No, non sono Icaro, ma
aspettami al limitare del sogno.
Aiutami a ricordare come alla
fine sono arrivato sin qui
come ho attraversato il
mare, superato dedali di paure,
medicato ferite e volato
nonostante questo sputo di cera.
Forse se il mare avesse
ancora la trasparenza della poesia
-parole perse in questa
estate che va morendo di colori-
forse -credimi- avrei
ancora la forza del ricordo nelle mani
e la paura del bianco non
alienerebbe l’ardore delle dita.
No, non sono Icaro.
M’è costata cara questa
figlia di api migranti senza regina
-ho barattato questi
ultimi spasimi di voglie immalinconite-
con questa bianca speranza
appiccicaticcia e ingannatrice
così aspettami al limitare
del sogno, là dove le voglie vivono.
Sono notti stranite
dall’insonnia, consumate dalla nostalgia
-gli elfi protettori dei
poeti persi nel dedalo dei versi vagano-
la fantasia è annegata tra
le ciglia liquefatte da lacrime acide
e l’inquietudine abita
ormai stabilmente questa mia anima.
Ci sarai, ape regina?
*foto da web elaborata
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