Venite, vi aspetto appoggiato alla canizie
le tasche pieni di sogni, i piedi come radici,
ululate pure alla luna i vostri inutili inganni.
Nulla può ormai ferire un cuore scaltrito,
protetto dalla teca di cristallo degli inverni
dove ha nascosto paure e mistificazioni
buttando la chiave nella gora dei ricordi.
Venite, stupirete nel vedere come l’età
saprà tenere testa alle ancestrali paure
e come la scaltrezza delle vostre lusinghe
non avrà alla fine ragione della mia anima.
Ho un’antica ragnatela di cicatrici da offrirvi
come passaporto per il prossimo viaggio.
Presto, prima che i sogni si addormentino.
Venite, anni bastardi.
Le notti insonni piene di progetti
RispondiEliminason teneri ricordi per i vecchi
che dormono con gli occhi ben aperti
per essere sicuri di svegliarsi.