Le navigate mani
riunite a coppa
stringevano
avide un cuore antico
gocce di
pastoso rubino tra le dita
echeggiavano sull'assito d’acciaio.
Neanche d’uno
sguardo fu degno
il corpo lacerato
del vecchio poeta
macerava pian piano
tra gli umori
fagocitato dalla
grata del liquame.
Luna Giacobina
assisteva da lassù
-di luce il
ghigno era piombo fuso-
fece scivolar
nella pece del canale
improvvidi incipit
che decapitava.
Ti cingo il
fianco ho sicuro disagio
dietro di te mi
vedo morire -poeta-
il petto
lacerato, privato del cuore
Pierrot di
marzapane pasto di ratti.
Ora il disagio
s’è acconciato dolore
fitte laceranti
al petto che danzano
con la levità del
maglio di fonderia.
tu ridi cristallini
gorgheggi catartici.
La grata m’attende
oscena carcassa
sarò in un amen
tra ratti e gabbiani
nell'eco delle
risa di Luna Giacobina
cuore di vecchio
poeta in formalina.
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