Lo strillo bussa sugli
scuri, rimbalza
-arrochito nella calle
cerca conforto-
forse un’alzavola, un
gabbiano irato.
Nulla mi distrae in questo
momento
la notte mi avvolge nella
sua zimarra
mi regala pensieri limpidi
pel futuro.
-rumori di vetri chiusi in tutta fretta
strazi di amori scompigliati all'apice-
Seguo distrattamente
rivoli sul vetro
indugio gli occhi dinanzi
ai ghirigori,
assorto nei miei pensieri
scrivo di me.
Intingo ciglia nel
calamaio dell’anima
sono versi che moriranno
in un amen
fiochi al principiare del
nuovo giorno.
Sei qui, in queste parole,
accanto a me
mentre graffio vetri vedo
il tuo sorriso
sento il tuo respiro, i
tuoi seni pulsare.
Così la melanconia pian piano
dissolve
e il tempo che ancora incatena
il cuore
trova rifugio sotto la
sottana di Aurora.
-mormorio di vetri chiusi dolcemente
sospiro di un amore sempre all'apice-
Ecco, noi. Comunque.
(lo strillo è un’eco
sbiadito che muore)
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