[liberati i versi
senza punti e interiezioni
le dita incastrate
in piccole trappole nere
inseguo formiche
alate che si rincorrono
in allegra anarchia
sul bianco elettronico]
Siccome non ho niente da dire allora scrivo
c’è troppo cielo attorno per serrarlo in pugno
c’è troppo mare nei miei occhi -alghe di ciglia-
c’è troppo vento per sguinzagliare la nuvola.
Con un lapis dalla punta ballerina come étoile
un block-notes dai quadretti d’azzurro sbiaditi
una gomma masticata da un tempo ignorante
un banco di marmo avvinghiato alla darsena.
Così ti dedico questi versi sghembi e scatenati
le parole in punta di labbra s’affacciano restie
ma tacciono -meretrici al soldo della fantasia-
libero il fiato gioca a nascondino tra i polmoni.
È una serenata senza capo né coda anima mia.
Figlia di un tempo acefalo.
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