Un ammasso di detriti ricordo di una Milano piagata
ricoperti di terra e innaffiati da brume ottobrine,
ciuffi spaesati di verde malato penosamente spuntati.
Era nei sogni bambini una montagna da scalare,
una vedetta da dove scrutare e immaginare voli
fantasie perse nel tempo di una convulsa crescita.
Come piccolo alieno scordato da un raggio di luna
giocavo tra i resti dell’idiozia umana col sorriso spento.
Estraneo a questo mondo che tutto sa e nulla capisce
dell’anelito di vita che la pietra ferita ancora esalava,
inseguivo ammaliato code di lucertole asmatiche
tra i veleni di un gioco assassino per vecchi alienati.
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