appese al recinto di filo spinato brandelli di carne
come ombre dimenticate da Dio reclamano un perché
nel campo carri bestiame vomitano nella polvere
nuove vittime sacrificali da incenerire sull’ara
dell’odio
salgono al cielo disperdendosi nell’acre odore di fumo
urla e simulacri di parole come bestemmie di dolore
canti di bimbi che perforano le coscienze dei giusti
e sguardi spenti di vecchi che recitano rassegnazione
da stracci e mucchietti d’ossa rannicchiati tra la
polvere
s’alzano nenie alienanti di madri dai seni rinsecchiti
-mentre allattano straziate un fiore nato già morto-
lacrime di un sangue odiato come la corona di Cristo
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