È stato il vento, un fortunale improvviso
forse un maestrale incattivito dai ricordi?
Veloce, violento nel suo spazzare l’anima
ha stralunato i sospiri, allibito i pensieri.
È stato il vento che scoperchiando il vaso
donò cenno d’intesa a Pandora assopita?
Eppure nell’otre di cuoio del progenitore
ebbe fratelli in egual misura amati e cari.
Forse fu rabbia o forse fame d’amore.
Questa fu la visione allo scemar del sonno
che mi colse all’addiaccio scalzo sull’assito
lo strabuzzar degli occhi pittava coi colori
fantasie di amori esplosi e mai ricomposti.
Ohi come sbatte sul canterano dei ricordi
rivoltandone i tiretti spazzando gli album
e in quel turbinare di logore icone amanti
mi ritrovai ad inseguire un sogno canuto.
Fantasia di un amor famelico deflagrante
-ma ho tra le dita una tavolozza di laguna-
La fame si calmerà?
Se mai.
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