crepuscolare intesa tra versi e immagini.

crepuscolare intesa tra versi e immagini.

martedì 25 febbraio 2014

Quando la terra era piatta

Non volevo svegliarmi. Non volevo.
Stamani mi sento compresso
tra un cielo di stagnola ammaccata
e un piatto di giradischi anni ’60.
Piovono sottili foglie d’alluminio 
che mi avvolgono, mentre cerco
di prendere coscienza del mio stato.
Mi sento come un hot-dog pronto
per essere divorato dal mondo.

Non volevo alzarmi. Non volevo.

Quando la terra era piatta
non v’era l’incoscienza della curva,
né il timore curioso dell’abisso.

Non incontravi hot-dog per la via
il cielo lassù era un acquerello amico
e l’asfalto un long-playing fucsia
che cantava nei passi la nostra canzone.
T’avrei portato al mare senza esitare
incosciente del limite e del baratro,    
tenendoci per mano, avremmo
camminato lasciando orme gemelle
sull'oro di una spiaggia interminabile.

Quando la terra era piatta
un delirio surreale come questo
l’avresti chiamato poesia.

Mi alzo. Come sempre ti ritrovo
seduta sul divano che divori serena
notizie di indistinguibili telegiornali.
Il caffè ha lasciato sinfonie d’aroma
difficilmente evitabili -mi arrendo-
Sorrido al pensiero della notte passata
poi m’affaccio al poggiolo e respiro:
lassù non v’è traccia di carta stagnola,
e il carretto degli hot-dog è un migrante.

L’aria stamattina è mirabilmente tersa
il cielo, sereno e pulito come non mai,
-dopo una nottata di bora battagliera-  
mostra orgoglioso quel blu oltremare
che sovente la laguna sa regalare.
“Chiudi quella scatola, ti porto al mare.
No, non temere, la terra non è piatta
e noi non cadremo nel buio senza fine
se mai dovessimo raggiungere il limite”.

Quando la terra sarà piatta
un delirio surreale come questo
si chiamerà certamente poesia.

Non volevo svegliarmi, però...

domenica 23 febbraio 2014

Vita (un incontro casuale)

T’ho incontrata sulle ginocchia sbucciate
-le rotelle dei pattini ansimavano al cielo-
T’ho sfidata a pallone sul prato d’asfalto
la porta disegnata col gessetto sul muro.

M’hai cresciuto per la strada quella sera
l’ironia di mio padre “hai una sigaretta”?
T’ho pagato i sogni come a una puttana,
-ho nascosto le ricevute sotto il cuscino-

T’ho mentito gli anni vestendoli bambini
-ho addomesticato l’affanno del vecchio-
Ma il tempo è dalla tua parte, l’arroganza
delle dita è insolenza sulle pagine bianche.

È stato un piacere, ora ridammi i pattini.

  

sabato 22 febbraio 2014

Rovello: lucciole o lanterne?

potrei dirti della lucciola
che sbiancava tra le dita
il sogno chiuso nel pugno
pareva salvifica lanterna

Così ti racconterei anima mia
mille e mille notti di cammino
il buio incontrato e poi divelto
un masso inutile, un intralcio.

A pugni chiusi pieni di lucciole
attraversando la pece della vita
-illudendoci alla luce dei sogni-
abbiamo acceso lampade votive.

È tempo di mostrare le palme
-vuote di sogni colme di attese-
ormai buie di lucciole illusorie
accendere lanterne di speranza.

Resta il rovello.

domenica 16 febbraio 2014

Pensieri a soqquadro tra aquiloni e gabbiani

Osservo attonito il filo che pencola dalla mano
mentre la rena nelle scarpe m’avvisa del mare.
Com'è che la vita ha sconvolto le rotte prefisse
e non ho veleggiato a cavallo del mio aquilone?

Non c’è vento stamane sulla spiaggia accigliata
né vele che disegnino bianchi ghirigori di spuma
il cielo è una cappa d’alluminio corrosa dal sale
e i gabbiani sono piccole, anarchiche falci lontane.

Non v’è traccia del mio aquilone, ma non dispero.

…in fondo un gabbiano è un aquilone senza fili…

lunedì 10 febbraio 2014

Alcool di ginepro e cannella

[per me vorrei una cassa di legno di rose
con una finestrella senza ante in cristallo
sarà un lungo sonno, ma potrei destarmi
vorrei il tuo sorriso allora ad accogliermi]

Sarà un attimo.
L’alcool brucerà le rose e il cristallo tinnerà
frantumandosi in cascata di gelidi diamanti
il ginepro aspro di vita morirà le sue bacche
mentre incenso di cannella addolcirà l’addio.

Solo un attimo, poi.
La cenere opalina colorerà l’aggrottato mare
l’ultimo riflesso sarà guizzo d’argentea sirena
sfumerà nel fondo l’aspro sentore di ginepro,
poi sulle labbra resterà un ricordo di cannella.

D’elisir scrivo mentre pesto nel mortaio.

domenica 9 febbraio 2014

Il guardiano dell'ottovolante

È inutile adirarsi con il cuscino,
incolpevole testimone degli incubi.
Nuovamente la vita ci ha sorpreso
lasciandoci appesi sulle sue dune,
restii al terrore di un nuovo giro.

-dal cielo dove il binario precipita
il tempo dell’attesa incanutisce-

Ora che il respiro pareva essere cheto
persino il percorso ormai assimilato,
il su e giù delle stagioni: salite, discese,
ecco che inattesa la giostra ricomincia
e noi, aggrappati alla carrozza colorata.

La vita m’aveva fornito chiavi -false-
non hanno funzionato -povero illuso-
ora che volevo fermare l’ottovolante
m’ha licenziato, il contratto è scaduto.

A tempo determinato.