crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

mercoledì 28 novembre 2012

Il seme nero di un sangue nomade


Piccolo, tondo come un cece, nero.
Nero, con un occhio rosso sangue.
Girellava freneticamente tra le dita
e attendeva il conforto di una zolla.

Fagocitato dall'eterna inquietudine
arzigogolo alibi d’insoddisfazione
creando muri e asfaltando terreni
canto l’ineluttabile voglia nomade.

Domani sarà uguale a ieri, pure l’oggi
non trovò pace in nessun luogo. Mai.
Non ho deciso dove piantare il seme
e la macchia rossa sanguinerà le dita.

No, non c’è verso di mutare gli eventi
il piccolo cece nero dalla rubra voglia
mi seguirà ancora nascosto nella tasca
finquando la terra coprirà i miei dubbi.

Farà burle di me, ma sarà troppo tardi
non ci saranno occhi per i suoi germogli
le foglie nero pece picchiettate di rosso
daranno frutti zingari all'alitar dei venti.

giovedì 22 novembre 2012

L'illusione del roveto


immaturo amore da cogliere
sfidando le ferite adolescenti
attraverso le spine del tempo
togliendo il velo alle illusioni

Erano rovi -ancora pungono-

Spogli, acuminati rovi.
Nessun frutto da cogliere
poche le more aliene riarse
ancor prima di nascere.

Eppure lì, dietro quella siepe
abbarbicata sulla sponda
di un fiume d’acqua malata
millantava amore una rosa.

L’abbaglio occhieggiava
attraverso le spine carceriere
e il dolore pareva sorriso
e il desiderio alibi al dolore.

Un’illusione -seppi poi-

Quando le spine incanutirono
e allentarono il morso al cuore
oltre la siepe rinsecchita trovai
solo polvere di un fiore mai nato.

giovedì 15 novembre 2012

Perché è una fiaba


Ancora mi aggrappo ai sogni di bambino
alle meraviglie che riempivano gli occhi,
quando lievi e iridescenti galleggiavano
gli anni come bolle di sapone inarrivabili.

Ero già nato quando diverse primavere
replicarono lo stupore della prima volta
poi inevitabili inverni uccisero i sorrisi.

Lasciatemi rannicchiato nella mia bolla
con gli occhi all'oblò, rivolto all'azzurro
cullandomi a mezz'aria sfuggo il mondo.

Posizione di privilegio, fuga dalla realtà?
Che importa, in fondo non sono mai nato.
Allora non chiedetemi perché ora sorrido.

Perché è una fiaba, forse…

domenica 4 novembre 2012

Grido nella nebbia prima dell'arcobaleno


…e scavare la nebbia che sale dal fiume
-gli occhi ancora incatenati al cuscino-
cercando un’emozione, un vibrar di canne
poi curvo a raccoglier lacrime di sangue
-quasi fossero fragole di bosco disperse-
serrandole nei pugni a soffocar il sapore

L’urlo è gelo nelle ossa. Annaspi.
Laceri l’aria. Il calore del suo seno.
Affrancato dall’iride improvvisa
affoghi nel Lete lacrime bugiarde .

Ormai un sussurro, la tua voce
grida l’amore, frantuma la nebbia.
Coriandoli d’arcobaleno i riflessi
che sorridono tra le nocche schiuse.

Sulle sue labbra fragole disperse.

giovedì 1 novembre 2012

Cos'altro?


La chiameresti malinconia.

Non foss’altro per il chiarore
che si riverbera tutt'intorno
nell'acqua dai riflessi di piombo.
È così difficile placare mentendo
l’irrequieto andare dell’animo.
Ora s’annuvola, ora s’azzurra.

La chiameresti nostalgia.

Non foss’altro per il profumo
delle prime caldarroste stradaiole
mentre i piccoli sciamano indifferenti
le merendine infagottate tra le gote.
Bruciano tra le dita come ferite
mai consolate e suturate dal tempo.

La chiamerei assenza.

Non foss’altro per l’ultimo pertugio
che ho lasciato aperto nell'anima
e che attende di essere colmato.

Nient’altro.