Ero io quello
che anche lo specchio faticava a riconoscere,
che la notte
litigava con la luna nascondendo tutte le paure,
e mentendo a
se stesso giustificava come inevitabili gli sbagli?
Quello che
guardando l’amore mai spento dei tuoi occhi
negli anni ha
mistificato emozioni e disincanto urlandoli al vento
e ha
traghettato la vita verso approdi indecenti con te accanto?
Ero io quello
che tutte le promesse scritte nel libro dei sogni
ha venduto
per un pugno d’illusioni vestite con gli abiti dell’inganno
e alla fine
della recita ha bruciato il sipario per una nuova catarsi?
Araba fenice
rinata spargo le ceneri nelle acque pacificate del tempo
l’immagine
riflessa rimanda come in uno specchio una condivisa canizie,
i tuoi occhi incidono
il vetro come diamante, sorrido e mi riconosco.
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