Scrivere oggi di mimose e auguri
-poche rime in cerca di consensi-
è ipocrita ricerca di benevolenza
per celare nel sorriso la vergogna.
Scrivere di fiori, simboli irranciditi
non serve a medicare le sofferenze
se non t’accorgi che metà del cielo
lacrima sangue e non son tramonti.
-Basta!-
Le voci siano allora questa parola
urlata contro il muro dell’ignavia
di chi è indifferente alla violenza,
nell’ultima spiaggia della ragione.
Ottomarzo, la mia voce. Anche.
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