Amara ironia che m’assale
alla finestra
quando vedo
passeggiare avvinghiati
sprezzanti maestri
e deliranti parolai
giullari stentorei
di farisaiche panacee,
mezzi pugni chiusi
seguaci di Popper.
Forza, che il filetto scarseggia e l’ultimo ipod è
introvabile!
Metto in stand-by la finestra, paletti d’acciaio alle
imposte,
indosso jeans dagli occhi a mandorla color blu
globalizzato
esco calzando scarpe gommate di bestemmia ecologica.
Passo infastidito tra una selva di mani tese color
mattone
le supero, sorridendo a mezza bocca bugie invereconde.
La dignità scarseggia sui banchi del supermercato della
vita
non basta la pomice per togliere le incrostazioni del
passato.
Ho comprato una boccata d’illusoria libertà razionata
dal calendario della sopravvivenza, torno alla postazione
lampeggiante di lumino rosso, riapro la finestra ,
vomito.
Il Carro de’ Tespi è ancora lì, la tragica farsa
continua.
Sul palco il piatto piange, ma la sporta ride.