[inseguo ombre
danzanti sul soffitto
e stracci di luce di
led sul comodino
-quasi proscenio di
un teatro irreale-
esaltano il debutto
della luna piena]
Lo strazio di un miagolio d’amore
fonde col grido roco del gabbiano
la notte sempre uguale a se stessa
ha nella calle la coltre rassicurante.
Madre,
stanotte par d’essere su un naviglio
-esile foglia in balia dell’imprevisto-
disubbidiente all’incauto timoniere
che non troverà un approdo sicuro.
Figlio,
le ombre sono arabeschi di paura
che il buio incide sulle iridi stanche
la stanza -pareti bianche di sabbia-
è falsa prigione di lenzuola inutili.
Supino ascolto il respiro riaffiorare
mentre le luci dei led affievoliscono
il miagolio ora è un canto all'amore
e il gabbiano trova pace sul cassero.
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