L’alzavola coglie
il volo e si tuffa,
sfidando il gelo,
lascia la bricola.
Anch'io dimentico
il mio calore
assiso sul marmo
della panchina.
Io e l’alzavola -poeti
temerari-
Stempero.
Fatico a dipanare
negli occhi
quella ragnatela
di grigi umori
che il cielo ha
impresso stamane.
Cerco il sorriso
di un cielo amico
che so mio,
egoisticamente mio.
L’urlo di un
gabbiano innamorato
arrochisce su un
cassero laggiù.
Sfinito tace -triste
pierrot piumato-
La motonave
saluta il molo fischiando
chiama alla conta
gli sbadati, i restii.
Il cielo s’è
aperto, il sole si specchia
nel ghiaccio iridescente
della darsena.
Arrossisce, la
dipinge d’oro e sorride.
[L’alzavola
torna. Lo stridio dei gabbiani
che inseguono il
rientro dei pescherecci
è sobbalzo,
allegro ghirigoro delle dita.]
Nel bianco, uno
sbaffo d’azzurro
.
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