Ho un davanzale cosparso di briciole
-avanzi di ore licenziose, obnubilate-
in attesa di qualche passero tiratardi
o di qualche gabbiano mistificatore.
Una tavola imbandita?
Svegliarmi e trovare il marmo spoglio
-bianco sudario a cui affidare il sorriso-
le labbra anelanti un vento straniero
che lasci spazio a un fiore taumaturgo.
Una tela immacolata?
Un viola immaturo di more sottobosco
-agro sapore malgrado il sole generoso-
mi aspetta mentre stempero il dolore
dei versi vuoti dell’amaranto della rosa.
Un sogno di cuore vespertino.
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