crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

martedì 31 gennaio 2017

Ho vissuto cantando (memories)

oh vita matrigna/dalla larga sottana/
vita strozzina/di cambiali da puttana/
quel che hai dato/interessi esagerati/
non t’eccitare/col sangue li ho pagati

Dicono avessi una bella voce giovane
perché mai ho inanellato note bolse?
Non ho più chitarra e dita per accordi
sfumati tra spartiti e notti senza lune.

Vorrei raccontarti ancora fole allegre
con l’innocente incoscienza del bimbo
che non ha mai voluto donare al vento
il suo nido sull’aquilone della fantasia.

oh vita matrigna/dalla larga sottana/
vita strozzina/di cambiali da puttana/
quel che hai dato/interessi esagerati/
non t’eccitare/col sangue li ho pagati

È un mantra ancora canto nonostante
quel tuo sorriso sulle mie note canute
racconti come il tempo benevolmente
abbia celato alla vita l’ultimo spartito.

Ho pochi spiccioli di cuore indolente
da dedicare al canto -le ultime note-
vorrei che fosse duetto, un’esibizione
da applausi e che la vita rosichi pure.

Nota su nota a squarciagola. Ancora.

Io e te.

mercoledì 25 gennaio 2017

Decomposizione finale

[falci -parentesi- apprensive ipotesi alate
chiosate su uno spartito azzurro ipocrita]

Quella falce bianca e nera lassù si inclina
una folle parabola il tuffo nella bambagia
che un cielo sbrindellato ha abbandonato
-lacerti bianchi, stelle filanti nel turchino-

Conosco queste esibizioni, la mano esige
un sospiro  -tempo per riflettere il segno-
per stemperare l’ansia, l’amore sul foglio
e fermare l’attimo di quel colore volubile.

[le parentesi lassù racchiudono il dolore
-falci ingorde si tuffano nel verde laguna-]

Vorrei rubare quel tuo sorriso in un flash
-ma la tenerezza ha ormai chiome nivee-
nella mia tavolozza v’è solo nero seppia
e il rosa ha sapore antico di amore perso.

Guardo il cielo lassù -il capitombolo urla-
una falce ardita ora ha lacerato l’azzurro
mi ricorda che nell’amore ci vuole cuore.
Come ricomporre un’idea di tranquillità?

[è una pista quadrata, e sul palcoscenico
della vita il mio volo senza ali è schianto]

I colori non consolano è decomposizione?

È una parentesi.

Decomposizione finale

Olio e acrilico su sughero -cm.35 x 45-





































venerdì 20 gennaio 2017

Famelico amore

È stato il vento, un fortunale improvviso
forse un maestrale incattivito dai ricordi?
Veloce, violento nel suo spazzare l’anima
ha stralunato i sospiri, allibito i pensieri.

È stato il vento che scoperchiando il vaso
donò cenno d’intesa a Pandora assopita?
Eppure nell’otre di cuoio del progenitore
ebbe fratelli in egual misura amati e cari.

Forse fu rabbia o forse fame d’amore.

Questa fu la visione allo scemar del sonno
che mi colse all’addiaccio scalzo sull’assito
lo strabuzzar degli occhi pittava coi colori
fantasie di amori esplosi e mai ricomposti.

Ohi come sbatte sul canterano dei ricordi
rivoltandone i tiretti spazzando gli album
e in quel turbinare di logore icone amanti
mi ritrovai ad inseguire un sogno canuto.

Fantasia di un amor famelico deflagrante
-ma ho tra le dita una tavolozza di laguna-

La fame si calmerà?

Se mai.

domenica 8 gennaio 2017

Un fiore e un sorriso

Ho un davanzale cosparso di briciole
-avanzi di ore licenziose, obnubilate-
in attesa di qualche passero tiratardi
o di qualche gabbiano mistificatore.

Una tavola imbandita?

Svegliarmi e trovare il marmo spoglio
-bianco sudario a cui affidare il sorriso-
le labbra anelanti un vento straniero
che lasci spazio a un fiore taumaturgo.

Una tela immacolata?

Un viola immaturo di more sottobosco
-agro sapore malgrado il sole generoso-
mi aspetta mentre stempero il dolore
dei versi vuoti dell’amaranto della rosa.

Un sogno di cuore vespertino.