crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

martedì 31 maggio 2016

Di terre riemerse, vino cattivo e vele lontane

Riemergere, scambiare i portici per sinceri tratturi
perdere la rotta tra le voci arrochite di cattivo vino
e poi leggere bonaccia nei cristalli aranciati di sole.

Vele lontane.

Sorrisi appesi alle code di folaghe perse al tramonto
e la camicetta di seta testimone di un amore maturo
che lampi di sole screziati accendono a sguardi felini.

Pessimo layout.

Seduto al tavolino conciono la boccia di brusco vino
mi annullo tra i passi strascicati dello struscio serale
e ascolto i pensieri farsi largo tra rintocchi petulanti.

Poche bracciate di terra, una laguna che mi canzona.

Riemergo tuttavia.


sabato 21 maggio 2016

Nonsodireno

Oggi il cielo è azzurro che liquefa gli occhi
irride alle malinconiche speranze disattese
si beffa del malumore e m’invita al sorriso.

-costringo la stizza nella bisaccia dei ricordi-

Ho imbevuto pupille e emozioni di cupezza
ché fatico ad accettare un chetarsi d’anima
ma apro le braccia come Cristo rasserenato.

-ah, cuore di pan di spagna intriso di cielo! -

Oggi il cielo è diamante che acceca l’orgoglio
sveste le malintese parole di accenti randagi
incide il cristallo della teca delle disarmonie.

-ah cuore, l’azzurro è alle labbra rasserenati-

Sì. Nonsodireno.


venerdì 20 maggio 2016

Mi fermerò al crepuscolo, lassù

E mi fermai in quell'intervallo di tempo sospeso
che colora il giorno prima che la coltre della notte
spudorata scoprisse le gambe diafane della luna.

Fu il rossore delle mie gote ancora implumi
a imporre materna tenerezza al suo sguardo?

E mi ritrovai di colpo a sognare altri tempi sospesi,
altre terre di mezzo, altri tratturi da percorrere
-lesto- prima che giungesse la stagione della neve.

Ora che sono al traguardo, ora che di crepuscolo
ho colorato le vesti, che sorrido al volgermi indietro,
mi accoccolo in questo ventre materno e galleggio
nel liquido amniotico che il tempo mi sta regalando.

Da qui ti scrivo e scolpisco queste parole nel foglio
antiche parole abusate, violate -sconosciute ai più-
leggile ora che la coltre della notte non oscura la via
le ritroverai come erme, tutore del tuo cammino.

Ascolterò i tuoi passi battere nel mio petto, lassù
e in quell'intervallo di tempo sospeso ti aspetterò.

-al crepuscolo la fiamma è brace inestinguibile-

Ma l’attesa spacca il cuore.


giovedì 19 maggio 2016

Quattro papaveri rossi

Quella macchia di carminio -indistinta-
insanguina il verde assediato dal giallo
pretenziosa stoppia di un sole anemico.

Lassù le rondini volano alte -straziano-
strillano dolore per la tavolozza di cielo
quell'azzurro perso nella fuga dal nido?

O è forse voglia della primavera negata?

Non ho animo di indagare -c’è poca luce-
una lama di sole orgoglioso buca le nubi
ora il carminio prende forma negli occhi.

Distinguo quei papaveri rossi -arroganti-
sento il grido del verde che muore piano
rabbrividisco mentre mi trafigge l’anima.

Lassù le rondini sono sparite in silenzio.

Attendo il tuono. 


sabato 14 maggio 2016

Insanity (o dell’oblio coatto)

Quando i fantasmi del passato lasciano la stanza
e si ripresentano nudi -senza la vestaglia bianca-
quando t’accorgi che la chiave dell’oblio inceppa
e non rinserra angosce e non chiude chiavistelli,
allora rincorri la ragione che tenta l’ultima fuga.

Anni passati a non ricordare, a spendersi altrove.

Vorrei avere ancora quella forza dell’incoscienza
ma il risveglio per quanto brusco graffia e segna
ho poco da raccontarti -anima mia- di me già sai
rincorro la ragione -per non dimenticare l’uomo-
le mie paure, i miei errori che tornano inevitabili.

Anni vissuti nell'insanità dell’oblio, dell’illusione.
Follia? Forse. Non rinnego nulla -era vita dovuta-

Spengo il buio -i fantasmi sono tornati- Oramai.

Dovrei coltivare biancospino.


giovedì 5 maggio 2016

Pulviscolo lunare e sale marino

Sarà stata solo fortuna?

Poi mi raccoglieranno, accucciato come feto sul selciato
-pulviscolo lunare e sale marino- sarà il tempo di mezzo
in quell'indeciso brontolio degli Dei che il cielo si aprirà
saranno finalmente more di gelso e roselline di Maggio?

O forse no. Troppo il desiderio, troppa la foga giovanile,
troppo il vuoto nello stomaco al solo proferir “distacco”?
Ma era un tram che passava e la corsa era di sola andata
gli anni cigolavano, hanno lasciato tenerezza negli occhi.

Forse sì. Nulla è mutato se non la falsa misura del tempo
il pulviscolo lunare -giocosa metafora- è figlio del mulino
che ha macinato amore e vita e ha impastato pane azimo.
Quel tram che ha ballato sui binari quasi fosse su un ring.

(sto ancora ballando il biglietto è scaduto -rivedo il film-   
e non ditemi che sono fortunato, perché potrei crederci)

Pulviscolo lunare e sale marino negli occhi. Forse piove.


mercoledì 4 maggio 2016

E la corriera va

Un respiro costante, immutato nel tempo le barene attendono il mare. Lo abbracciano, lo respingono, amanti esigenti. Pendolare coatto vivo il loro amore attraverso il finestrino mentre i sobbalzi della corriera creano scarabocchi sui fogli dove improvvida la mano tenta di prendere appunti. Lo scorrere delle immagini culla i pensieri, coglie attimi mentre gli aironi creano eleganti volute nel cielo e le garzette si contendono con i gabbiani il possesso del territorio. Poi la marea monta, la barena calza il mare come una confortevole coperta -vi si nasconde- io raccolgo i pensieri e scrivo. Un airone cenerino disegna una parentesi nel cielo e si riflette, falce d’acciaio, sulla laguna argentea come mica…