crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

lunedì 27 ottobre 2014

Stringimi

(il ragno ha arruffato la tela
l’impiccato rampogna le zampe)

Stringimi quando mi vedi
-smarrito nell'inutile gioco-
immaginando il futuro
di un tempo orfano di noi.

(la luna è un taccuino di pelle
cucito con il refe dei ricordi)

Stringimi quando mi vedi
-rovistare nel tascapane-
croste del nostro passato
per i passeri della nostalgia.

(la luna è un taccuino di pelle
zeppo di cicatrici anemiche)

Stringimi quando mi vedi
-appeso a un aquilone-
celare le orme nella rena
e irridere la spuma del mare.

(il ragno ha districato la tela
l’impiccato blandisce le zampe)

Stringimi forte.

sabato 25 ottobre 2014

Madre non hai avuto tempo

C’è un piccolo legno ancorato
-blu e giallo di mare e di sole-
attende da tempo il mio peso
ma il vento non fuga la paura.

(madre non hai avuto tempo
di svelare dove finisce il mare)

Ho visto un airone a ponente
spauriva le ali color di vampa
pel rossofuoco dell’imbrunire
inseguiva a est l’amata aurora.

(madre non hai avuto tempo
di lenire le mie piaghe di sole)

Ho misurato la vita nei passi
di una preghiera dimenticata
l’indolenza di anni arroganti
acuisce il dolore del distacco.

(madre sono ancora in tempo 
per giustificare la mia ignavia?)

giovedì 23 ottobre 2014

Senza pudore (canzone svergognata)

stanotte vorrei rubare la poesia
nei versi che leggo sul tuo sorriso
-affiora l’incipit tra le tue labbra-
ma il refrain è scritto sul cuscino

E ora vorrei riprendere la rima dei versi
ancora sospesi tra il cuore e l’indecenza
versi svergognati -ignudi, messi al muro-
che cantano la gioia dell’ingoiare aurore.

(la vita è una canzone svergognata
senza pudore l’abbiamo cantata…)

Al ritmo del metronomo che ha corrotto
lo specchio incipriando il nostro rossore
versi svergognati -ignudi, messi al muro-
hanno plagiato anni falsando lo spartito.

(la vita è una canzone svergognata
senza spartito l’abbiamo cantata…)

lunedì 20 ottobre 2014

Piombo e cristallo (senza rete)

[vivo un equilibrio chimico
su di una fune di cristallo
saltimbanco involontario
implume, i piedi di piombo
la vita appesa -senza rete-  
a una nuvola compiacente
protagonista e figurante
in un circo immaginario]

Notte di cartone. Blu. Inattesa.
Un lampione rosso plagia la luna
mille lampadine di luce diseguale
avvitate alla notte deflorano il blu.

Quale miscredente mano d’artista
avrà compiuto siffatto scempio?

Notte senza equilibrio. Blu. Surreale.
Cavalco pensieri -puledri neonati-
piccole e malferme ipotesi di poesia
audaci follie di versi senza briglie.

Quale mirabile rimario avrò in dote
alla fine dell’illusoria scorreria?

Notte senza rete. Blu. Amara.
Frantumo la fune -automa di piombo-
il blu del cartone stinge il cristallo
frammenti di versi feriscono la notte.

Quale provetto artigiano fonderà
queste schegge per farne poesia?

Notte di piombo e cristallo. A pezzi.

domenica 19 ottobre 2014

Non voltarti per far di conto

[ha il colore ovattato dell’Ottobre
-il ricordo è la pallina di un abaco-
non contare, l’emozione inganna
puoi sbagliare, confondere i passi]

Crocchia la ruggine delle foglie
i nostri passi hanno lasciato tracce
diseguali nel respiro, ma gemelle.

Dondolando sincroni sulle cicatrici
sorridiamo degli affanni percorsi
e perfetti complici celiamo l’abaco.

[ha sapor di confetto quell'Ottobre
-il ricordo crocchia dolce tra i denti-
nel contare l’emozione m’abbraccia
non erro, i passi sono inconfondibili]

Non voltarti, ho ritrovato l’abaco.

sabato 18 ottobre 2014

Di questo tempo acefalo

[liberati i versi senza punti e interiezioni
le dita incastrate in piccole trappole nere
inseguo formiche alate che si rincorrono
in allegra anarchia sul bianco elettronico]

Siccome non ho niente da dire allora scrivo
c’è troppo cielo attorno per serrarlo in pugno
c’è troppo mare nei miei occhi -alghe di ciglia-
c’è troppo vento per sguinzagliare la nuvola.

Con un lapis dalla punta ballerina come étoile
un block-notes dai quadretti d’azzurro sbiaditi
una gomma masticata da un tempo ignorante
un banco di marmo avvinghiato alla darsena.

Così ti dedico questi versi sghembi e scatenati
le parole in punta di labbra s’affacciano restie
ma tacciono -meretrici al soldo della fantasia-
libero il fiato gioca a nascondino tra i polmoni.

È una serenata senza capo né coda anima mia.

Figlia di un tempo acefalo.

venerdì 10 ottobre 2014

Aita! Aita!

Paese mio piccolo capolavoro della natura
-pasticciera innamorata del pan di spagna-
adagiato su un letto blu mare dolce/salato
zuppo sino al midollo di rivoli d’anarchia.

Spolverato con maestria di torri e campanili
-mille e più artefatti di malleabile cioccolata-  
irosi o sorridenti nella loro fragile pastafrolla
vivi nell'eterna compiacenza degli smemorati.

Aita! Aita!

Stupisci ciclicamente della tua innata ignavia
e stupri con famelici bocconi il dolce indebito
-maledici Giove Pluvio dimentico del rossore-
che continuamente ammanta la tua ingordigia.

Aita! Aita!

S’alzano grida, ipocrite simulacri dello scempio
insultano la mia angoscia lo sconcerto m’assale
-è un déjà-vu doloroso che fatico ad assimilare-
né mi sono di conforto le rughe di anni innevati.

Povero Paese mio, divorato da omuncoli obesi
pasticcieri ingrassati dall'oblio e acquiescenza.

Aita! Aita! Ma ormai è tardi…?

giovedì 9 ottobre 2014

Pelle di coccodrillo

Avevo ali ai piedi quando il verde colorava gli anni
cuoio e legno lasciavano orme lievi di passi ansiosi.

Avevo ali ai piedi quando il cuore sorrideva al cielo
tela e gomma sostenevano complici balzi dissennati.

Avevo ali di cemento quando l’approdo s’avvicinava
lacci e pelle misconosciuta di scarpe logore d’asfalto.

Il sole della maturità ha liquefatto l’illusione delle ali
carta velina e fantasia sono ammuffite nel canterano.
Scrivo per volare ma ai piedi ho parole immalinconite
e rido fino alle lacrime se guardo le nuove ali di pelle.

Di coccodrillo.

domenica 5 ottobre 2014

Saltando il fosso a piè pari

La mia storia è scritta sugli argini di un fosso
che scorre placido -ormai la furia è scivolata-
ora incerta su massi infidi a volte è straripata
inondando i sogni inceneriti da lunghe attese.

Vedi cara non ho mai scritto pagine di un diario
ho masticato parole come aquiloni imprendibili
affascinanti come pifferaie di leggiadre illusioni
perse tra le nuvole senza guida all'approdo certo.

Le canne ora celano le rive e i tritoni sono spariti
mille piogge hanno lavato gli argini, affogato anni
-le trappole dorate delle mie parole t’han irretito-
adesso volo appeso alla coda dell’ultimo aquilone.