crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

lunedì 19 novembre 2018

È solo una fotografia


È solo una fotografia, un fermo-immagine
una emozione, un ennesimo ruffiano click
o forse il compiacente silenzio dell’insonnia
m’ha coinvolto, ha rotto gli argini? Sorrido.

-ora l’urlo del gabbiano in amore s’attenua
e m’appare rantolo di madre inconsolabile-

È solo un caso questo incontro inaspettato,
un sobbalzo al cuore da tempo insonnolito,
un identificarsi nell’atto d’amore universale
o piuttosto una istintiva voglia di raccontare?

-questa notte mi scopre eterno vagabondo
navigar le pieghe di un elettronico lenzuolo-

Così ti ho visto, gli occhi lucidi nell’abbraccio,
affiorare spaurito -seppur chetato- dall’acqua
come piccolo guerriero rompere l’odioso muro
che l’uomo innalza per la paura d’esser uomo.

-parole come ciocie in un angolo dimenticate
mie logore poesie, puttane dal cuore di burro-

È solo una fotografia, mi sono detto.

Solo?

"Piccolo migrante"
Acrilico su lino 50 x 50

martedì 2 ottobre 2018

Sussurri


Niente da obiettare.
La notte -sai- mi è interessata amica
tra il velo della tenda e l’indifferenza del vetro
racconta lo sguardo e il respiro di un gabbiano asmatico.

Niente da ricordare.
Rumori e dolori si acquietano nella calle
l’atmosfera ovattata inganna i sensi e scrivo fole
tu riposi ignara del mio picchiettare immaginifico sui tasti.

Tutto da dimenticare.
Questa mia ansia che rinnega il tuo cuscino
questa mia ripulsa di una età che talora ci punisce
questo mio ingenuo attendere risposte da stanche poesie.

-ma tu dormi-

Sussurro.

venerdì 14 settembre 2018

Raggio di luna, onirica migrante dell’anima


“che ne sai dell’attesa che uccide mentre il ventre reclama?”

Eppure avrei germogli da regalare alla tua terra inaridita,
avrei figli che non potresti disconoscere senza vergogna
saprei anche impadronirmi di questi versi nati prematuri
dal ventre di un poeta che s’aggrappa ai sogni per vivere.

“che ne sai della pece che t’avvolge quando guardi il mare?”

Ti rispondo onirica figlia di Selene -sogno ad occhi aperti-
forse la coscienza dei miei limiti, della mia passata ignavia
spingono a dipingerti così come ti vedo senza falsi pudori
e uccido la pece del mare nelle mie notti bianche di calce.

“una tela non lava la pece del tuo mare, anima inquieta!”

Lo so.

"Moonlight" -Acrlico su tela 30x40-

venerdì 31 agosto 2018

Quella tua caparbia volontà di vivere -insegnami-


E ti osservo.
Il tuo frenetico agitare il respiro per placare il seno
il tuo rimproverare anche sofferenti, mani stanche
i tuoi occhi raccontare il coraggio nel lampo deciso.

E mi osservo.
Incapace di cancellare questa mia abulia dalle voglie
indeciso se castigare l’anima per destarla o celiarmi
stupire che la tenerezza sciolga finalmente il tremito.

E allora insegnami.
Insegnami a coartare l’ignavia alla volontà, all’amore
insegnami a guardare il domani come fosse un figlio
a stupirmi dell’aurora che sbianca la pece delle notti.

E allora regalami.
La tua innata e sfacciata caparbietà di vivere il sorriso
-quel tempo che oggi ti provoca e ti chiama alla prova-
ne farò poesia da dedicare alla vita, cuore magnanimo.

E della paura non ci sarà memoria.

* foto da web

martedì 28 agosto 2018

Illusioni e voglie di cera


No, non sono Icaro, ma aspettami al limitare del sogno.
Aiutami a ricordare come alla fine sono arrivato sin qui
come ho attraversato il mare, superato dedali di paure,
medicato ferite e volato nonostante questo sputo di cera.

Forse se il mare avesse ancora la trasparenza della poesia
-parole perse in questa estate che va morendo di colori-
forse -credimi- avrei ancora la forza del ricordo nelle mani
e la paura del bianco non alienerebbe l’ardore delle dita.

No, non sono Icaro.

M’è costata cara questa figlia di api migranti senza regina
-ho barattato questi ultimi spasimi di voglie immalinconite-
con questa bianca speranza appiccicaticcia e ingannatrice
così aspettami al limitare del sogno, là dove le voglie vivono.

Sono notti stranite dall’insonnia, consumate dalla nostalgia
-gli elfi protettori dei poeti persi nel dedalo dei versi vagano-
la fantasia è annegata tra le ciglia liquefatte da lacrime acide
e l’inquietudine abita ormai stabilmente questa mia anima.

Ci sarai, ape regina?


*foto da web elaborata

domenica 29 luglio 2018

No, non mi sopporto


Assisto aggrappato a uno straccetto di bugia
la volontà pigra e impertinente di fare l’amore.
Non fosse che il caldo feroce e l’età indiscreta
mi consiglino un tranquillo week-end di lettura.

Annaspo tra ricordi di un’era sfuggita dalle mani
ancora teneramente imbracata ai pantaloncini
poi rigogliosamente dispensata come cicala cieca
trafiggendo di spilloni le sagge formichine dell’età.

Non mi sopporto. Più.

A che pro pencolare tra i “vorrei ma non posso”?
Rincorrere i desideri frustrati -impossibili icone-
calpestare antiche orme lasciate sull’acciottolato
quasi che l’anima fosse il tuo marciapiede privato.

Dare e avere, il libro mastro della mia vita è zeppo
pieno di correzioni, cancellature e parentesi quadre.
La matematica non è mai stata un’opinione, oh no…
ma l’ho spesso coartata ai miei improbabili desideri.

Ma volo ancora…



lunedì 9 luglio 2018

Plastica, versi e polvere di stelle


[un sacchetto di plastica lì nell’angolo
lo appallottolo per gettarlo, si ribella
sarà forse sogno -burla di una stella-
o forse son finito contro uno spigolo]

Che ubbie saranno mai questi miei versi in rima
-dimentico del tempo passato a catturare parole
similitudini, fantasie e amori mai vissuti prima-
che han mostrato scuri serrati al lucor del sole?

Spogliato delle arcaiche vesti di saccente canuto
oppresso dal tedio e dalla triste routine della vita
-il tepore del bozzolo m’ha rapito- non ho saputo
afferrare la stella e solo polvere stringo tra le dita.

Odio la plastica.

*immagine da web elaborata

mercoledì 20 giugno 2018

Atelier


Ho vestito il tuo sorriso per così lungo tempo
e i pochi strappi -subito ricuciti- che sarto l’amore!

Ho calzato le ali del desiderio leggendolo nei tuoi occhi
sottolineandone -in rosso i momenti- che maestro l’amore!

Ho scritte millanta versi, dipinto sogni impossibili
colori, parole e cuore -mix di emozioni- che ruffiano l’amore!

Ho perso il conto delle lune discinte e inconsolabili
alienate nelle mie notti bianche -pensandoti- che abaco l’amore!

Ho voluto infine scriverti perché possa vestirlo ancora,
calza a pennello -nonostante gli anni- impareggiabile l’amore!

È il mio vestito migliore -sulla passerella della vita-

Applausi.



sabato 16 giugno 2018

Niente di più


Non ho più niente da dire, da dare
su questo foglio avvizzito, stanotte.
Sabbia tra le lenzuola la tua ombra
che m’insegue sul bianco soffitto.

Avevo nuotato allora controvento
-io, vela lacerata dallo tsunami-
delle emozioni straripate nel cuore
ma la rotta alla fine s’è affogata.

Davvero l’ancora s’era incagliata?

[ho barattato quattro versi decrepiti
per una scatola di colori rinsecchiti
ho perso metro/misura del racconto
e il bianco sa di giallo stantio e avito
sì, potrei cullarmi rannicchiandomi
tra il cuore e l’anima come un tempo
ma passerei secoli d’ignavia barando
e mistificando il dolore con la paura]

Non ho più niente da chiedere
a questo tempo annoiato, insonne.
Un tordo mattiniero e imbolsito
ha perso pubblico e palcoscenico.

-ma canta, niente di più-

Un gabbiano arrochisce lontano.

"Il Pensatore" A. Rodin
immagine elaborata

domenica 10 giugno 2018

Carta vetrata


L’ultima volta
che incrociai l’azzurro
fu un lampo obliquo
dei tuoi occhi nei miei.

L’ultima volta
che dipinsi l’azzurro
fu un blu oltremare
di farisaico pigmento.

Cambiai la tela,
fu uno sbaffo riarso
d’acquerello assetato
su un foglio di carta.

Vetrata.


*illustrazione da Web

sabato 26 maggio 2018

Ad occhi aperti


Sogni, aquiloni di carta stagnola
avvolgono desideri insoddisfatti
quasi promesse di celere ritorno
bugie colorate -fili- li sostengono
nelle incredibili volute -li seguo-
mentre planano sul mio cuscino.

Ho visto scolorire il mio domani
ma, nonostante la fatica dell’alba
abbia partorito un sole anemico
foriero di pessime ore mattutine,
il rosa del cielo mentiva il giorno.
Userò la tavolozza della speranza.

Ho visto spezzoni di amori sognati
irreali parole di cieli affatto diversi
quasi placebo per cuori irrequieti,
spegnersi all’alba dei giorni vissuti
dei dolori delle speranze condivise
rintanarsi come chiocciole indifese.

Sogni, fantastici aquiloni di seta
preziosi addobbi per amori delusi,
tele ricamate da pennelli sapienti.
Sorprendono, soldatini in parata 
come fili di leggeri collier vestono
e guidano il tuo respiro -li invidio-

Ad occhi aperti?



mercoledì 23 maggio 2018

E venne il tempo, il vento


E venne il tempo.
Il vento straniero spirò oltre il monte,
i passi sulla rena ebbero nostalgia del mare
e la luna guidò le onde che li rapirono.

E venne il tempo.
Il ricordo di amori appesi ai sorrisi tacque,
la rosa sfiorì sul davanzale dimentico dell’acqua
e la luna rise al cane solingo che abbaiava.

E tornò il vento.
Atteso da versi ormai sfiniti dall’ignavia,
sconosciute parole rotolarono sul foglio irridente
e la poesia -perse le ali- tornò al bozzolo.

Ma scrivo, è tempo.

Comunque.



lunedì 14 maggio 2018

Tardo


Tardo, per colpa di un oro antico
-ho riempito la clessidra di fumo-
odio il tinnare dei minuti sui vetri
annuncio di vecchiaia incipiente.

Tardo, mi nascondo dietro le tele
-algide vestali ancora da deflorare-
e malgrado la confusione mentale
di una primavera disillusa, scrivo.

Tardo infine per innata indolenza
-l’oro tra i seni m’invita all’oblio-
versi indocili annacquano i colori
rivesto la tela con tardivo pudore.

Aspettami.



martedì 1 maggio 2018

Ieri mi sono scordato di morire


Ieri mi sono scordato di morire
o ero già morto e non lo sapevo?

“Vedi amore mio com’è difficile
mettere ogni attimo del dolore
in fila indiana uno dopo l’altro
come tanti soldatini agli ordini
di un Dio dispotico e dimentico?

Basterebbe ricordarsi ogni tanto
che il nostro calpestare il tempo
è vita solo se l’amore lo sostiene.
Eppure la notte dipinge di neve
sogni e irrealtà sulla tela di pece.”

Farò un nodo sull’anima.

Domattina.

Ora vieni qui e fammi morire.

*opera di Rabarama

giovedì 26 aprile 2018

Ascoltando il respiro del mare -stanotte-


Vorrei mangiarti domattina a colazione,
tra un bombolone e lo zucchero di canna oh sì
per dimenticare una notte anemica e apatica,
per dimenticare una tela riottosa e strafottente
per dimenticare una Terra di Siena bruciata
dal troppo amore riversato ormai sui pennelli.

Vorrei fare l’amore ancora per ricordare
al mio cuore pigro che tra un battito e l’altro
non deve mai far morire il ritmo della passione.
Oggi ho comprato questa poesia all’incanto
di un vecchio poeta che non sa più rincorrere
versi e metafore per acchiapparle per le virgole.

-ma tu-
regalami la serena cattiveria dei tuoi giudizi
la pazienza incosciente delle tue attese
la dolcezza infinita e assassina dei tuoi occhi.
Forse terminerò questa tela che mi uccide
forse tornerò a scrivere dopo la bulimia acrilica.

-ma tu-
leggimi ora che ho coartato le dita, le parole
la volontà di raccontarmi di nuovo su questo foglio.
Forse comprerò al suk sotto casa due conchiglie
ascolterò il respiro del mare, sorriderò ebete
e mi perderò nei sogni bambini nonostante la neve.

Ma in fretta, la notte è breve.

Ascolto.



domenica 25 marzo 2018

Mi son sognato addosso


 “e venga pure l’alba di questa notte svergognata
l’aspetto in armi, trasognato gendarme dei cieli
feroce buttafuori dei locali prezzolati dalla luna
canuto mastino guardiano dei cancelli d’amore”

So che ci sei, serenamente abbandonata al sonno
-so che ci sei- sento la tua dolcezza attraversarmi
come un alito di soffice, calda brezza primaverile.

È quanto basta per stemperare le mie ore insonni,
per abbracciare il sogno come un amante assetato
mentre disegno sul tuo corpo percorsi inconsueti.

Eppure sono qui alla tastiera -mai domo al sonno-
L’alba intinge le parole coi colori della sete atavica
di un amore carnale che so appartenermi longevo.

So che ci sei, mentre ricordiamo l’amore.

Mi son sognato addosso…?

*immagini da web elaborate


"Sottomarina Vecchia"

Acrilico su tela
80 x 40

mercoledì 7 marzo 2018

La Grande Utopia


Quella ammantata di rosso furore
l’ho incontrata giovane amante.
Quella sbiadita d’orgoglio e colore
l’ho perduta vecchio viandante.

Quella innamorata di canzoni e fiori
era speranza di libertà e di pace.
Quella cantata da compagni e amori
era denuncia di giustizia fallace.

Quella raccontata da uomini e poeti
immalinconita nei libri di storia.
Quella nascosta nei musei analfabeti
barattata per bramosia di vittoria.

Eppure m’era daccanto nella vita
com'è che s’è sfarinata tra le dita?

Era solo un’utopia…

*immagine da web

lunedì 26 febbraio 2018

Tra pelle e cuore


S’insinua sottotraccia, come spia s’accuccia -poi-
deflagra come tuono di temporale d’agosto.
Squassa il petto il pensiero d’una solitudine -noi-
passeri azzoppati aggrappati ad una poesia.

Tra pelle e cuore arrancano note diatoniche -tu-
aquilone impaziente come blues d’armonica
attendi il soffio provetto per intonare il volo -io-
rincorro crome e cadenze sul rigo della vita.

Dimmi del coraggio ora che scopro la paura.

mercoledì 24 gennaio 2018

Piedi di piombo

Ho riempito le tasche di mare/laguna
mille fogli di parole, coriandoli iridati
e l’amica che m’attendeva là sul molo
-la fantasia- oramai avrà preso il largo.

Non ho più spiccioli di cuore -pavido-
da spendere per il biglietto e resto qui.
Qui, dove la fatica di scrivere è spesso
contarsi bugie per confortare l’anima.

-ma resto qui-

Qui dove amarsi è sfidare il tramonto
e il cuscino è spia prezzolata del letto.
Il tuo sorriso non lenisce ansie canute
(crepuscolari viaggi di ricordi azzurri)

Non ho più spiccioli di cuore -utopico-
per un respiro che non sia a metà volo
e cerco un paio d’ali nel suk sotto casa
vorrei scambiarle con poesie ripudiate.

-ma resto qui-

Ho riempito le tasche di luna burlona
mille fogli di parole-coriandoli iridati-
e l’amica che non mi lasciava mai solo
ha perso la pazienza, ha sciolto le vele.

Io e i miei piedi di piombo.

*foto da web elaborate

martedì 23 gennaio 2018

Controluce

stamattina mare e cielo si fondono
come lastra d’acciaio riflette lividi colori
il sole basso e abulico occhieggia tra le nuvole
taglia e abbaglia gli occhi incauti -invadenti pettegoli-

tagli bisturi di cerusico inesperto refrattario al dolore
abbagli lampo solerte araldo d’incipienti tempeste
graffi l’anima come artigli di gatto dispettoso
eppure ammali e catturi cuore e poesia

Racconti amore? -riflessi di laguna-

Ma tu non ci sei.

Controluce.


venerdì 19 gennaio 2018

Acqua, fuoco e cenere

Se anche tu -come me-
vorrai l’abbraccio del fuoco
non devi temere il vento
né l’onda che poi ci cullerà.

Saremo vita -comunque- 
nell’attimo stesso della fine
né ci mancheranno i salmi
se i figli canteranno i ricordi.

Il vento sopirà l’ansia del mare
l’attesa del pugno di cenere
spaccherà il cuore, ma poi
saremo acqua e fuoco -io e te-

Come ora.

Allora.

*immagine da web

martedì 16 gennaio 2018

Claustrofobia

Passione.

L’amore raccontato ai margini dell’età
che sta consumando lo stoppino dei ricordi
è dolore rappreso che va piano cicatrizzando.
È lo sguardo del cielo, un invito a muoversi,
rinnovare il ritmo ormai desueto delle lenzuola.
Se non fosse che il mare raccoglie perle
-lacrime perse sulla rena da amanti distratti-
potrei raccontarti storie di cuscini sfatti,
occhi distrutti dinanzi lo specchio del mattino.

Visione.

Pennelli e tele intinte e violate da colori crudi
-sfumature dell’anima vendute all’asilo del cuore-
racconti di sogni, pulsioni, desideri inespressi.
Mentre dalle ciglia piovono schegge d’arcobaleno
e le mani ancora confortano il mio viaggio
allontano l’atavica, alienante paura del bianco.
S’agita in questo spicchio di cielo compresso
la mia inquietudine, il desiderio di cieli diversi
il respiro è aria che solo colori e parole regalano.

Senza, soffoco. 


martedì 9 gennaio 2018

Passami una mano sul cuore

Ed ora passami una mano sul cuore
schiva le trappole che v’ho nascosto
-protezione dagli amori fuori tempo-
lasciati accarezzare dall’ostro ribelle.

Sarà semplice bere dalle mie labbra
le parole ora affrancate dalle catene
-timide falene amanti delle illusioni-
ali incenerite al cospetto dell’amore.

La neve che s’ostina sui miei capelli
insegna la saggia autoironia ai tasti
nonostante il vento del sud lusinghi
ma tu passami una mano sul cuore.

Ora conta le spine.

*dal web-opera di Rabarama

lunedì 8 gennaio 2018

Dell’amore -della vita- comunque

Appunti trasognati sparsi qua e là.

La gerla della pazienza è colma,
non c’è più spazio, non riesco
a stiparvi l’ignavia, l’idiota ferocia
e la scialba memoria dell’uomo.

L’insofferenza è acuta, pungente
la voglia di mollare tutto e volare
tra i sogni più dolci della fantasia
va facendosi strada nell’anima.

[solo le mani non ubbidiscono
per la consolidata e perversa
abitudine di vellicare la tastiera]

Poco male, aspetterò sino la fine
del volo planare sui resti del cuore,
ma non ho appigli né spiragli
tra le nuvole che divorano la luce.

E che vanno infittendosi.

Ma tu sognami, sognami com’ero
-mia poesia recalcitrante all’urlo-
sogna ancora il mio cuore bambino
mentre giocava con l’abecedario.

Dell’amore. Della vita

Comunque.

*foto da web