Del dare e dell’avere ti parlerò sommessamente
ora che anche gli
anni bussano prepotentemente
che far di conto
per annotarli è filosofia astratta
ora posso
serenamente dirti che mal mi si adatta.
Non mi arrendo.
Non mi vedo supplice dinanzi al mondo
né la vita che ognora m’ha risparmiato
ha avuto mercede sottobanco, oscenità.
Ho pagato respiro e girotondi col dolore.
Ma ho un debito.
Monna fortuna mi sorrise benevolmente,
ho visto il cielo nel vorticar di led colorati
ho contato le volte che ho amato e riamato
e vissuto il dì dopo come primo fosse stato.
Ora, penna e calamaio.
Dell’avere/avuto ho riempito risme intere,
dimenticato forse chi m’amato nonostante.
Delle pagine intonse del “dare” solo sgorbi,
macchie indelebili di pochi e avari ricordi.
Quindici lustri han
passato il traguardo spigolando
un nuovo anno
s’affaccia, mi domando se e quando
avrò misura del
tempo che verrà e se so far di conto
ritrovar tra le
righe vergato in rosso “sono pronto”!
Hai un libro mastro bugiardo e ruffiano, auguri…
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