva del Lete.
Crono era il cadavere che attendevo
ma la clessidra ammutolì nell’irreale.
un ammasso informe attraversò
ciondolandosi nelle acque dell’oblio
riconobbi terreo il mio sembiante.
Il tempo mi aveva fottuto ancora.

Panta rei.

quante volte in tutti questi anni
mi sono trovato assemblato a fatica
per attraversare lo stesso fiume.
inghiottito dai medesimi mulinelli
dimentico di me e della mia meta
in balia di correnti e gore assassine.

quanti vascelli di carta tremebondi
e zattere di dolce pan di zucchero
e catamarani di zolfanelli colorati.
ogni seducente arte navale fu spesa
per iterare la fuga, noi dimentichi
delle acque dispensatrici di sogni.

all’approdo il sorriso ebete infilava
zoccoli di lana, puntuali al ritorno
mostravamo le piaghe inevitabili
che i tratturi annosi dispensavano.
stanco al desco, novello Polifemo,
una sola pietanza mi allettava, tu.

indossando pantofole di legno
-piccoli navigli improvvisati-
fuggivi dalle profferte amorose
e in un sadico gioco mi alienavi
accovacciato sulla riva del Lete.
in attesa del rientro da te stessa.

Panta rei. un aforisma.
una filosofica incazzatura.

giovedì 19 luglio 2012

68. (mutazioni genetiche in corso)


poi,
diciassette anni bisestili
parimenti giorni epagomeni*
modificarono poco alla volta
geneticamente il mio aspetto.

poi,
nel gioco di flussi e riflussi
diciassette maree lunari
sanarono piaghe illividite
dai riflessi salini delle onde.

sono un granchio violinista.
ogni volta replico l’assolo
alla prima dello spettacolo
allestito nell’anno bisestile.

sessantotto granelli di sabbia
-silice pesante tra chele dolenti-
tracciano solchi sul carapace
nelle fughe sghembe dalla vita.

perso nelle gore matematiche
di mutazioni genetiche in corso
concludo con un trillo satanico
insabbiando il violino canuto.

*giorni supplementari


martedì 17 luglio 2012

Mattinata accartocciata


è amaro catrame
questo caffè stamattina.
senza macchia nero
bitume che asfalta la gola.

poca gente in giro.
il corso ingombro di stand
lava i ricordi notturni.

tavolini spogli come attrici
di burlesque attendono
pensionati insonni ai deschi.

il sole incattivito sgambetta
l’allegria della brezza.
tovaglioli di carta planano.

-bianche falene ubriache-

seduto al tavolino accartoccio
questa mattina senza zucchero.
l’anima è una bustina bucata.

domenica 15 luglio 2012

Like Zabriskie Point


oh, no. non voglio scendere
da questa nuvola. sali anche tu.
sarà un viaggio meraviglioso
alienare tempo al suk dei sogni.

è lama di luce
tagliente acido. blu.
metà del cielo
sparato nelle vene.
è uno sballo. tu.

una partenza senza check -in
un solo bagaglio a mano
l’anima acquistata al “duty free”.
finirà presto questa vacanza.

-o forse no?-
Heart Beat, Pig Meat
il vinile dei Pink Floyd
sta andando a manetta.
brividi scaldano il motore.

[non abbiamo corso la vita a cavallo
di uno strepitoso chopper decorato.
abbiamo viaggiato anni incatenati
sul nostro cinquantino truccato.]

so, baby, let’s go again! 

sabato 14 luglio 2012

Maudite étoile di un antico carillon!


Sulle note sfibrate di un vecchio carillon
le punte sfondate delle scarpette rosa
danzano un improbabile bolero raveliano.
Nel gioco di specchi che il tempo propone
il tulle lacerato non cela la rossa malizia
e il caleidoscopio si compone nella vampa.

[le punte non reggono il peso degli anni
e lo specchio rimanda una tela di Botero]

Passi elefantiaci sfiatano le ultime ore
l’étoile attempata del carillon della vita
crolla nel fragore del tempo in frantumi.

La dernière pirouette.

Merde!


domenica 8 luglio 2012

Fragole rosso sangue


sarà un brindisi.
quattro gambe incrociate
sotto un tavolino
di un bar qualsiasi.
in un cielo qualsiasi.

che importa.

io e te e fragole rosso sangue
come quel giorno
che piovvero e io non c’ero.

nei brindisi dei nostri sorrisi
saluteremo i cieli avversi.

hai ancora il rossetto
sulle labbra amore.

sono le fragole.

cosa mi sono perso quel giorno…

champagne?

martedì 26 giugno 2012

A cavalcioni su una sedia


quanti di me ho incontrato
persi tra gli spigoli della vita
raccattati sull’acciottolato,
disegnati in punta di matita

la luna un piatto d’avanzi sporco
riflesso nella pozza tremula
d’acqua di rose peste nel mortaio

di sampietrini.

notti dolciastre a scendere e risalire
e prendere al volo il carrozzone.
ho raccontato. riempito pazzie di fogli.

quanti di me?

ho perso il conto lassù in equilibrio
ciondolando sulla treccia di  Fantasia
puttana sospesa tra realtà e incoscienza.

tirar tardi a cantar Contessa e fiabe
tra pannolini e conti da saldare,
recitar a soggetto pagava le cambiali.

ma sì, per quel tanto che ho vissuto,
digerito tra calzoni corti e jeans bugiardi
passato in fretta, dannatamente in fretta.

chissenefrega.

cherosene nelle vene  sull’assito sdrucciolo
il copione è oramai monologo ansante
scrivo l’incoerenza col sorriso nelle tasche.

è l’ultimo atto, canuto istrione
a cavalcioni su di una sedia
ora puoi stonando Aznavour
concludere così la commedia

sipario.

lunedì 25 giugno 2012

Forse erano lacrime


Di là dal vetro gli occhi inseguivano quattro foglie arrugginite di platano
che in volo carpiato si tuffavano nella pozzanghera sul grigio selciato
le compagne verde oro in attesa le accolsero con un girotondo festoso
e inscenando un’ardita figura di nuoto sincronizzato sparirono nel tombino.

Lo sguardo faceva lo slalom tra i piccoli falsi diamanti sparsi sui vetri
mentre la noia aveva il sapore della pioggia che cantava a squarciagola,
il Naviglio indifferente ingoiava quelle lacrime che nessuno aveva pianto
e la notte dal seno matrigno carezzava la mia mano ingannando Morfeo.

Il pianto dapprima sommesso lentamente mutava in canto di protesta
martellando il silenzio lacerava le trame del sipario dell’indifferenza
il cucciolo ancora in me reclamava affamato il diritto ad un cielo sereno
mentre gli occhi arrugginivano inseguendo il volteggiare delle stagioni.

Pioveva quella notte a Milano, ma forse erano lacrime.

lunedì 18 giugno 2012

Emersion (surfacing frame by frame)


gli occhi al rosso mentre rovescio l’orizzonte
immerso nel blu abissale del ventre notturno
inarco il respiro all’ingiù dimentico d’apnea
nel mare amniotico che protegge il mio sonno

così adagiato su di una sottile faglia di corallo
anche stanotte ho respirato sogni in bollicine
nella realtà gasata che ha inebriato i miei voli
ho sospeso l’anima in un confortevole rifugio

annaspo il buio.

[recidere il cordone. invertire la rotta.
dimenticare deliri di comodo. tornare.]

emergo infine.

[respiro con difficoltà. la realtà mi affoga.
vorrei immergermi di nuovo. non posso.]

hai acceso la luce.

venerdì 15 giugno 2012

Puntini di sospensione


au revoir, et à la prochaine fois…

Sono rimasto così, appeso a quel saluto.
La sera respirava allegra una fisarmonica
mentre il tramonto sulla Senna era un falò
che oscurava il carminio dell’estemporanea.

Ci siamo salutati e lasciati, Parigi?

Ancora oggi, quando il tramonto sul mare
colora con lo stesso fuoco, mi addormento
dondolando il sorriso sull’amaca dei ricordi
che ho sospeso tra la promessa e la speranza.

Cancellerò quei puntini di sospensione.

In fondo sono solo tre…

mercoledì 13 giugno 2012

Gichero e Passiflora, un amore di veleno


[con passo sfrontato attraverso l’incerto tratturo
e supero il dosso che divide il sogno dal surreale
dai lati dell’onirico paesaggio il verde malato
occhieggia con sguardo mefitico il mio incedere]

-avrebbe potuto essere un grande amore,
ma il corrucciarsi del terreno separava
due anime così diverse parimenti velenose-

lui “Pan di Serpe”
ingannevole tentatore

incredibile nel frutto color di zafferano acceso
si ergeva turgido sul suo stelo variegato
con foglie intrecciate ammiccava l’amplesso

lei “Fior di Fiele”
perenne icona del fervore

splendido fiore della passione dominava altera
mentre offriva al cielo i suoi stami, la corolla
pareva blasfemo connubio di sacro e profano

nutrono nella bellezza
il sottile veleno dell’amore

-non s’incontrarono mai ciascuno curò,
concedendo il suo veleno alla sapienza antica,
in giusta misura la cagionevolezza umana-

[superato il dosso del sogno e della metafora
nello stupore dell’inusuale e sfrontata bellezza
colgo il monito che la natura cela ai superbi,
l’amore è veleno nelle mani degli improvvidi]

lunedì 11 giugno 2012

11 Giugno 1984, quella sera ho pianto


Seduto, i gomiti poggiati sul tavolaccio
gli occhi erano gonfi di parole spezzate.
Accanto a compagni dello stesso viaggio
piangevo l’idea che s’ammantava di nero.

Era un sentimento, la speranza futura
che su quel palco andava morendo
così oggi rivedo le primavere vissute
all’ombra di un vessillo creduto sincero.
Il tempo mostrò le crepe di quelle certezze
e il muro crollò travolgendo gli errori,
delle macerie di un ideale tradito rimase
il ricordo indelebile di un grande uomo.
Oggi che il disincanto e il cinico profitto
hanno disatteso qualsiasi domani,
non rimpiango ciò che la storia condanna
ma non rinnego quella tensione ideale.

Quella sera ho pianto, Enrico.

domenica 10 giugno 2012

Mai di Sabato


Dovessi rinascere, vorrei non fosse Sabato.

[questa giornata indecisa, di mezza festa
dove metà ti offre vacanza e metà ti tiene
dove l’amore attende la metà che manca
e la Poesia rimane a mezza voce espressa]

Era di Sabato quando non ti ho incontrato.

Anche il cielo era sibillino
metà turchese e metà piombo
indeciso nel sentire lasciava
appesi a un’incompiuta.
Non erano fiori in attesa di te
solo parole inespresse
che si rincorrevano ingabbiate
nell’illusione della clessidra.

T’incontrai finalmente. E non era Sabato.

Frantumai il cristallo aguzzino
il tempo ingoiò sabbia, liberò parole
scrisse l’incipit di questa poesia,
di vita vissuta come fosse Domenica.

Sempre.

venerdì 8 giugno 2012

Soul and fantasy


Ho lavato e stirato l’anima
piegandola con la fantasia,
come fazzoletto l’ho infilata
tra le costole, sopra il cuore.

infilata
tra le costole

Oggi non parlerò dei gabbiani,
del loro isterico, aspro vociare
muterò il foglio in verde acqua
intingendo le parole di laguna.

sedotta
dalla fantasia

Salirò sul traghetto dell’utopia
raggiungerò l’infinito parallelo,
dispiegato il fazzoletto d’anima
saluterò l’approdo tra i sorrisi.

l’anima
soffoca il cuore

Una medusa insegue i pensieri,
-veleggiamo verso l’identica meta-
ancorato ai miei battiti terreni
respiro in un polmone d’acciaio.

Rimetto l’anima al suo posto.

L'unica certezza


Odio chi ostenta sicurezza
e verità assolute in tasca,
chi accende ceri in chiesa
quando la corsa termina,
e bestemmiando giudica
dall’alto di un falso pulpito.

Ho accumulato neve di anni
vissuti cercando le risposte,
mai rinnegando le domande.
Alla mia testarda insicurezza
è data una sola replica, la vita
non dà mai comoda certezza.

giovedì 7 giugno 2012

Me intriga el parlar ciosoto*


Non è ancora mia
questa nenia, questa cantilena,
questo frangersi di acuti e di vocali
sugli scogli e le barene della laguna
quasi andar delle maree con la luna.

Non è ancora mio
questo altalenar ritmato e tronco 
questo parlar dolce seppure asprigno
nelle gole arrochite dei pescatori
e nell’eco delle “ciacoe soto i porteghi”.

Forse non c’è tempo
mi sono abbeverato a mille idiomi
e ho dato alla mia voce tratto indistinto
foresto sono a tutti, anche a me stesso
confondo le parole e spesso non capisco.

Non è ancora mio, però m’intriga.

*dialetto di Chioggia