È un cielo lacerato -lassù m’attende-
Sospeso come un Pierrot irrequieto
cerco appiglio tra i seni delle nuvole
mentre l’attesa disegna astri avversi.
Se la tristezza tradisse il tratto felice
avrei ago e refe per suturare la volta
e l’indecisione dietro il mesto sorriso
l’alienerei al suk come burla circense.
Così sento. Così resto. Così scrivo.
Scrivo il passato -immagino il futuro-
occhi oltre la volta catturo Supernova.
Così se fossi Giano aprirei quella porta
che nega serenità alle anime irresolute.
Ma sono un Pierrot dalla lacrima finta
e se della mia maschera il cielo si burla
recito al meglio il tramontar degli anni
beffando l’incerto equinozio d’autunno.