Questa uggia che si appiccica addosso
che sopisce le voglie e sfibra i pensieri
mi sorprende immaginario viandante
tra filari di cipressi scuri e imbronciati.
Le parole sono foglie d’autunno ribelli
-pencolano appese a svernare sui rami-
e la fatica dello scrivere m’è compagna
come rintocco di campana nottambula.
Il marmo nei cimiteri avvampa qua e là
del rosso vivo di qualche impudica rosa
-sconcertato il consesso dei crisantemi-
audace mise en scene dell’ultimo verso.
Novembre. Ultimi fuochi fatui.
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