crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

lunedì 28 maggio 2012

Il circo dalla pista quadrata


[inseguo da tempo
una nuvola riottosa]

lassù

con ali di carta vetrata
sfilaccio cieli di bambagia
tramuto cirri in sogni
e assisto la vita tentare
comici girotondi circensi
mentre le iene ridono
indifferenti nell’arroganza

trapezista

è una pista quadrata
dove linee segni e parole
giocano ai quattro cantoni
senza alcuna illusione
di fermare quella pallina
che rimbalza impazzita
come sponde di un flipper

senza rete

è un abbaglio un’immagine
deformata dal cristallino
dei fiocchi di neve colpa
delle mie ali di carta vetrata
quaggiù la vita gira in tondo
rincorrendo la speranza
in un falso circo senza spigoli


domenica 27 maggio 2012

Quel che è rimasto (tra i forse e i perché)


forse…
è rimasta
una briciola
di cielo
un coriandolo
d’azzurro
tra i denti
di un sorriso
vorace

forse…
un mattino
tra le piaghe
del mio altare
di cartone
troverò
ceri accesi
e non saranno
mani giunte
a chiederti
perché…

avrò bisogno
di te allora

fatti trovare


venerdì 25 maggio 2012

Io di te


Eh, sì.

Nel refolo che spira stasera c’è la tenerezza
dell’alito caldo che coccola il mio sonno.

Di te.

Ho il sorriso che mi accoglie quando
tetragono all’ammainar delle vele in porto
cerco di soppiatto tra le lenzuola il modo
di tirare mattino senza chiudere le ciglia.

Tu di me.

giovedì 24 maggio 2012

Attimi bruciati intorno al falò


Scendeva lenta.

Una nuvola di polvere bianca
inargentava il verde della laguna.
Acre l’odore che l’accompagnava
mentre tingevo i polpastrelli.

Cenere?

Il tuono sopravanzò il lampo
quando sopravvenne la ragione.
Attimi di vita bruciati danzando
intorno al falò delle illusioni.

L’urlo non sortì, non ebbe voce,
rimase così, appeso al dolore
come lisca conficcata in gola
straziando nel silenzio l’anima.

Compresi l’assenza della voce
nella cenere di quegli attimi riarsi,
il falò era spento da tempo
ed io non me n’ero mai accorto.

Scendeva lenta.
Il mare l’ha inghiottita.

mercoledì 23 maggio 2012

Dietro l'uscio ti attende


Prima di togliere il chiavistello
e contare le mandate della porta,
assicurati di avere nel taschino
l’orologio dell’ignavia incatenato.

Pietas è lì.

Prendi fiato, come ogni giorno
i suoi occhi sono lì, dietro l’uscio.
Ciglia basse sui gradini ti affretti,
allontani la sua voce insistente.

Non c’è scampo.

Dietro l’angolo t’interroga di nuovo
il suo sguardo riflesso nell’asfalto.
Passi oltre, l’orologio ti è compagno,
non è tempo di lavare la coscienza.

Dietro l’uscio ti attende, sempre.

lunedì 21 maggio 2012

Pag. 99


Era una bella storia.

Surreale, ben scritta, avvincente.
La mano sfogliava le pagine del libro
bevendo avidamente le parole
che scorrevano veloci sotto le sue dita.

…pag. 99

La mano proseguì, il nulla l’attese.
Tornò indietro, delusa.
Rimase così, appesa alla pagina
di una storia inconclusa, senza fine.

Col tempo morì.

Fu un bel funerale, ci fu un battimani.
Quattro mani la seppellirono
sotto un palmo di terra.
Dopo 99 anni spuntò un fungo.

Una manina. Gialla.

domenica 20 maggio 2012

Quando saprai il nome


Quando saprai il nome ragazzo mio, ricordalo
perché ti lascerò un piolo e il martello adatto
conterai i passi, le gambe parranno di piombo,
però avrai mano sicura e cuore per piantarlo.

Io non potrei altrimenti, ho cammino incerto
e poi la neve sui capelli è un fazzoletto bianco
sembra resa all’ingiustizia, al fato maledetto
ma il legno che ti lascio è figlio del tuo banco.

Spaccagli il cuore allora o succhierà il sangue
di questa nostra terra fino all’ultima goccia,
e cancellerà l’azzurro del cielo dalla tua bocca
impiccando il sole al cappio della connivenza.

Quando saprai il nome, basterà un passo.

*19 maggio 2012 Brindisi - Italia

sabato 19 maggio 2012

Sale sulla coda in una confusione d'ali


È tornata

Ha il sorriso ironico e tagliente
di chi conosce la strada
e sa dove posare le valigie.

solo per una settimana,

Col piglio della padrona di casa
ha occupato la sua stanza
ritrovando il suo antico giaciglio.

poi si vedrà.

In quella grande confusione d’ali
mi affannai inutilmente allora,
in realtà non mi alzai mai in volo.

Mi aveva messo il sale sulla coda.

La paura.

giovedì 17 maggio 2012

Tra la parentesi quadrata e l'asterisco


Ho cercato inutilmente di trovare un aggettivo
che definisse il mio stato d’animo, stasera.
Ho provato e riprovato tra le lettere amiche
che usualmente mi tengono compagnia,
ma tra gli anfratti dei tasti cinerini il nulla.
Persino i simboli, una volta a me così affezionati
stasera mi appaiono invisi, alieni alle richieste.

Eppure sarebbe così semplice e spontaneo
un aggettivo, una parola per definire quest’ansia
che, come in una giornata d’inizio primavera,
quando ancora il tempo non ha deciso la sua parvenza,
mi fa sentire tra terra e cielo, sospeso nel capriccio
di un desiderio di sole marzolino e una piova immanente.

Così continuo la mia ricerca tra il bianco e il nero dei tasti
infilandomi negli angusti spazi che mi sono concessi
ma disperatamente vinto, sfinito, alla fine mi addormento.

Incastrato tra la parentesi quadrata e l’asterisco.

mercoledì 16 maggio 2012

Surreale paranoia euclidea


[ho conservato i buchi delle ciambelle,
verranno buoni per quelle riuscite male]

Sono un segmento e mi sento un poligono,
solo un inizio e una fine, ma è già qualcosa.
Non circoscrivo un area, sto tra due punti
perciò tutti mi considerano un irregolare.

Mistificando potrei raffigurarmi angolo,
a volte retto, a volte acuto, spesso ottuso.
Del resto non riesco mai a quadrare i conti
né a chiudere triangolazioni vantaggiose.

Geometricamente anomalo,
come una ciambella senza buco.

Appunto.

martedì 15 maggio 2012

Gelosie verde scuro


Conosco questa casa.

È appuntamento di ogni notte,
quando il sogno prende forma
e l’anima si acquieta vincendo
la nausea e le muffe del passato.

Il portone di legno pesante,
la ruggine delle cerniere
sul muro di calce bianca,
il verde scuro delle gelosie
eternamente imbronciate
e l’odore di antico respiro
che assale a ogni ritorno.

Sì, conosco questa casa.

Un paio di pantaloncini corti
appesi al gancio arrugginito
macchiano di senape antica
il verde scuro delle gelosie.

Aperte.

lunedì 14 maggio 2012

Così, la vita


È solo un accidente,
un inciampo di lettere
che si sovrappongono,
una dieresi inespressa
oppure un’interiezione
vagante nel periodo?

Probabilmente è solo
il malcelato preavviso
di un tuono passeggero
nel cielo impiombato.

Pronto all’azzurro,
dopo l’attimo di paura.

Così.

domenica 13 maggio 2012

Auguri senza tempo


è tempo, festeggerò

oggi l’esser madre
della mia compagna,
atteso che i figli
ne abbiano memoria
e raccontino ai cuccioli
sparsi per la casa

la vita nonostante

nelle feste e nei sorrisi
incellofanati di fiori,
nei baci e le promesse,
umide intese tra le ciglia,
nei cuori caramellati
offerti a piene mani,

vi sia ipocrisia

di chi specula e uccide
i sentimenti vendendo
l’amore nei supermercati
mentre la tv infiocchetta
la vita come scatola
di boeri senza premio

e dolore nel ricordo

di te, madre, che il male
non aveva alfine piegato
ma nel delirio lucido
e un sorriso appena acceso
mentivi la promessa
“tranquillo, torno presto”

-sì, oggi più che mai ha senso
l’attesa di quel momento-

auguri, mamma

giovedì 10 maggio 2012

Sospetti d'azzurro


Guardo l’isola attraverso le parole
e ne leggo il mare come cartolina,
grande magia nei racconti siciliani
le oniriche invenzioni di Camilleri.

Affacciato alla terrazza di un sogno
contemplo un infinito leopardiano
appeso a un filo d’orizzonte laggiù,
dove illudono le punte dei minareti.

Il disco infuocato trascina calante
lembi d’azzurro cielo come vomeri
che arano il cobalto di questo mare
seminando riflessi dorati all’occaso.

Le ombre si allungano sulle pagine,
Vigata è nei sogni, distinguo la fine.
Ti spedirò questa cartolina stanotte
e avrai sospetti d’azzurro tra le dita.

Di me solo il profumo delle zagare…

domenica 6 maggio 2012

L'approdo


ho provato sai

Dio sa quanto ho provato,
ho cercato, scavato, frugato
nei recessi più profondi dell’anima
ho interpellato cuore e ragione invano

nulla

non so cosa sia, non so dire
da dove arriva questo filo d’acciaio
che ci lega così strettamente,
saldato ai nostri corpi, alle nostre anime?

nulla

io senza te, tu senza me
che domani sarebbe, senza l’amore
senza il dolore che ci ha uniti, nonostante,
ci hai mai pensato? sì, so che hai

paura

dividiamola allora, come gli anni
quelli che verranno, quelli passati
un unico percorso da attraversare
in due, fino all’approdo, serenamente 

sabato 5 maggio 2012

Ero io quello?


Ero io quello che anche lo specchio faticava a riconoscere,
che la notte litigava con la luna nascondendo tutte le paure,
e mentendo a se stesso giustificava come inevitabili gli sbagli?

Quello che guardando l’amore mai spento dei tuoi occhi
negli anni ha mistificato emozioni e disincanto urlandoli al vento
e ha traghettato la vita verso approdi indecenti con te accanto?

Ero io quello che tutte le promesse scritte nel libro dei sogni
ha venduto per un pugno d’illusioni vestite con gli abiti dell’inganno
e alla fine della recita ha bruciato il sipario per una nuova catarsi?

Araba fenice rinata spargo le ceneri nelle acque pacificate del tempo
l’immagine riflessa rimanda come in uno specchio una condivisa canizie,
i tuoi occhi incidono il vetro come diamante, sorrido e mi riconosco. 

giovedì 3 maggio 2012

Apogeo


Che ci faccio io, qui?

[la sensazione di essere sceso
a una fermata sbagliata,
mentre il treno si allontana,
mi coglie bagagli in mano]

Luna zingara che disconosci
e nascondi l’altra faccia,
mostrando solo una pallida
imitazione di te stessa.
Ciclicamente illumini l’arrivo
in stazioni diverse e saluti treni
in fuga sullo stesso binario.

Che ci faccio io, qui?

Ciondolo, eterno bambino,
tra balocchi persi nel tempo
e un tempo che non si balocca.
Forse è solo il punto più alto
del mio roteare sbarellato
intorno alla vita, ma
nel frattempo mi allontano…

martedì 1 maggio 2012

Lische di pesce in un affresco

Stretto nella mano
il coltello è balenio
una lama di sole

nella calle,
le nasse stese

nei gesti antichi
del pescatore
è fatica quotidiana.

dal poggiolo,
a ciglia socchiuse

Vola il geranio laggiù
macchia di fucsia
l’argento delle squame

dipinge il sole,
al tramonto

e l’ombra di un gatto
e lame di luce
e lische di pesce.

un affresco,
fino a domani