Ed era grande magia osservare,
-serrata tra le dita di
mio padre-
quella lucente lametta
d’acciaio
che appuntiva precisa e
sapiente
il legno verde scuro della
matita.
Lo stupore appariva sulle labbra
il sorriso rotolava nei
miei occhi.
La grafite aguzzata come freccia
prendeva allora forma e dominio
-altera esibiva tutto il
suo potere-
Ed è piccola banalità
quotidiana
coartare il legno
dall’anima nera
alla volontà di un cuore
migrante
che anela il bianco di un
approdo
dove incidere come fosse graffito.
Le emozioni i versi che
graffiano
che riscaldano aurore
anemiche,
ritornano ogni volta come
allora.
È l’amore che bussa, nonostante.
-lametta d’acciaio tra le
mie dita-
È la mia piccola-grande
magia.
*scultura di
Dalton Ghetti
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