crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

domenica 31 gennaio 2016

Una ciotola di legno chiaro

“una ciotola di legno chiaro
colma di conchiglie riarse
un guscio iridato d’ostrica
e un ricordo di ippocampo”

Non v’è altro qui che abbia il sapore del mare
non v’è sabbia negli angoli del letto, non più
non vi sono ciabatte da mare buttate qua e là.
Se apri quella porta, è tutto quello che ti lascio
ma non c’è tempo, corri, se no perdi l’autobus.
La spiaggia come sempre t’attende. Ti attendo.

Hai messo gli occhiali scuri, vero? Oh, sì, si usa.
Al sole quelle perle sospese alle ciglia brillano,
tradiscono, dicono l’emozione che vuoi solo tua.
Hai con te la mia ciotola di legno chiaro. Vuota.
Riempila, è un buon momento per le conchiglie
e non scordare il cavalluccio marino laggiù. Vedi?

“una ciotola di legno chiaro
colma di conchiglie riarse
un guscio iridato d’ostrica
e un ricordo di ippocampo”

La radio canta…dormi serena.

*opera di Tamara de Lempicka


sabato 30 gennaio 2016

Azzurra rassicurazione...

Dimmi di sì -dimmelo ora-
che ho intinto il pennello nell’azzurro
e ho scoperto che il nuovo segno
era rimasto nelle pieghe dell’antico sapere.

Dimmi di sì -dimmelo ancora-
che non è sprecato l’amore che scrivo
che non è lama sottile e tagliente
che lacera le coscienze di cartone, ma vivo.

Dimmi di sì -dimmelo infine-
che l’attesa ai piedi del monte dei colori
non fu vano esercizio, ma inevitabile scelta
forse fu anche preghiera ma poi vinse il colore.

Dimmi di sì, diversamente l’azzurro muore.

*immagine da web

lunedì 25 gennaio 2016

Non sempre hai ragione, caro Pessoa

Non sempre hai ragione mio caro Pessoa
non sempre il poeta è un “gran fingitore”
non sempre dipinge gaiezza il suo dolore
ma palesa la sua anima se scrive col cuore.

Così mi rappresento nudo, per mia scelta
il coraggio dei sentimenti è serena canizie
e scrivo di me, dei miei amori, del dolore
protetto da un bozzolo di semplici parole.

Accomodato in quel guscio claustrofobico
parlo solo di me con una punta di egoismo
il mondo che mi rivuole spesso m’è alieno
-dovrei mentire per nascondere la ripulsa-

(dipingo l’amore e non fingo, caro Pessoa
sai, ho uno sbaffo d’azzurro sulle labbra!)


sabato 23 gennaio 2016

Gouache

L’alzavola coglie il volo e si tuffa,
sfidando il gelo, lascia la bricola.
Anch'io dimentico il mio calore
assiso sul marmo della panchina.
Io e l’alzavola -poeti temerari-

Stempero.

Fatico a dipanare negli occhi
quella ragnatela di grigi umori
che il cielo ha impresso stamane.
Cerco il sorriso di un cielo amico
che so mio, egoisticamente mio.
L’urlo di un gabbiano innamorato
arrochisce su un cassero laggiù.
Sfinito tace -triste pierrot piumato-

La motonave saluta il molo fischiando
chiama alla conta gli sbadati, i restii.
Il cielo s’è aperto, il sole si specchia
nel ghiaccio iridescente della darsena.
Arrossisce, la dipinge d’oro e sorride.

[L’alzavola torna. Lo stridio dei gabbiani
che inseguono il rientro dei pescherecci
è sobbalzo, allegro ghirigoro delle dita.]

Nel bianco, uno sbaffo d’azzurro

.

venerdì 22 gennaio 2016

Scarabocchi

Ah! Sentissi come stride e graffia nei versi
l’amore dimenticato nel gelo della tastiera.
Come vecchia matita -stanca di rigar dritto-
s’è ribellato e m’ha scarabocchiato l’anima.

Quasi fosse una lavagna.

Disegnerò con gli aquiloni della mia fantasia
uno splendido, un fantasmagorico ghirigoro.
Gli anelli della sua coda colorata -intrecciati-
graffieranno il cielo. Guarda lassù, non vedi?


È uno scarabocchio, ma c’è scritto ti amo.

mercoledì 20 gennaio 2016

Quella volta che parlai con Dio

Ci accordammo.

Credimi sarà un bel giorno
-non vorrei lacrime inutili-
e tutte le volte che le piansi
non lavarono mai il dolore.

[sarà allora un mare calmo
-lastra di falsa madreperla-
gabbiani arrochiti in lutto]

E tu stretta la teca sul cuore
con un filo di voce brucerai
gli ultimi versi della poesia.
Poi il mare aprirà le braccia.

Oppure non sarà il mare?


martedì 19 gennaio 2016

L'irrefrenabile voglia

Se poi pensi che siano ormai lampi d’intesa
-cenni sottesi tra le ciglia per una richiesta-
non frenare il desiderio se sono dentro di te.

[niente potrà mai cancellare il nostro diario
sapessi le volte che ne ho riscritto le pagine]

Se poi sfoglio una rosa rossa come margherita
non credere alle parole dell’ingannevole gioco
è solo un’irrefrenabile voglia di fare all'amore.

[sarà che a volte mal interpreto la tenerezza
ma a un cuore bambino perdonerai l’ardire]

Così petalo dopo petalo il rosso piano scolora
e il nostro viaggio riempie pagine di blu mare
ormai alle viste dell’approdo, torneremo? No.

Sulla mia scrivania la penna, orpello inutile.

*(immagine da web)

domenica 17 gennaio 2016

Crisalide

Non sai nascondere quella tua smania
e la tua malcelata voglia di mutamento
come una crisalide -inespressa farfalla-
brucia il tempo che hai avuto e vissuto.

(ho piccole mani che non sanno di terra
ma piccoli sforzi per inventare fantasie)

Mi guardi e io non so trovare soluzione
all'inquietudine dei tuoi occhi. Fermati.
Ascolta il cuore di chi ti è accanto, batte
e non sa ancora se sia ritmo all'unisono.

(ho piccole mani che non sanno fingere
ma raccontano grandi sforzi per amore)

È tempo, chetati.

*(immagine da web)

mercoledì 13 gennaio 2016

Tre del mattino

L’ultimo sogno di un sonno decente
s’è fuggito con una elegante piroetta.
Le nuvole paiono fiocchi di cemento
appiccicati a una coltre di pece nera.

L’alito di salmastro viene dal canale
-è respiro di reti fatiche senza tempo-
pensieri, parole sono guizzi argentei
imprigionati nella pania della mente.

Ho rovesciato il calamaio della notte
è un caos di lettere, versi e intenzioni
la poesia rimane utopia e fa capolino
dai fiocchi di cemento -irride- si cela.

Surreale susseguirsi di grigio e nero,
vecchio cemento crepato e cielo pece
-i fiocchi colano trementina e colore-
e la calle è pinacoteca claustrofobica.

Tre del mattino. Appunti sguaiati. 


sabato 9 gennaio 2016

In quel tempo, di quel tempo, oggi

In quel tempo, quando per essere felici
bastavano solo due dita di cielo -rubate-
affacciati sulla terrazza della mansarda.

(in quel tempo quando si sconoscevano
i graffi che gli artigli della vita regalano)

Di quel tempo -vita mia- che è rimasto
se non il tenero sorriso del tuo sguardo
che mente serenità per non spaurirmi?

(c’è ancora quella piccola mansarda, sai
sulle nostre labbra nel contarci gli anni)

Oggi che audace mi sporgo dal poggiolo
vorrei poter rubare due dita di cielo, ma
ho solo questi versi, pochi graffi nel buio.

(vicino all'edera anarchica sul davanzale
potrei coltivare fiori d’azzurra speranza)

In quel tempo, di quel tempo, oggi ho te.

*(immagine da web)

venerdì 8 gennaio 2016

Un giorno in più

Inaspettatamente e vigliaccamente
tutte le speranze vengono disattese
il sole che sognavi facesse capolino
dalla nebbia degli affanni, s’è celato
e il sorriso ha sconosciuto le labbra.

A che pro inveire, ululare versi acidi 
verso il destino baro, la cabala ostile?

Se non avrò la forza ovvero la voglia
di arrancare con la soma e la zoppia
in quel giorno in più di questo anno
già prodromo di pensieri batticuore
chi mi venderà il coraggio disilluso?

Un giorno in più, forse il sole ce la fa.

*immagine da web

domenica 3 gennaio 2016

Ho bisogno di un momento…cosi

Ho bisogno di un momento, sai.

Per riflettere.
Per sorridere.
Per decidere.
Per andare.
Per morire.

Notte stranita di vento e di pioggia.
Notte guerriera di anni in attesa.
Notte orfana di rossori d'amore.
Notte materna dolcissima custode
delle tenerezze d’età e del dolore.

Piove, non ha capo né coda questa mia riflessione.

È un gomitolo di lana tra le zampe di un gattino,
come un tenero, feroce gioco di desideri arruffati.
Pochi versi in ordine sparso, polluzioni amorose
nostalgie di un tempo sfuggito di mano, illusioni
-passeggere clandestine- di un aquilone anarchico
zuppo di pioggia, tenace paradigma della mia vita.

La goccia che ora testarda insiste sul vetro, bussa.
Inseguo giocando con le dita sul vetro la sua corsa
dispettosa lei scompare in una crepa dello stucco.
Goccia gemella che precipiti rigandomi la guancia
attendi il sorriso, un dito che ti fermi sulle labbra?
Forse per (ri)nascere domani dovrò un po' morire.

Scusami, piove…è un momento così.