Di là dal vetro gli occhi inseguivano quattro foglie
arrugginite di platano
che in volo carpiato si tuffavano nella pozzanghera sul
grigio selciato
le compagne verde oro in attesa le accolsero con un
girotondo festoso
e inscenando un’ardita figura di nuoto sincronizzato
sparirono nel tombino.
Lo sguardo faceva lo slalom tra i piccoli falsi diamanti
sparsi sui vetri
mentre la noia aveva il sapore della pioggia che cantava
a squarciagola,
il Naviglio indifferente ingoiava quelle lacrime che
nessuno aveva pianto
e la notte dal seno matrigno carezzava la mia mano
ingannando Morfeo.
Il pianto dapprima sommesso lentamente mutava in canto di
protesta
martellando il silenzio lacerava le trame del sipario
dell’indifferenza
il cucciolo ancora in me reclamava affamato il diritto ad
un cielo sereno
mentre gli occhi arrugginivano inseguendo il volteggiare
delle stagioni.
Pioveva quella notte a Milano, ma forse erano lacrime.
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