Ho cercato
inutilmente di trovare un aggettivo
che definisse
il mio stato d’animo, stasera.
Ho provato e
riprovato tra le lettere amiche
che
usualmente mi tengono compagnia,
ma tra gli
anfratti dei tasti cinerini il nulla.
Persino i
simboli, una volta a me così affezionati
stasera mi
appaiono invisi, alieni alle richieste.
Eppure
sarebbe così semplice e spontaneo
un aggettivo,
una parola per definire quest’ansia
che, come in una
giornata d’inizio primavera,
quando ancora
il tempo non ha deciso la sua parvenza,
mi fa sentire
tra terra e cielo, sospeso nel capriccio
di un
desiderio di sole marzolino e una piova immanente.
Così continuo
la mia ricerca tra il bianco e il nero dei tasti
infilandomi
negli angusti spazi che mi sono concessi
ma disperatamente
vinto, sfinito, alla fine mi addormento.
Incastrato
tra la parentesi quadrata e l’asterisco.
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