crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

sabato 31 ottobre 2015

Fiaba di un poeta folle

c’era una volta...

e un castello di carta stagnola
il poeta piegò con incerti gesti
-mani canute restie agli ordini-

e una finestra aperta sul mare
una strada ferrata dimenticata
una serenata -miagolii e strida-
aprì il cuore al sogno del poeta

e tu eri lì nelle orme sulla rena
nel respiro delle onde del mare
nell'ammiccare della luna etera
nella pazzia di lucciole nel cielo

e il poeta s’innamorò nel sogno
il cuore silente -anima assopita-
donò i versi a quel vento ribelle

e tu eri lì, all'inizio dell’infinito

to be continued…


venerdì 30 ottobre 2015

Voglia di caffè

Inevitabile lo sguardo alla laguna impietrita
mentre la corriera va soffoca metri sul ponte
dal finestrino tagli di luce sull'acqua cinerea
fanno gibigianna col pallore di un sole restio.

Le barene paiono pallottole di carta da pacco
fradice e spugnose risaltano col loro nocciola
dipingono sullo specchio immoto come vetro
una inattesa estemporanea dai colori uggiosi.

Anima mia irrequieta ancora non t’è abitudine
questo tuo pencolare questa tua basita apnea?
Dovresti annegare gli occhi e scatenare i versi
ogni volta che assisti a queste mise-en-scéne.

Ho negli occhi la carta da pacco color nocciola
-vorrei tingere i capelli di mare ma poi scolora-
Oh sì annegherei volentieri tra queste lenzuola
ma vienimi vicino ho troppo da raccontare ora.

Ho voglia di caffè.

mercoledì 28 ottobre 2015

Verde eskimo e blu denim

[e poi sono tornato -scalzo-
ma negli occhi ho il sorriso
di quel piccolo, nuovo cria
che il mondo ha chiamato]

Milano -i colori sfumano-

Anche la memoria degli anni
s’è persa la rotta del paradiso
quando -mio cuore nomade-
calzai jeans, spiegai ali ribelli.

E sono tornato là nonostante
-negli occhi lacrime di nebbia-
il Naviglio coccoli la mestizia
dei colori annegati dell’utopia.

Verde eskimo e blu denim.

venerdì 23 ottobre 2015

Acquerello

Il vento d'autunno ha sparecchiato il cielo.

Briciole di luna -avanzi di stelle innamorate-
tingono l'acqua screziandola di rame e d'ottone,
non ho mai visto un cielo così limpido e terso.
Questa è una di quelle giornate che la laguna
regala agli spettatori dal cuore disattento.

[giochi di luce ambrata sul mio bicchiere
regalano fantasmagoriche danze leviatane
m'invitano, seguo l'ombra che mi avanza]

Dal ponte, i riflessi delle case e delle barche.

Pennellate sapienti -tinte pastello, delicate-
intinte nella laguna, tavolozza dei ricordi,
stingono allo sguardo come lacrime iridescenti.
Una goccia scivola lenta, svanisce nella ruga
del viso e, come falena all'ultimo volo, muore.

Acquerello, sino al primo refolo di vento.

mercoledì 21 ottobre 2015

Tu -mia poesia-

tu, poesia clandestina
falena -sfuggita-
alle trappole dell’anima

mia poesia ricattatrice
tu voli -adesso-
arrogante poesia di sale

non chiedermi che sarà
di me -domani-
quando il sale brucerà

(delle cicatrici sospese
tu sai, conosci l’itinere)

-no davvero-

non chiedere di più
non ho risposte
né ho più domande

-tu sai-

(ma nascondi il domani
e fai di pietra i tuoi versi)

-mia poesia-

*le farfalle di Vladimir Kush

lunedì 19 ottobre 2015

Leggimi ora*

Quante volte ho cercato di scriverti l’amore
-nonostante la coltre di neve sui miei anni-
quante volte ho abortito parole sulle labbra.

[Ora vorrei riavere nuovamente la poesia
per volare alto, guardare il nostro mondo
con la levità del volo falcato di un albatro
ma con la vista acuta del falco pellegrino
e la leggerezza di una falena incosciente.]

E l’inchiostro di more così caro alla memoria
-scolorito sulle pagine consumate dei ricordi-
è illeggibile pei campi inesplorati del domani.

Perciò leggimi ora che l’inchiostro sa di mare
e gli anni sono il sale del libro scritto insieme.

Leggimi, ancora.

*dedicata a Conny, mia moglie


sabato 17 ottobre 2015

“Non può piovere per sempre” *

Sogna Franco sogna, lascia che i corvi
appollaiati sulle antenne tramutino
i loro interessati peana alla morte
nel gemito di un gabbiano innamorato.

Nell'imminenza del temporale l’edera
sul poggiolo svilisce il colore silvano
ora pare una zimarra grondante fiele
dalle fioriere intristite appese al vento.

Mentre leggo le ore inseguirsi sul soffitto
-quasi un irritante bolero che canzona-
ho nelle orecchie l’ultimo richiamo
che rimbalza su coltri disfatte e disilluse.

Non ti dirò di mostri che abitano lassù
né ti conterò di sogni presaghi di fortune
ma ti parlerò semplicemente di attese
del tempo sospeso che prelude al tuono.

“Non può piovere per sempre”…Dormi?

Ticchettano gocce.

*cit. dal film “Il Corvo”

mercoledì 14 ottobre 2015

Dimmi che ho dimenticato le felci

Dimmi che ho dimenticato le felci.

Che il verde declivio su cui inseguivo
sogni e farfalle -è stato solo un gioco-
ruzzolato laggiù, nella forra della vita.

Dimmi allora del verde acquamarina
che ora mi abbraccia -è sapore di sale-
ma non lascia colore della giovinezza.

Dimmi infine che se ancora so leggere
nelle rughe della luna millanta poesie
stanotte ti reciterò della mia passione.

Dimmelo forte -dimenticherò le felci-

sabato 10 ottobre 2015

Di cattive parole, pensieri e cattivi maestri

Nebbia e parole.

Che ne sai della nebbia che si taglia a fette,
coltre di bambagia che ovatta i pensieri
e li restituisce dall'arcano affamati di sapere
mentre insegui il caldo profumo del pane.
L’odore dell’inchiostro fresco sul quotidiano
parole appena nate -panni stesi ad asciugare-
parole divorate con cura -infine ripiegate-
in fretta -sottobraccio- inseguendo il tram.

Pane e cattive parole.

Delle parole che il denaro ha ammaestrato
ha coartato, sconfitto e soggiogato a se.
Ha assunto come precarie -nude di valore-
sfruttate in agorà di falsa libertà di pensiero.
Di quelle che hanno incartato le speranze 
-fantasmagoriche promesse della tecnologia-
e t’hanno spacciato per progresso l’ingordigia
nei rottami di una pretesa gioventù di pensiero.

Quattro soldi di becera chimera.

“Pecunia non olet” dicono i cattivi professori
invitandoti alla corte del gran ballo globale
protagonista e vittima dello spettacolo gratuito.

Balle. Il denaro puzza.

Di morte.

Cerbottane d'Ottobre (miravi al cuore)

-canne d’ottone e fogli di papiro
e castagne e profumi d’Ottobre-

Appese al muro armi di bimbo dimentico
mollette da bucato nastro adesivo bianco.

Vecchi lampadari -orbi dell’asta d’ottone-
piangono gocce di falso cristallo sul pavé
le braccia sinuose non diffondono lucore.

Bussolotti di quaderno dalla fodera stinta
infilzati su un riccio di castagna ottobrina.

Cicatrici immaginarie di vecchie battaglie
rincorse negli orti e nei campi di periferia
strategie di fantasiosi capitani di ventura.

Storie narrate come navigati combattenti
la fanciullezza aveva il profumo d’Ottobre.

-e miravi al cuore facile bersaglio
coi tuoi occhi bussolotti appuntiti-

giovedì 8 ottobre 2015

Cielo color cenere e piombo sotto i ponti

E ti racconterò -mentre il tempo scolora-
di lampi di cuore che feriscono gli occhi
di frattali di memorie scolpiti nel tempo
di respiri sospesi a mezz'aria nei calzoni.

(scusami se oggi paio un poco dissennato
ma le nuvole lassù ingrigiscono i pensieri)

L’acqua stenta a fluire nei canali -sospira-
così i miei battiti s’affrettano in anarchia
complicano il passo sudano allo scirocco
e non basta un’apnea per chetare il cuore.

(il piombo fuso che poltrisce sotto i ponti
fotografa senza pietà le rughe dell’anima)

Ti racconterò tutto quello che già conosci
ti ripeterò all'infinito le parole incanutite
che mi legano quassù sulle pietre antiche
mentre guardo il cielo che sospira cenere.

E tu ascolterai la fola stanotte, sorridendo.

mercoledì 7 ottobre 2015

Io e te dentro una murrina

Oggi il cielo sembra precipitare
nella laguna, dividersi e l’acqua
inghiottire gocce di luce iridate.

Precipitiamo -mano nella mano-
così i sorrisi s’aprono alle labbra
negli occhi il ricordo di altri tuffi.

Altro mare dove fare l’amore noi
-con l’impudicizia degli amanti-
l’azzurra sfrontatezza degli anni.

Io e te.

L’uomo ha bussato alla mia porta
-con la ferocia ottusa della bomba-
con il sorriso di un corvo in attesa.

Non avrei altro da raccontare ora
-il tempo ha cristallizzato la neve-
ma dentro la murrina sorridiamo.

In un silenzio di schegge colorate
le parole che cantano solo per noi
hanno l’eco cristallino dell’amore.

Come dentro una murrina.

martedì 6 ottobre 2015

Abulia (in un vuoto pneumatico)

nulla.
vuoto come il peschereccio al molo
dopo che l’ultimo gabbiano vorace
ha ripulito il desco e se n’è andato.

abulia.
non un pensiero -un moto d’anima-
una parvenza di racconto -una voce-
ed è noia l’attesa nelle dita abuliche

nulla.
e dicono la pazienza sia virtù. dicono.
forse la metterò tra gli altri shanghai
potrei vincere l’ultima partita. chissà.

e se.
il bozzolo s’è inaridito -ormai inutile-
mi rifugerò tra le coltri del tuo sorriso
metterò cera e ali esauste all'incanto.

apathie ou mal du vivre? 















"Abulia" - Mark Kostabi

domenica 4 ottobre 2015

Allegorie di lemmi volanti

L’instabilità del suono
L’indifferenza all’eleganza
L’assuefazione alla banalità
L’ignavia della fantasia

In volo.

La messinscena dell’accezione
La desuetudine all’analisi
La bulimia del neologismo
La deflagrazione della poesia

Lemmi. Nottole parolaie.