Calzini
indecisi abbarbicati sugli stinchi
sfuggiti
nottetempo a lacci anarchici
affiorano
da scarpe di vernice dimenticata.
Mento
sulle ginocchia strette nell'abbraccio
di
calzoni troppo corti da cedere al tempo
-sguardo
perso alle nuvole color porpora-
L’immagine
riflessa nella laguna mi coglie
lascio
il clamore e il brusio alle spalle mentre
la
gente sul Corso trascina la finta allegria.
Nulla
è cambiato, stesso sguardo al tramonto,
stessa
voglia di sogni e voli ad occhi aperti
-ingenuo
desiderio di nascondere l’insicurezza-
Non
fosse altro che per quel paio di calzoni corti
dimenticati
dal tempo, appesi tra spine e more,
che
il diaframma cadrebbe sciogliendo la neve
e
sarei finalmente libero di vivere la mia fragilità.
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